“I villeggianti”. Il nuovo film di Valeria Bruni Tedeschi

Il film diretto e interpretato da Valeria Bruni Tedeschi arriva Fuori Concorso alla 75esima Mostra del Cinema di Venezia. Un film familiare e rocambolesco. Autentico e suggestivo. Un mix perfetto tra Woody Allen e Fellini. In concorso avrebbe fatto faville.

Costa azzurra, mare, alberi e una villa. È la vacanza di una famiglia e di una cerchia ristrettissima di persone legate dalla vita e dall’arte. Sono I villeggianti di Valeria Bruni Tedeschi, un film che arriverà nelle sale cinematografiche con Lucky Red nel periodo natalizio. Tre atti e un epilogo per raccontare una storia vera, reale ma pur sempre di finzione. La storia autentica della regista e attrice. Affiancata qui da Valeria Golino nel ruolo della sorella Carla Bruni e da tanti altri interpreti, tra cui Riccardo Scamarcio e Marisa Borini (madre della Tedeschi nel film e nella realtà). Anna arriva con la figlia per qualche giorno di vacanza nella grande e bella villa di famiglia, in un luogo che sembra fuori dal tempo e protetto dal mondo esterno. In mezzo a famiglia, amici e dipendenti, Anna deve fare i conti con una recente rottura sentimentale e un nuovo film da scrivere.

ALLA WOODY ALLEN

I villeggianti di Valeria Bruni Tedeschi è un film spiazzante. Un tipico film francese, di quelli belli e godibili. Un racconto, uno stile, una visione che in tutto e per tutto potrebbe essere una ottima imitatio (nel senso classico del termine) di Woody Allen. Semplice, reale, buffo. Mai troppo commedia, mai troppo dramma. Se non si conosce o pensa alla storia di Valeria Bruni Tedeschi, I villeggianti si pone come un film sulla famiglia, sulle contraddizioni di tutti i giorni, sugli amori che nascono ma che possono finire, sulla necessità di vivere e ridere, sul prendersi sul serio riuscendo a divincolarsi spesso da preconcetti e opinioni altrui. Invece, se si sbircia nella vita reale della regista, i personaggi assumono un sapore diverso, ancora più familiare. In questo caso si vede il film come un racconto autobiografico delicato ma non perbenista. La morte del fratello, la fine della relazione con Garrel e la storia d’amore della sorella con Nicolas Sarkozy. I villeggianti è il secondo lavoro di questo tipo che fa Valeria Bruni Tedeschi. Quasi come fosse un flusso di coscienza e artistico di cui sente il bisogno e la necessità, ma che sul grande schermo riesce a rendere perfettamente usando rigore, tradizione e linguaggio di chi il mondo del cinema lo conosce bene.

Valeria Bruni Tedeschi, I villeggianti (2018)

Valeria Bruni Tedeschi, I villeggianti (2018)

LA SAGA FAMILIARE CONTINUA

Nel 2013 Valeria Bruni Tedeschi è in Concorso al Festival di Cannes con il film autobiografico Un castello in Italia, storia dell’amore nato tra una donna e un giovane attore (Louis Garrel, allora suo compagno nella vita reale) nel momento in cui la famiglia di lei attraversa un momento difficile. I villeggianti è come fosse il seguito di quel primo capitolo. Un film che prende quindi spunto dal reale per poi godere di un’eco di finzione e in alcuni tratti di magia.
I villeggianti poteva essere assolutamente posizionato nella Selezione Ufficiale della Mostra del Cinema. Accanto a Roma di Cuarón, a Suspiria di Guadagnino, a The Favourite di Lanthimos e altri ancora, avrebbe aggiunto un ulteriore e incredibilmente meraviglioso ritratto di donna e femminilità, in perfetto stile “provenzale”. “Volevo raccontare la vita di un gruppo di persone: la famiglia del proprietario, i domestici, la loro solitudine anche quando sono tutti insieme, la dinamica delle relazioni, le paure, la vergogna, i desideri, gli amori”, dichiara la regista.
I villeggianti è infatti un racconto che mostra una collettività ma al tempo stesso più solitudini che ignorano i rumori del tempo che passa e delle persone attorno, restando ferme nei propri pensieri e ombre. È una storia vicina e lontana dalla realtà al tempo stesso. Una storia “folle e violenta insieme”. Per i più curiosi e per chi si lascerà suggestionare da tanta armonia, lucidità e passato film come Magic in the Moonlight e 8 e ½ torneranno alla mente in diversi momenti, insieme alla tradizione italiana legata alla famiglia e allo stare insieme a tavola.

Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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