La narrazione e il cinema all’Independent Film Show di Napoli. L’intervista a Raffaella Morra

Dal 2001 ad oggi sono passati 18 anni e l’Independent Film Show, rassegna curata da Raffaella Morra, ha raggiunto la maggiore età e la maggiore consapevolezza del suo status. Abbiamo intervistato la curatrice ed ecco cosa ci ha raccontato

Il festival Independent Film Show pone al centro le immagini e la narrazione, offrendo allo spettatore una esperienza del tutto inaspettata e viva. Una rassegna che permette ai filmaker di esibirsi anche live andando oltre la comunicazione “registrata” di un film o video. Qui la nostra intervista per scoprire qualcosa in più sulla 18esima edizione.

Edizione numero 18. Quali sono i punti di forza di questa edizione e quale è il filo rosso tra i film selezionati?

Dal 2001 l’Independent Film Show presenta in Italia le progressive espressioni filmiche, è un approccio intraprendente per comprendere le vecchie e le nuove tecniche di impressione della pellicola, un modo personale di costruire altre connessioni non per verosimiglianze ma con complesse formule di immagini-suoni che fanno vivere un’esperienza fondamentale per chi ama l’arte. Non si è di fronte ad un quadro, ma nel cuore di un’opera da esplorare con la sensazione di immergersi in una visione: se ne percepiscono i transiti, i sussurri, se ne intercettano i silenzi, gli shock percettivi. Un concept culturale che appare come un ordito a più trame: da una parte lo studio e la riflessione sul percorso storico del cinema indipendente, sulle sue scelte stilistiche connesse con un’intensa e ininterrotta ricerca dei linguaggi dell’arte contemporanea, dall’altra l’indagine conoscitiva del lavoro dei film-makers è permanente, aggiornata attraverso un continuo e rinnovato dialogo fra me e gli artisti, i distributori e gli addetti ai lavori. Questo Independent Film Show 18th edition è accomunato dall’inesauribile inventiva filmica e dall’abile manualità dei film-makers, capaci di alterare la membrana duttile del tempo fino alla trance meditativa, lasciando orientare le esperienze conoscitive in direzioni diverse. Questi tre programmi sono pervasi da un’enfasi per la composizione filmica; una specifica predilezione per la ‘luce in movimento’ realizzata attraverso molteplici possibilità (incidere e dipingere la pellicola, solarizzarla e trattarla chimicamente, usare il found footage, il close up, il flickering, lo scratching e la tricromia separativa) evidenziando una particolare indagine dell’apparato filmico che incoraggia delle personali costruzioni visuali, recuperando un’innocenza percettiva non subordinata dalla razionalità. Una sequenza di differenti stimoli per ampliare le nostre capacità di visualizzare il mondo.

Tra gli ospiti e i presenti al festival chi ci sarà e quali momenti di confronto con il pubblico sono previsti?

Per tre giorni i film-makers e i curatori internazionali (cito tra tanti gli amici del Nova Cinema Bruxelles e i curatori del festival Oberhausen e del Bozar Cinema, le filmmakers Masha Godovannaya, Iana Stefanova e Maeva Aubert) ed il pubblico possono confrontarsi su questa straordinaria forma artistica, che assume molteplici configurazioni ed affronta in modo personale le profonde questioni del percepire. I film-makers invitati sperimentano liberamente, senza compromessi; dal 2003 oltre la programmazione dei films ho dato la possibilità agli artisti di esibirsi live per mostrare in presa diretta le emozioni del film sperimentale attraverso varie pratiche, come modificare il fuoco dell’immagine e alterare la velocità di scorrimento del proiettore, manipolare la pellicola, subire l’intromissione delle luci ambientali e i limiti del campo visivo, tutto concorre alla creazione dell’opera filmica. Giovedì 21 giugno, solo su invito nell’incantevole Vigna San Martino, i due films di Jeanne Liotta sono modificati dal vivo, trasportandoci all’interno del materiale filmico che cattura il fuggente attimo di un allineamento celestiale in doppia proiezione 16mm. 

C’è anche un rapporto stretto con la performance…

Il video Nembutal (2015) di Canecapovolto costituisce il preludio per attivare la performance NAGNAGNAG circuit bending, ovvero la modifica dei circuiti di strumenti musicali, giochi per bambini etc. e la pianificazione del corto circuito come prassi espressiva per suggerire il caos! Per il mio programma Free your perceptions, un viaggio della mente o uno studio profondo dell’apparato filmico e delle possibili raffigurazioni prodotte dall’osservatore, sono presenti Christin Turner che disvela una simbiosi tra il cinema, la memoria e la spirale del tempo in Vesuvius at Home (2017) filmato in Campania, e Bernhard Schreiner che prova in Victory to Loss Ratio (2013-14) ad ottenere immagini e suoni sincronizzati nella mente. Bea Haut è artista e film-maker in forma espansa, multimediale e spesso reattiva all’ambiente, le sue opere alludono alla percezione di momenti, spazi e azioni interconnessi tra loro: venerdì 22 giugno per il programma Matters of Being ha scelto undici films del Regno Unito che provano a penetrare la materialità enigmatica della pellicola filmica, evocando una zona interattiva tra oggetto e soggetto, in un intreccio di vitalità, esistenza ed evento. 

Come?

Ad esempio, i due films di Laura Hindmarsh, anche lei a Napoli, Self Registration (2015) un atto di auto-allineamento utilizzando la stampa a contatto manuale e Finding Focus (2016) girato a Lake George in Australia per provare a dar soluzioni ai miti che circondano l’improvvisa fluttuazione del volume del lago. Nel programma Mattering and Uttering Bea Haut rivela la sua opera filmica selezionando dieci films bianco/nero: lavorare con il film 16mm in modo materialista e fai-da-te consente una risposta concreta tra l’artista e i materiali. Si inizia con Pending (2016) un film performance di 100 piedi di lunghezza (30,48 metri) formato dal pubblico in un ‘loop dal vivo’ prima di esser proiettato, creando un’empatia tra spettatori e artista. Sabato 23 giugno lo splendido tramonto dal Belvedere del Museo Nitsch è ideale panorama per il concerto The magnetism of knowing and not knowing di Bernhard Schreiner: una performance in cui le strutture sonore sono sviluppate dal vivo sulla base della ‘composizione istantanea’ usando una cetra, degli effetti loop, del software e tante piccole parti per interferire con le corde della cetra (martelletti, pennelli, molle metalliche, fermacapelli, archetto, ecc.). E ancora, Constellations è un montaggio temporaneo di ventiquattro films (1992-2016) di alcuni aspetti dell’opera di Helga Fanderl che continua ad innovare le tecniche di impressione e montaggio della pellicola Super 8mm e dalla metà degli anni ‘80 ha realizzato oltre seicento films, montati in fase di ripresa. 

In che modo sarà presentato il suo lavoro?

I suoi film si originano da un’osservazione intensa e da un affinato approccio d’improvvisazione con reazioni rapide e tempismo di risposta. Per questa edizione, dal 22 giugno al 6 luglio nella Capriata Museo Nitsch è fruibile la video-installazione In This Immense Space Hidden Things Appear Before Us e le opere su carta di Jeanne Liotta, in partnership con Microscope Gallery New York. La video installazione di realtà aumentata In This Immense Space Hidden Things Appear Before Us, come Sky TV (1966) di Yoko Ono – a cui il lavoro rende omaggio – trasmette in capriata un collegamento dal vivo del cielo esterno. L’appropriazione e la dimestichezza d’uso delle nuove tecnologie da parte di Jeanne Liotta consentono all’opera di estendersi oltre i limiti del cielo visibile. Le immagini video riprese in tempo reale dagli smartphone installati sulla terrazza del Museo Nitsch sono sovrapposte a rendering computerizzati di pianeti, stelle, costellazioni e altri corpi celesti, nonché a stazioni spaziali, ‘spazzatura’ e altri oggetti noti nell’orbita terrestre. Inoltre, in mostra gli acquerelli Bruno Studies che incorporano spesso gli scritti De l’Infinito, Universo e Mondi (1584) di Giordano Bruno, arso sul rogo per aver rifiutato di revocare le sue visioni considerate eretiche, come insistere che il nostro sole è solo uno dei tanti, i Nightly Studies – acquerelli gansai e inchiostro sumi – le sue mappe del cielo notturno osservato da vari luoghi del mondo durante le lunghe ore di riprese per i propri films; i fotogrammi Articuli realizzati a mano in camera oscura ispirati dall’immaginario e dalla struttura delle 42 xilografie iconografiche che accompagnano la monografia di Giordano Bruno stampata nel 1588 Articuli centum et sexaginta Adversus Matematicos (Centosessanta Articoli contro i Matematici).

L’Independent Film Show e La Digestion: come collaborano e cosa hanno in comune?

La volontà comune è di azionare un complesso organismo creato dagli artisti, scelti prestando grande attenzione alla loro capacità di relazione e dialogo, ed il pubblico non esclusivamente per una mera esibizione ma per il desiderio di modificare il proprio vissuto. Le opere sonore diventano così scena performativa di un contatto tra la cultura musicale autoctona e quella internazionale e con gli ascoltatori radunati in insoliti ambienti architettonici. Offrire al pubblico la possibilità di avvicinarsi ad una musica ascoltata raramente, attraverso le serate performative ed anche con riunioni dedicate all’ascolto assorto e conferenze di teorici e specialisti, crea una tangenza interessante con l’Independent Film Show. Ad esempio, per la 17 edizione la proiezione di due films di Hangjun Lee, artista Coreano esperto nella pratica del expanded film, accompagnati dall’azione sonora in quadrifonia di Chulki Hong e Will Guthrie, in cui ci si immergeva in una strana miscela di immagini distorte dalla chimica e dallo sfarfallio aggressivo, un’onda di colori esplosivi e forme sconosciute intersecate dall’improvvisazione noise di Hong e Guthrie.

Margherita Bordino

https://em-arts.org/independent-film-show-edizione-2018

http://fondazionemorra.org/it/

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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