The Happy Prince: Rupert Everett racconta l’amore secondo Oscar Wilde

Arriva nelle sale italiane con Vision Distribution arriva The Happy Prince, l’opera prima di Rupert Everett sul famoso autore irlandese di Il ritratto di Dorian Gray. Everett dipinge un ritratto nudo e crudo degli ultimi anni di vita di Oscar Wilde, quelli del suo declino.

Sul finire dell’800 Oscar Wilde era l’uomo più noto di Londra, nella buona e nella cattiva sorte. Rupert Everett torna sul grande schermo con una tripla prova d’artista: di scrittura, di recitazione e di regia. Con The Happy Prince racconta gli ultimi anni di vita di Oscar Wilde, quelli successivi alla condanna “per atti di indecenza” e ai due anni di reclusione. Una scena molto forte e significativa si svolge a circa metà film in una Chiesa. Wilde è costretto a rifugiarsi in questo luogo sacro per proteggersi da giovani spavaldi e offensivi che lo rincorrono e beffano privandolo della cosa più importante: la libertà. Perché Oscar Wilde dopo la prigione non ha ritrovato la vera e sincera libertà, ma è rimasto vittima dell’opinione altrui e dell’esilio.

COMING OUT PER WILDE ED EVERETT

L’uomo mostrato in The Happy Prince è un Oscar Wilde nudo e crudo. Un “principe” decaduto che paga giovani ragazzi per momenti passeggeri di piacere, senza mai dimenticare la forza dei suoi racconti. I racconti del passato, da lui vissuti o scritti. I racconti che durante la sua vita, e dopo, hanno ammaliato milioni e milioni di persone. Rupert Everett mostra un uomo divertente, creativo, mosso sempre da entusiasmo. Un entusiasmo, una passione forte e forse cieca che lo trascina nel baratro sociale. “Perché la rovina ci affascina così tanto?”, recita lo stesso Everett nei panni di Oscar Wilde – con un trucco e un costume decisamente invadenti vista la sua forma esile. Rupert Everett negli ultimi anni è sparito un po’ dalle scene cinematografiche e forse questo è dovuto in parte al suo coming out avvenuto “troppo presto”, un qualcosa che lo unisce profondamente a Oscar Wilde. A riguardo l’attore afferma: “Quando lavori e operi in un mondo come quello del cinema, un mondo che fino a qualche anno fa è stato aggressivamente eterosessuale, devi comunque in un certo senso negoziare se sei gay. Fino a qualche anno fa finivi delle volte con lo scontrarti con un muro. Forse oggi qualcosa è cambiato, non è più così, ma io mi ricordo. Intorno agli anni ’80 e ’90 non era facile. E Oscar Wilde per me è stato una grandissima fonte di ispirazione. Io mi ricordo quando ero un giovane, intorno alle metà degli anni ’70 a Londra l’essere omosessuali era legale da poco, soltanto dal 1968. Da questo punto di vista con The Happy Prince è come se avessi scelto di ripercorrere le orme di Oscar Wilde”.

RIFERIMENTI A FOTOGRAFIA E PITTURA

The Happy Prince è la storia di un uomo e del suo stato d’animo, prima applaudito e poi insultato e deriso. Un uomo condizionato da un travolgente sentimento e status, che lui stesso ribadisce con l’espressione: “L’ amore è tutto”. Rupert Everett, grande estimatore di Visconti, Zeffirelli e Rosi, focalizza la sua regia tra scene corali, primi piani e diversi momenti con camera a spalla. Cerca il più possibile di ricreare il romanticismo del tempo e la realtà dei luoghi. Un artista Everett veramente completo e preparato. Perfetto per un film che ha studiato nel dettaglio – la scrittura è iniziata intorno al 2009 – non solo attraverso libri e lettere di Wilde ma anche lasciandosi influenzare dalle altre arti. “Per quello che riguarda i riferimenti fotografici ce ne sono molti”, afferma Rupert Everett. “Riferimenti a scatti che ritraggono Parigi in questa specie di nebbia. Anche perché a me serviva questo clima dovendo realizzare le riprese in parte in Germania e in parte in Belgio, e quindi dovendo coprire quelle caratteristiche fiamminghe dei loro paesaggi. Moltissimi riferimenti sono anche pittorici. Henri de Toulouse-Lautrec e Monet per esempio. Nel mio film c’è altro ancora, come il teatro. Nel corso della storia ci sono molti sipari che si aprono, d’altra parte Oscar Wilde era un personaggio prettamente e fortemente teatrale”.

STORIA DI UN ARTISTA

The Happy Prince non è solo un film su grande autore. Non è solo una prova d’artista. È un omaggio giusto e in parte dovuto a un uomo che per il suo amore ha perso tutto e sofferto, pur avendone gioito molto. La figura di Oscar Wilde è stata rivalutata nel 2017, ci tiene a precisare Everett alla fine del film. Lo scorso anno, infatti, la Regina Elisabetta ha firmato un documento nel quale sancisce la fine di ogni forma di discriminazione per i cittadini degli stati membri del Commonwealth. Un atto rivoluzionario che mostra chiaramente come ancora, in diversi paesi civilizzati del “regno”, si viva ancora un clima ostile verso gli omosessuali. Rupert Everett è un grande talento, innegabile, e in questo periodo è da tenere sott’occhio. Per chi non lo dimentica in Il matrimonio del mio migliore amico, c’è chi sarà felice di vederlo nel ruolo dell’inquisitore Bernard Guy nella serie tv Il nome della rosa, tratta dall’omonimo capolavoro di Umberto Eco e prodotto da Palomar.

Margherita Bordino

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

Scopri di più