Enzo D’Alò al cinema con un giallo d’animazione destinato ai piccolissimi

Pipì, Pupù e Rosmarina in Il mistero delle note perdute è il ritorno in sala di D’Alò a quasi 35 anni di carriera. Immagini, racconto e musica destinati ai bambini e alle loro famiglie, per una storia che si inserisce nella “piccola” ma molto importante tradizione italiana del cinema d’animazione.

A qualche anno di distanza da Pinocchio (2012), torna nelle sale cinematografiche un film d’animazione diretto dal regista, animatore e sceneggiatore Enzo D’Alò (Napoli, 1953). Il suo titolo è Pipì, Pupù e Rosmarina in Il mistero delle note perdute, e l’uscita è prevista per il 16 novembre con Bolero Film. La pellicola nasce dall’omonima e fortunata serie cartoon andata in onda su Rai 3 e Rai Yo-Yo: dal piccolo al grande schermo, arriva un’opera dai colori, suoni e movimenti intriganti. A differenza di quanto accade solitamente per una serie televisiva che ha poi uno spin-off cinematografico, Pipì, Pupù e Rosmarina in Il mistero delle note perdute vive di una sua dimensione e una sua sentita indipendenza. Una “conseguenza” che nasce dall’incontro dei tre personaggi e poi dal gusto fanciullesco dello stesso Enzo D’Alò.

IL GIALLO

Pipì, Pupù e Rosmarina in Il mistero delle note perdute

Pipì, Pupù e Rosmarina in Il mistero delle note perdute

Pipì, Pupù e Rosmarina in Il mistero delle note perdute è un’esperienza visiva che risulterà molto incisiva per i bambini, e che paradossalmente risulterà difficile per gli adulti, non abituati più a un certo linguaggio semplice e diretto. D’Alò sceglie di approfondire la storia di un orsetto lavatore, un uccellino e una coniglietta che i bambini conoscono già dalla tv. La storia racconta di un furto: qualcuno ha trafugato le note musicali dalla partitura del concerto di Ferragosto e i tre protagonisti si improvvisano detective per scoprire chi le ha rubate. Senza alcun indizio, gli amici hanno una sola pista da seguire: le note hanno vita propria e sono attratti dalla musica.

LA MUSICA CLASSICA VERSO I BAMBINI

Enzo D’Alò

Enzo D’Alò

La Freccia azzurra, La Gabbianella e il gatto, Opopomoz sono i grandi classici di D’Alò, opere che palesano la volontà del regista di rivolgersi ai più piccoli e alle famiglie. Con Pipì, Pupù e Rosmarina in Il mistero delle note perdute D’Alò fa un salto più alto: usa un giallo per avvicinare i bambini alla musica classica. Le opere scelte e inserite nella storia sono tre e sono tutte straordinarie: L’italiana in Algeri di Rossini, il Don Chisciotte di Massenet e Lo schiaccianoci di Tchaikovsky. D’Alò fa una scelta precisa, inserisce le opere nel contesto giocoso e narrativo e al tempo stesso crea una parodia di questa grande tradizione classica. “La sfida importante era trovare un filo conduttore con queste tre opere e melodie per nulla semplici. Mi sono anche divertito nella ricerca e nell’estrapolare dagli spartiti di queste opere solo parti per voce e pianoforte, che fossero quindi comprensibili ai bambini”, afferma Daniele Di Gregorio che ha scritto anche le canzoni del film.

VOCI E ANIMAZIONE

In Pipì, Pupù e Rosmarina in Il mistero delle note perdute D’Alò fa un lavoro complesso, a partire dalla scelta dei doppiatori dei personaggi animati: tra i professionisti spiccano i nomi di Giancarlo Giannini e Francesco Pannofino, mentre le voci più giovani sono di Lucrezia Roma, Agnese Marteddu e Mattia Fabiano. “È più faticoso doppiare un cartone animato di un film normale perché i personaggi sono più sopra le righe”, racconta Pannofino. “Questo non è un film fine a se stesso. C’è uno spessore narrativo che piacerà anche ai genitori che accompagneranno i bambini al cinema. C’è infatti lo zampino di Vincenzo Cerami, che non è l’ultimo degli arrivati. E poi… viva il cartone animato che in Italia ha meno tradizione eccetto in piccoli casi!”. Ma la vera creatrice dei tre protagonisti di Pipì, Pupù e Rosmarina in Il mistero delle note perdute è Annalaura Cantone, e per lei il regista Enzo D’Alò spende parole bellissime: “cercavo una persona che usasse come tecnica quella del decoupage, utilizzata da due grandi maestri come Emanuele Luzzati e Giulio Gianini. Con Annalaura abbiamo usato carta, stoffa e mille materiali trasferendoli poi con la tecnica digitale, speriamo di essere riusciti a ricostruire un po’ di quella poesia”.

– Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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