Tutti i candidati all’Oscar, categoria animazione. In attesa della grande notte

Parola d’ordine: animazione. La notte più attesa dell’anno, più attesa da cinefili, appassionati, critici e star di tutto il mondo, è alle porte. Ed è tempo di toto-premi.

La La Land comanda su tutti, Meryl Streep colleziona le sua ventesima nomination e l’Italia è rappresentata dagli abitati di Lampedusa con il film Fuocoammare di Rosi. Ma cosa sarebbe il cinema se non fosse magia, distrazione, arte e coinvolgimento? Mai come quest’anno la categoria Miglior film d’animazione ha creato tanta difficoltà di scelta. Andiamo per ordine.
Il cinema d’animazione è ancor più vecchio del cinema stesso. Émile Reynaud, l’inventore del Théâtre Optique, qualche anno prima dei fratelli Lumière proiettava su un telo bianco una serie di figure di segnate. Nonostante ciò, secondo la tradizione e i libri di cinema, il papà dell’animazione è Georges Méliès con il suo semplice procedimento: fotogramma dopo fotogramma per costruire un racconto o una sensazione. Da una parte l’impero Disney e dall’altra il Giappone, hanno allietato grandi e piccini con suggestioni, movimenti, colori e dimensioni.
L’Italia è sprovvista di una vera tradizione “d’animazione”. Ci ha pensato Bruno Bozzetto a sventolare il tricolore con il suo Signor Rossi, il supereroe VIP e il più classico di tutti, il lungometraggio cartoon dedicato al genere Western, West and Soda. Dall’altra parte del mondo, a Hollywood, oggi questo genere è preso fortemente sul serio e il premio Oscar conserva gelosamente l’omonima nomination. Da Sherk a Alla ricerca di Nemo, da Up a The Brave, da Frozen ad Inside Out. Basta dare un’occhiata alle trame di questi titoli per accorgersi di come e quanto è cambiata la società negli ultimi due decenni. Ancora più motivante e riflessiva è la cinquina d’animazione candidata agli Oscar 2017, premi che saranno consegnati il 26 febbraio a Los Angeles.

LA CINQUINA DEI MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE

Zootropolis è la vera chicca dell’anno. Il film attuale, “irriverente”, in cui non mancano riferimenti a classici del cinema e della serialità televisiva, da Il Padrino a Breaking Bad. La scena che sta nel cuore degli spettatori è uno sketch divertentissimo che mostra una situazione tipo all’interno della motorizzazione, in cui gli impiegati sono dei bradipi. Tra il poliziesco e il mistero, Zootropolis non lascia nulla al caso e come vuole la tradizione, mira al compimento dei desideri personali. È l’immagine di una metropoli, di una giungla moderna, divisa per razza, sesso e religione, in cui esistono ostacoli da superare.
La tartaruga rossa è incredibile. Senza nessuna parola toglie il fiato. È un film d’animazione europeo prodotto con l’assistenza dello Studio Ghibli e dai toni un po’ Buddisti. Ha esordito al Festival di Cannes, è passato alla Festa del Cinema di Roma e ora si gioca una grande partita. Ha un’unica chiave di lettura: ogni tappa della vita è importante e l’uomo nella natura non trova solo distruzione ma anche consolazione.
E tra dramma e salvezza c’è anche La mia vita da zucchina, con Zucchino triste e desolato dopo la morte della mamma. Un cartoon che sdogana diversi tabù, primi tra tutti le condizioni dei centri per minori e la sessualità. I protagonisti sono pupazzi animati in stop motion che senza ombra di dubbio riescono ad emozionare anche le persone meno sensibili. Poi ci sono Oceania e Kubo e la spada magica, film d’animazione già più “tradizionali”. Il primo è un racconto di crescita e molto femminista, un femminismo sdoganato già da Fronzen. E pensare che in Italia il titolo è stato modificato: in originale era Moana! Il secondo è un percorso di emancipazione familiare che, un po’ alla Mulan, trova la sua definizione e realizzazione con una simbolica guerra epica.
Secondo Hayao Miyazaki, che vanta cinquant’anni nel campo dell’animazione, “quando si cerca il paradiso è necessario tornare con la memoria alla propria infanzia”. E quindi, per assegnare il premio Oscar come Miglior film d’animazione si può solo sperare, e augurare, che la giuria dell’Academy riviva la propria infanzia, la dove tutto può essere più magico.

Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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