Il ritorno di Nemo, tra cartoon e disabilità

Anticipiamo uno degli articoli pubblicati sul prossimo numero di Artribune Magazine in occasione del ritorno sul grande schermo di un acclamato cartoon. Questa volta, però, il protagonista non sarà l’energico pesciolino, ma la sua compagna di avventure Dory. Alla ricerca di un passato impossibile da ricordare.

IN VIAGGIO CON DORY
A tredici anni di distanza dal premio Oscar per l’animazione Alla ricerca di Nemo, la Pixar si immerge nuovamente nelle profondità degli abissi ricreati in CGI, e stavolta non per inseguire il piccolo pesce pagliaccio che un giorno, malauguratamente, aveva perso la via di casa addentrandosi troppo in là nell’oceano, ma la smemorata compagna di avventure Dory.
Da allora, da quando Marlin – in viaggio alla disperata ricerca del figlio – l’ha incontrata la prima volta e insieme hanno attraversato l’oceano per riuscire a riportare indietro Nemo sano e salvo, Dory è diventata una di famiglia. Anche lei abita nella barriera corallina, nelle immediate vicinanze dell’anemone che accoglie Nemo e Marlin, e insieme conducono una vita tranquilla. Almeno finché in Dory, da sempre affetta da un deficit di memoria, non riaffiora il frammento di un ricordo lontano. Un lampo le attraversa la mente restituendole attimi felici dell’infanzia trascorsa con mamma e papà in un luogo dimenticato, come tutto il resto. E la nuova consapevolezza di avere una famiglia, pur ignorando che fine possano aver fatto i genitori, spinge Dory ad avventurarsi nelle acque marine alla ricerca delle sue origini. Qui ha inizio un rocambolesco viaggio pieno di ostacoli, durante il quale l’estroversa pesciolina blu potrà affidarsi solo all’istinto.

MEMORIA E DISABILITÀ
È stato detto che Alla ricerca di Dory, firmato come il precedente da Andrew Stanton, è un film sulla disabilità. E in parte certamente lo è. Non è facile convivere con un simile impedimento, afflitta da continue amnesie che, al di là di dare origine a situazioni esasperanti e bonariamente sfruttate ai fini comici, talvolta rischiano persino di mettere in pericolo l’incolumità propria e altrui. Già Alla ricerca di Nemo offriva uno spunto di riflessione sull’handicap, soprattutto in termini di diversità, accettazione e autonomia (il pesciolino aveva una pinna più piccola dell’altra). La memoria labile di Dory, tuttavia, sembra contenere anche un potenziale simbolico. Perché l’essere costretta a navigare sempre a vista, la totale assenza di coordinate e punti di riferimento (perduti, dimenticati o passati), fanno di lei un personaggio molto contemporaneo e parlano direttamente a una generazione di trenta-quarantenni smarriti che chiamavano “Generazione X”.

Andrew Stanton, Alla ricerca di Dory (2016)

Andrew Stanton, Alla ricerca di Dory (2016)

PER ADULTI E BAMBINI
Alla ricerca di Dory non è solo un film per bambini (che comunque lo apprezzeranno per la presenza di gag spassose) ma anche per genitori, il cui senso di disorientamento condiviso può arrivare a sfociare, nelle situazioni più estreme (si veda la sequenza all’interno della vasca di pesci chirurgo), in pura angoscia. Al tempo stesso, però, invita a compiere uno sforzo: cercando di volgere in positivo le proprie debolezze, magari persino a trasformarle in un vantaggio. “C’è sempre un modo”, direbbe Dory. Grazie agli amici (memorabile il nuovo personaggio Hank, un burbero polpo camaleonte), alla perseveranza, a un po’ di fiducia in se stessi, è possibile superare gli ostacoli e conquistare ogni giorno nuovi e inaspettati orizzonti.

Beatrice Fiorentino

www.pixar.com

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #33

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Beatrice Fiorentino

Beatrice Fiorentino

Giornalista freelance e critico cinematografico, scrive per la pagina di Cultura e Spettacoli del quotidiano Il Piccolo e per diverse testate online. Dal 2008 collabora con l'Università del Litorale di Capodistria, dove insegna Linguaggio cinematografico e audiovisivo. Dal 2015 cura…

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