Venezia Updates: dopo 7 anni di cantiere così stanno messe le Gallerie dell’Accademia. Fotocopie contraddittorie all’entrata, traduzioni in inglese da cani e zero controlli all’ingresso

C’è sempre un rovescio della medaglia. In questi giorni ci è capitato di parlare della bella mostra proposta dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, registrando con favore l’opera di “mediazione” portata avanti con successo da Gabriella Belli – che abbiamo anche intervistato – in direzione di una proficua collaborazione ed integrazione delle istituzioni culturali lagunari. Ma […]

C’è sempre un rovescio della medaglia. In questi giorni ci è capitato di parlare della bella mostra proposta dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, registrando con favore l’opera di “mediazione” portata avanti con successo da Gabriella Belli – che abbiamo anche intervistato – in direzione di una proficua collaborazione ed integrazione delle istituzioni culturali lagunari.
Ma poi emergono le note dolenti: in fase di restauro dal 2005 ma con i cantieri bloccati perché lo Stato (lo Stato!!!) non paga i lavori sebbene manchi un nonnulla per completarli, il museo si è presentato con quel pizzico di sciatteria che non guasta, specie con la città percorsa da alcune migliaia di professionisti accreditati agli opening delle Mostre di Architettura e di Cinema della Biennale. “Si avvisano i signori visitatori che il giorno 28 agosto in occasione dell’inaugurazione della mostra ‘Il Tiziano mai visto’, la biglietteria chiuderà alle ore…”. Con tanto di fotocopia in A3 affissa mediante nastro adesivo sui pannelli ufficiali. E con, in allegata, traduzione in inglese da querela.
Ma non è tutto. Scendi con lo sguardo sullo stesso totem e trovi un altro volantino affisso, un altro A3. E qui il titolo, tradotto, della mostra, addirittura cambia rispetto all’affissione di pochi centimetri sopra. Entri nel museo, ti guardi intorno, ti infili nelle sale espositive e ti rendi conto che nessuno ti ha chiesto niente, nessuno ti ha controllato il biglietto (che non hai), sembri trasparente all’interno di una raccolta delicatissima e unica. Non è colpa dell’Accademia, è così in quasi tutti i musei pubblici. Forse occorre rendersi conto, specie in un paese come il nostro in cui lavorare in enti pubblici è una sorta di ammortizzatore sociale, che potrebbe non essere propriamente compito dello Stato gestire musei di questa complessità. Lo Stato ne deve essere proprietario, certo; deve dare precise indicazioni e porre invalicabili paletti, ovvio. Ma poi la gestione deve essere di altri. Di chi ha voglia, qualità, intenzione, interesse. Non di chi ha l’unico obbiettivo del 27 del mese e dell’orario di chiusura…

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