“Basta parlare di Olocausto!”. E il governo polacco (di destra) licenzia la direttrice dell’istituto di cultura di Berlino (di sinistra)

Il ministro polacco della cultura Piotr Gliński, del PiS, il partito di destra nazional-conservatrice, aveva chiesto maggiore cautela nel trattare temi legati alla seconda guerra mondiale e all'Olocausto

Peppone e Don Camillo, in salsa polacca. Ma senza l’ironia bonaria e strapaesana di Giovannino Guareschi. Anzi su temi che non riescono ad essere consegnati alla storia, riuscendo – a 70 ani di distanza – a sollevare preoccupazioni. Succede che qualcuno possa essere licenziato per aver prestato troppa attenzione all’Olocausto: in una diatriba dove emergono facilmente le contrapposizioni politiche. E succede sull’asse Polonia-Germania, storicamente – e proprio per le questioni in oggetto – piuttosto delicato, ma si sperava ormai libero da retaggi. E invece arriva la notizia che Katarzyna Wielga-Skolimowska, direttrice dell’istituto di cultura polacca di Berlino, è stata licenziata “con effetto immediato” dopo che l’ambasciatore della Polonia in Germania Andrzej Przyłębski si era lamentato per una programmazione dell’istituto che comprendeva troppi contenuti a tema ebraico.

VIETATO IL FILM ANZI NAZISTI
All’inizio di quest’anno il ministro della cultura della Polonia, Piotr Gliński, espressione del PiS, il partito di destra nazional-conservatrice al governo dall’ottobre 2015, aveva ufficialmente chiesto maggiore cautela nel trattare temi legati alla seconda guerra mondiale e all’Olocausto: e da allora è iniziata la parabola discendente di Wielga-Skolimowska, alla guida dell’istituto dal 2013 e fino ad allora considerata seria e riflessiva. A scatenare l’ultima feroce polemica, che poi ha portato al licenziamento, la scelta dell’istituto di proiettare il film Ida, diretto nel 2013 da Paweł Pawlikowski e vincitore nel 2015 del Premio Oscar per il Miglior film straniero: una pellicola che narra la storia di una donna che scopre di avere origini ebraiche, e che i suoi genitori sono stati uccisi dai nazisti. Per contro l’ambasciatore Przyłębski aveva richiesto la proiezione del film Smolensk, che sostiene che il crollo nel 2010 dell’aereo presidenziale polacco, in cui morì l’allora presidente Lech Kaczyński, non fu un incidente, ma un episodio di terrorismo di matrice russa.

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Redazione

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