Todd James e la trinità del web: micini, kalashnikov e bionde nude

Sesso, violenza e gli immancabili gattini. Sembrano studiate a tavolino per piacere, le opere di Todd James. Ma sotto sotto… Una nuova puntata della rubrica “Opera sexy” firmata da Ferruccio Giromini.

DALLA STRADA ALLA TELA
Qualcuno lo ricorderà tra i campioncini della street-culture nello Street Market presentato alla Biennale di Venezia 2001 (e nello stesso anno per l’apertura della galleria milanese di Patricia Armocida), o nella art-kermesse Beautiful Losers passata anche per la Triennale di Milano nel 2006. Ma Todd James (New York City, 1969) aveva iniziato la sua carriera giovanissimo proprio come entusiasta graffitaro notturno della subway, a firma REAS (pseudonimo che ha mantenuto fino a oggi per alcune sue attività: Reas International è la società con cui produce contenuti televisivi, animazioni, video musicali et similia). E un bel po’ di quella scapestrata attitudine adolescenziale ha travasato poi nei gradini successivi del suo percorso artistico.
La sua pittura si è caratterizzata come un curioso ibrido – pur rimanendo in ambiente strettamente americano – tra i colori accesissimi del Pop (Tom Wesselmann soprattutto) e dell’inevitabile New Pop e, più inattese, le deformazioni espressioniste di Willem de Kooning.

Todd James, Mellow Times

Todd James, Mellow Times

UNA TRINITÀ CHE DISCENDE DAL WEB
C’è in particolare una sua nutrita serie di dipinti che si fa notare in questo senso proprio per le suggestioni che semina in varie direzioni. Le componenti sono quasi sempre le medesime. Donne. Bionde. Preferibilmente nude. E stravaccate. A bordo piscina. Con gatti. Fette d’anguria. E armi, di preferenza kalashnikov. E a volte la morte nera, faccia di teschio e falce pronta.
Scelte curiose. In realtà, le armi e i terroristi incappucciati sono un altro dei soggetti/bersagli favoriti di Todd James. Incastonati acrobaticamente in composizioni che giocano molto sui più vivaci contrasti cromatici, con esiti insolitamente briosi, gli eversori dell’ordine mondiale risultano così rappresentati in modo a sua volta – e a sorpresa – eversivo. Allo stesso modo le sue pupe bagnanti, si presume californiane, all-american women, si contorcono picassianamente per mostrarsi tutte, quanto mai impudiche, e si trastullano col tiepido micino di turno non meno che con il freddo mitra poggiato sul tavolino accanto.

Todd James, Chloe Hates To Read

Todd James, Chloe Hates To Read

VITA E MORTE IN FORMA DI COLLAGE
I titoli giocano e rigiocano su certe ambiguità. Da un lato si fa riferimento alla dolcezza del vivere e del farniente (Mellow Times, Summer Hours Ann, Infinity Lessons, Chloe Hates To Read) e dall’altro si adombra la fatale vanità delle vanità (Vanity Nemesis, Old Grumpy Always There) – una trasgressività a tratti delirante, che resta comunque il tratto distintivo di tale passerella di ambigue playmate.
Tant’è, la proverbiale imbattibile dolcezza-del-vivere-prima-della-rivoluzione si diffonde per il tramite dei vividi collage di tinte ritagliate che citano in modo diretto Matisse (ancora una volta via Wesselmann) e le sue esotiche baiadere mollemente adagiantisi sulle fantasie maschili. Thanatos sarà anche in agguato, sembra dire, ma nel frattempo godiamoci Eros. O è viceversa?

Ferruccio Giromini

www.toddjames.com

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #33

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Ferruccio Giromini

Ferruccio Giromini

Ferruccio Giromini (Genova 1954) è giornalista dal 1978. Critico e storico dell'immagine, ha esercitato attività di fotografo, illustratore, sceneggiatore, regista televisivo. Ha esposto sue opere in varie mostre e nel 1980 per la Biennale di Venezia. Consulente editoriale, ha diretto…

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