L’arte oltranzista di Jason Dodge. In Francia

IAC, Villeurbanne – fino al 6 novembre 2016. Nella personale dell'artista americano, una distesa di rifiuti attraversa tutto il museo, a comporre un diario marginale del quotidiano. E dopo lo spiazzamento – e il disappunto – iniziali emergono forme e colori, come retropensieri.

READY MADE SENZA COMPROMESSI
Lo spiazzamento è la prima sensazione che si prova davanti a un’opera di Jason Dodge (Newton, Pennsylvania, 1969). Quasi una delusione, causata dall’oltranzismo dell’artista nel praticare il ready made senza compromessi e nell’attenersi a un’estrema economia di mezzi.
È ciò che accade anche nel caso della sua mostra allo IAC di Villeurbanne: negli spazi del museo sono disseminati rifiuti di vario genere, residui di vita quotidiana come involucri, tessuti, bottiglie vuote, pezzi di carta, fogliame, ricevute… Come un diario marginale, che racconta la vita quotidiana tramite oggetti residuali, insignificanti, un ritratto collettivo delineato in negativo.

CON LA CODA DELL’OCCHIO
Questo panorama desolato si ripete in varie sale, come a voler stuzzicare lo spettatore: bisogna evidentemente osservare l’opera con criteri differenti da quelli cui si è abituati. E infatti, dopo un po’, la visione si trasfigura parzialmente: emergono qua e là tocchi di colore, forme accennate che si delineano nella disposizione degli oggetti, solo apparentemente casuale. L’estetica, insomma, fa il suo ingresso in scena da un’entrata secondaria, giungendo come un retropensiero, un effetto che si nota con la coda dell’occhio. E altri “retropensieri” fanno da contrappunto alla successione di rifiuti: il profumo sparso nelle prime sale (che viene da un sacchetto di aromi seminascosto); la luce naturale che filtra in un ambiente successivo (l’artista ha fatto aprire i vetri sul soffitto, e anche la pioggia è libera di invadere lo spazio); la curiosità suscitata dalle grate poste ad altezza del pavimento che collegano le sale tra di loro (come se fossero gabbie di belve feroci lasciate aperte).

Jason Dodge, Rose light to white light to rose light over and over by hand - Institut d'art contemporain, Villeurbanne 2016 - © Blaise Adilon

Jason Dodge, Rose light to white light to rose light over and over by hand – Institut d’art contemporain, Villeurbanne 2016 – © Blaise Adilon

CUL-DE-SAC
Altre opere sono meno ermetiche, ma sempre oltranziste e spiazzanti. Come la stanza in cui l’illuminazione è fatta di neon colorati che alterano la vista – a intervalli regolari i neon vengono cambiati da alcuni addetti, simulando un intervento di manutenzione. O come le opere nell’ultima stanza, dove si trovano una coperta termica in funzione, due gerle e uno specchio che trasforma il termine della mostra in un cul-de-sac. Il dubbio iniziale rimane, ma alla perplessità si affianca la sensazione di aver compiuto un’esperienza difficile da catalogare. E forse instillare il dubbio nello spettatore è proprio l’obiettivo di Dodge.
Un’altra parte dello IAC è dedicata alla decima tappa di Laboratoire espace cerveau, progetto multidisciplinare che utilizza opere d’arte come spunto per uno studio trasversale tra estetica, scienze sociali, scienze esatte e pratiche trascendenti, come lo sciamanismo. Tra gli autori delle opere esposte, Walter De Maria, Pierre Huyghe, James Turrell, Matt Mullican. Il 4 e 5 novembre, due giornate di studio aperte al pubblico con direttori di musei e filosofi concluderanno questa tappa dell’esperimento.

Stefano Castelli

Villeurbanne//fino al 6 novembre 2016
Jason Dodge – Behind this machine anyone with a mind who cares can enter
a cura di Nathalie Ergino
IAC
11 rue Docteur Dolard
+33 (0)4 78034700
http://i-ac.eu/

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Stefano Castelli

Stefano Castelli

Stefano Castelli (nato a Milano nel 1979, dove vive e lavora) è critico d'arte, curatore indipendente e giornalista. Laureato in Scienze politiche con una tesi su Andy Warhol, adotta nei confronti dell'arte un approccio antiformalista che coniuga estetica ed etica.…

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