Finale aperto. Armin Linke a Milano

PAC, Milano – fino al 6 gennaio 2017. “L’apparenza di ciò che non si vede” ha coinvolto scienziati e teorici nella selezione operata sull’archivio fotografico dell’artista milanese, una raccolta di oltre ventimila esemplari. In parte già presentato allo ZKM di Karlsruhe, il progetto è stato ampliato per l’appuntamento meneghino e viaggerà successivamente alla volta del Ludwig Forum für Internationale Kunst di Aachen e del Centre de la Photographie di Ginevra.

FOTOGRAFIA COME DISCUSSIONE
Dopo un lungo periodo d’assenza, l’arte della fotografia attraversa nuovamente gli spazi del PAC. L’apparenza di ciò che non si vede, a cura di Ilaria Bonacossa e Philipp Ziegler, è innervata da una rete di trame curatoriali che infittiscono il rapporto tra conoscenza e fissità dell’immagine, riletture teoriche a sostegno dell’apparato visivo di Armin Linke (Milano, 1966; vive a Berino). Il catalogo della mostra, infatti, combina ai testi commissionati ad hoc la ristampa di saggi fondamentali sul design industriale, la fotografia e l’archivio di Linke. Il processo curatoriale collettivo è iniziato con la digitalizzazione dei negativi e con la scrittura di un software che è stato messo a disposizione dei diversi artisti, curatori, ricercatori, economisti e diplomatici, consentendo l’accesso alle immagini dell’archivio. “Generalmente”, ripete il fotografo e regista di origini milanesi, “sono interessato a presentare l’immagine fotografica non come un’entità fissa o come prodotto finale e chiuso, bensì come dispositivo per innescare una discussione o quesito da cui avviare un processo”.

Armin Linke – L’apparenza di ciò che non si vede - exhibition view at PAC, Milano 2016

Armin Linke – L’apparenza di ciò che non si vede – exhibition view at PAC, Milano 2016

PAROLA AGLI ESPERTI
A Karlsruhe, cinque esperti avevano già lavorato su una selezione di fotografie, tra i quali Ariella Azoulay, scrittrice, curatrice d’arte, filmmaker, teorica della fotografia e della cultura visiva, docente di Cultura moderna e media presso la Brown University; Bruno Latour, antropologo francese e professore presso l’Institut d’études politiques di Parigi; Peter Weibel, presidente e amministratore delegato dello ZKM e docente di Teoria dei media presso la University of Applied Arts di Vienna; Mark Wigley, teorico neozelandese dell’architettura; Jan Zalasiewicz, geologo britannico e presidente dell’Anthropocene Working Group .
Mentre al PAC si aggiungono il testo e la voce di Lorraine Daston, direttrice dell’Istituto Max Planck per la Storia della Scienza di Berlino; Irene Giardina, fondatrice di un laboratorio dedicato ad applicare metodologie della fisica statistica allo studio teorico e sperimentale di comportamenti collettivi in sistemi biologici e gruppi animali, e professore associato presso il Dipartimento di Fisica, Università La Sapienza di Roma; e Franco Farinelli, direttore del dipartimento di Filosofia e Scienze della comunicazione presso l’Università di Bologna, dove insegna geografia.

Armin Linke – L’apparenza di ciò che non si vede - exhibition view at PAC, Milano 2016

Armin Linke – L’apparenza di ciò che non si vede – exhibition view at PAC, Milano 2016

ALLESTIMENTI E IPERTESTI
Attraverso le cornici bianche, filanti, esplicative, entro le quali Ignazio Gardella ha restituito la foresta di centotrenta fotografie di Linke – senza quasi l’utilizzo del supporto di alcuna parete –, queste ultime si possono quasi ascoltare, grazie a paesaggi sonori liberamente percorribili, assemblati dalle registrazioni audio e dalle immagini selezionate dai singoli attori/interpreti. “L’allestimento di L’apparenza di ciò che non si vede”, rimarca Linke, “è un paesaggio nel quale i lavori fotografici convivono con i testi creando degli “ipertesti” navigabili nello spazio fisico. Il corpo dello spettatore, spostandosi nello spazio, seleziona e crea relazioni e associazioni. Le immagini fotografiche montate sui pannelli e disposte a strati nello spazio del padiglione espositivo rievocano gli strati di “finestre” di Photoshop, quando abbiamo tanti file fotografici accatastati nello spazio dello schermo di un computer”.
Ma i diffusori acustici riempiono la distanza tra spettatore e soggetto, complici le letture dei dieci interlocutori interpellati dal fotografo, esperti che commentano i gruppi di immagini con interpretazioni a volte contrastanti.  Da Book On Demand a Phenotypes / Limited Forms. Oltre vent’anni di presa visione della natura, storia del design e sviluppi tecnologici, nonché continui mutamenti economici e ambientali che si accompagnano alla globalizzazione.

Ginevra Bria

Milano // fino al 6 gennaio 2017
Armin Linke – L’apparenza di ciò che non si vede
a cura di Ilaria Bonacossa e Philipp Ziegler
PAC
Via Palestro 14
02 88446359
www.pacmilano.it

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/56782/armin-linke-lapparenza-di-cio-che-non-si-vede/

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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