Ecco i nuovi direttori del Belvedere di Vienna. Sono Stella Roglig e Wolfgang Bergmann

Volta pagina il prestigioso polo museale austriaco. Silenzio sul caso della direttrice Agnes Husslein-Arco, in carica per anni, dopo le accuse emerse a luglio per un presunto utilizzo privato di fondi pubblici

Con Stella Rollig e Wolfgang Bergmann abbiamo trovato due personalità particolarmente qualificate. Entrambe hanno una grande esperienza di leadership e un’ottima reputazione nei rispettivi ambienti di lavoro”. Sono le parole del ministro austriaco della cultura Thomas Drozda davanti a una platea di giornalisti. Data la posta in gioco, l’annuncio è stato preceduto da una premessa rassicurante: “con la nomina della nuova gestione direttiva del Belvedere abbiamo posto le basi per il futuro di uno dei musei più importanti in Austria”. In ogni caso, dopo le polemiche dei mesi scorsi sulla discussa gestione direttiva di Agnes Husslein-Arco, e dopo qualche indecisione dell’apparato ministeriale, l’iter intrapreso successivamente pare avere un esito convincente, e certamente rapido, visto anche il numero non proprio esiguo dei candidati presentatisi per le due poltrone in palio: 35 per quella relativa alla sezione scientifico-artistica, 51 per quella commerciale.

IL NUOVO CORSO
Dal 16 gennaio 2017, Stella Rollig ricoprirà la carica di direttore artistico dell’apparato museale del Belvedere; Wolfgang Bergmann quella di direttore commerciale, una carica istituita solo di recente. Quale il profilo del nuovo direttore artistico? Stella Rollig, nata nel 1960, ha studiato storia dell’arte, e da 25 anni è particolarmente attiva in diversi settori dell’arte contemporanea, tra cui l’incarico di curatore federale delle belle arti dal 1994 al 1996. Nel 1994 ha fondato “Depot. Kunst und Diskussion”, punto d’incontro tra artisti, operatori vari e pubblico, tenendone la direzione fino al 1996. È stata docente presso l’Università di Arte e Design Industriale di Linz, presso l’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera e presso il Banff Centre for the Arts in Canada. È membro di numerosi comitati consultivi, ha fatto parte dal 2008 al 2013 del board direttivo del Corso di specializzazione in curatela all’Università delle Arti di Zurigo, ed è stata docente anche presso il Mozarteum di Salisburgo. Dal 2004 è direttore artistico del Lentos Kunstmuseum di Linz, e dal 2011 è anche direttore del Nordico Stadtmuseum, sempre a Linz.
Wolfgang Bergmann, il direttore commerciale, e nato nel 1963, ha compiuto studi di teologia, ricoprendo subito dopo incarichi presso la Caritas Austria, e restandovi fino al 1996. Per essa ha sviluppato la raccolta di fondi e rivestendo il ruolo di addetto stampa. In quel periodo ha fondato e diretto Radio Stephansdom. È stato poi direttore della comunicazione dell’Arcidiocesi viennese, dopo di che è andato al Der Standard – uno dei migliori quotidiani austriaci – prima come direttore editoriale e dal 2000 come amministratore delegato.

UN GRANDE COMPLESSO MUSEALE
Agnes Husslein-Arco, la direttrice in carica, porterà a termine il suo secondo mandato quinquennale fino alla scadenza naturale di metà gennaio 2017. Polemiche a parte su certe accuse di un suo presunto utilizzo personale di fondi dell’istituzione museale, e su cui un’inchiesta ministeriale dovrebbe fare chiarezza, lei esce dalla direzione del Belvedere avendolo condotto con maestria. Ultimo fiore all’occhiello, la super-mostra di Ai Weiwei, Translocation-Transformation – fino al 20 novembre – divisa in due grandi sezioni tra il Parco del Belvedere e il 21er Haus (museo extramoenia di medesima competenza), che sta registrando un flusso record di visitatori da tutta Europa.
Husslein-Arco è stata più volte definita una lady di ferro per l’inflessibilità nei rapporti di lavoro con il team dei suoi collaboratori e nella conduzione amministrativa del Belvedere. Che non è di certo un semplice museo, ma un complesso sistema museale, valicando i suoi stessi confini territoriali, di per sé già vastissimi. Solo l’ambito interno, che fu la residenza estiva del principe Eugenio di Savoia, comprende il grande castello-museo nella parte più alta del parco (Oberes Belvedere), roccaforte di rinomati capolavori barocchi e non, tra cui l’ammiratissimo Bacio di Gustav Klimt. Quindi, nella parte bassa, distante molte centinaia di metri, altrettanti padiglioni espositivi (Unteres Belvedere), dedicati prevalentemente a mostre temporanee, dal 1800 agli autori moderni e contemporanei. Ma come non bastasse, appunto, sotto il regno Husslein-Arco il Belvedere ha cominciato a rimodellarsi acquisendo nuovi domini.

L’ESPANSIONE DEL MUSEO
Nel 2011, ha incamerato il nascente 21er Haus, vecchia architettura effimera con una bella storia alle spalle. Era stata realizzata come “casa” austriaca alla Esposizione Universale di Bruxelles del 1958, apprezzata per la sua linea alla Mies van der Rohe; poi, terminata la manifestazione, invece di essere distrutta, fu smontata, trasportata e in seguito rimontata lì dove si trova ora, in Arsenalstrasse 1, un po’ oltre la parte alta della collina del Belvedere. È un padiglione espositivo dedicato esclusivamente al contemporaneo a cui la direttrice ha saputo imprimere continuità e brio, con un programma di mostre ben accolte soprattutto dal pubblico più giovane. Infine, ruotando la bussola di 180°, verso ovest, con stop nel pieno centro di Vienna, il Belvedere è anche lì. È stata annessa e restaurata con funzione espositiva, l’altra residenza barocca del Principe Eugenio di Savoia – sempre lui – meglio nota come suo Palazzo d’Inverno. Anche qui è stato assunto un criterio particolare: artisti contemporanei sì, ma che vi presentino opere in dialogo con il barocco, in omaggio alla storica dimora dell’ex nobilissimo proprietario. Tra gli altri, c’è passato anche Olafur Eliasson, esponendovi strani oggetti geometrici con effetti caleidoscopici. Ma per il Belvedere c’è passato anche un bravo curatore italiano, Mario Codognato, acquisito sul finire del 2013 con un duplice importante ruolo, quello di direttore della collezione d’arte contemporanea del Belvedere e quello di curatore capo del 21er Haus. Nel team interno è rimasto un anno o poco più, optando in seguito per la posizione di guest curator. Nel frattempo ha curato una delle più grandi e importanti collettive che il museo di Arsenalstrasse abbia finora allestito: Sleepless. The bed in history and contemporary art, un tenebroso e graffiante omaggio all’insonnia in cui figuravano molti artisti di risonanza mondiale. Una mostra che Artribune ha immancabilmente recensito. Insomma, per i direttori che si insedieranno, una bella eredità e un bel daffare, questo vasto impero dell’arte.

– Franco Veremondi

www.belvedere.at

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Franco Veremondi

Franco Veremondi

Nato a Perugia, residente a Roma; da alcuni anni vive prevalentemente a Vienna. Ha studiato giurisprudenza, quindi filosofia con indirizzo estetico e ha poi conseguito un perfezionamento in Teoretica (filosofia del tempo) presso l’Università Roma Tre. È giornalista pubblicista dal…

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