Danae Festival: spregiudicato e trasversale

Da sempre incline a esplorare zone in penombra e sperimentali, il Danae Festival, nato a Milano nel 1999, è diventato un momento importante per chi è alla ricerca di nuovi percorsi e linguaggi performativi. In occasione della diciottesima edizione, abbiamo parlato con Attilio Nicoli Cristiani, che cura il festival con il Teatro delle Moire.

Il programma del Danae dà molto spazio a nuovi linguaggi e soprattutto alla danza autoriale. Come mai questa scelta?
All’inizio veniva identificato come un festival di danza. L’occhio è puntato verso la coreografia italiana, alla generazione degli artisti emergenti che ha già una storia alle spalle, parlo di Annamaria Ajmone, Silvia Gribaudi e Daniele Ninarello. Per disegnare il festival ci mettiamo in una posizione di ascolto, come è successo per esempio con Ajmone che, continuando il discorso sulle “pratiche di abitazione temporanee”, propone Slide in B allo Showroom BONOTTOEDITIONS con l’artista Caned Icona. Per la performance abbiamo incontrato Luigi Bonotto, imprenditore importante e illuminato, che possiede un archivio incredibile, relativo alla Collezione Fluxus e alla Poesia Concreta Visiva e Sonora, da cui è stato estrapolato e rielaborato il materiale per questo lavoro.
Tra le presenze internazionali, nella nuova edizione c’è la coreografa Vero Cendoya con La Partida, spettacolo esilarante che intercetta in maniera naturale un pubblico indifferenziato. Viene messa in scena una partita di calcio con quello stile irriverente, ironico, intelligente, che solo i catalani possono avere.

Danae Festival 2016 - ZimmerFrei, Family Affair MIlano

Danae Festival 2016 – ZimmerFrei, Family Affair MIlano

Il programma include anche una sezione multidisciplinare…
In verità tutto il festival è multisciplinare; non c’è una vera e propria sezione multidisciplinare perché la maggior parte dei progetti lo sono, pur iscrivendosi in una determinata disciplina.
In particolare, tra le collaborazioni c’è il collettivo ZimmerFrei che propone un progetto di teatro documentario e partecipativo, prodotto dalla rete europea Open Latitudes, di cui noi facciamo parte, che indaga lo stato dell’arte della famiglia contemporanea. ZimmerFrei ha affrontato questa tematica nelle diverse città dei partner europei del network, ogni volta declinandola sotto un particolare punto di vista: a Milano parleremo di fratellanza e sorellanza, biologica, acquisita o d’elezione. Abbiamo lanciato una call che ha avuto numerose risposte e da cui sono state selezionate sette famiglie. Il collettivo occuperà per quindici giorni il TeatroLaCucina, spazio suggestivo dedicato alle residenze, e andrà nelle case dei partecipanti, girerà video, registrerà interviste per arrivare a creare la vera performance, Family Affair.

Che cos’è Officina LachesiLAB?
Siamo nati nel 1997, ma finalmente nel 2008 siamo riusciti a prendere uno spazio, Officina LachesiLAB, perché si sono attivate energie e risorse che hanno permesso di concretizzarlo. Ho pensato immediatamente che non fosse un posto solo nostro ma da condividere. Sono stati invitati artisti giovani che avevano bisogno di uno spazio per cominciare i loro lavori. Durante i lunghi periodi di residenza ci sono stati quest’anno momenti di tutoraggio con Daria Deflorian per due artisti in residenza (Filippo M. Ceredi e Lorenzo Piccolo) e momenti di visibilità in cui i lavori sono stati esposti nella loro fragilità al pubblico. Per esempio, Filippo M. Ceredi, che proviene dal mondo dell’audiovisivo, e Lorenzo Piccolo, che fa parte della compagnia Nina’s Drag Queens, sono tra gli artisti che abbiamo accolto e che avranno uno spazio all’interno del programma.

Danae Festival 2016 - Salvo Lombardo, Bystarders

Danae Festival 2016 – Salvo Lombardo, Bystarders

Per questa edizione avete aggiunto un appuntamento a dicembre dedicato al Teatro delle Moire. Com’è nato il nuovo spettacolo?
Abbiamo deciso di partecipare alla programmazione da qualche anno, ma era molto faticoso fare entrambe le cose e per quest’anno si è deciso di dare una coda al festival. Lo spettacolo nasce dalla collaborazione con Alessandro Bedosti: un caro amico, prima che artista. Proviene da un percorso legato alla danza e al teatro, ha lavorato con grandi artisti, come per esempio Socìetas Raffaello Sanzio, Abbondanza/Bertoni. Molto schivo e fuori da tutto, da qualche anno Alessandro ha deciso di iniziare un lavoro profondo su se stesso allontanandosi da tutto il mondo che frequentava. Con grande sorpresa ha accettato di lavorare insieme al Teatro delle Moire: così è iniziato il percorso di Vous êtes pleine de désespoir – Una sirena. Volevamo evitare qualsiasi tipo di pressione e non eravamo interessati a tempi immediati, per noi era importante l’ascolto: ci chiudevamo mensilmente in sala e lavoravamo sui nostri corpi, sulle sensazioni, attraverso delle suggestioni che sfumavano fino a portarci su altre strade.

Avete definito il Danae un festival “spregiudicato e trasversale”. Cosa lo rende tale?
Il festival invita lo spettatore a muoversi in tragitti diversi da quelli classici. È trasversale e spregiudicato rispetto alla realtà di Milano, molto ricca per l’offerta e povera dal punto di vista della sperimentazione. Questo progetto, dunque, è diventato un momento molto atteso perché apre a un altro scenario e ad altre opportunità. È nella sua natura: il Danae si “sposta” rispetto alle proposte della città e da sempre porta con sé una sfumatura spregiudicata proponendo una varietà di filoni, spiazzando lo sguardo e facendo emergere altre possibilità.

Alessandra Corsini

http://danaefestival.com

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Alessandra Corsini

Alessandra Corsini

Alessandra Corsini è laureata in Dams Teatro, è stata blogger per “La danza nella città 2015” (blog ufficiale della Biennale Danza), ha scritto per “Altre Velocità” e ha aperto un'associazione culturale con altre tre colleghe da cui è nato “BlaubArt…

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