Quadriennale ieri e oggi. Il confronto di Ludovico Pratesi

Si sta rivelando uno degli eventi più seguiti dell’autunno espositivo nostrano, complici le polemiche che ne hanno accompagnato la realizzazione. Ludovico Pratesi mette in campo un confronto tra l’edizione della Quadriennale di Roma andata in scena nel 1996 e quella attuale. Individuando tratti comuni e differenze.

ULTIME GENERAZIONI E ALTRI TEMPI
Il 24 settembre 1996 si inaugurava Ultime Generazioni, la dodicesima edizione della Quadriennale, il 12 ottobre 2016 si è aperta la sedicesima Quadriennale Altri tempi, altri miti. Molti i punti in comune: la stessa sede, il Palazzo delle Esposizioni di Roma (ma Ultime Generazioni aveva il merito di aprire per la prima volta al pubblico l’Ala Mazzoniana della Stazione Termini, dove era allestita buona parte della mostra), il numero dei curatori (9 per la prima, 11 per la seconda) e anche il numero degli artisti (172 per la prima, 150 per la seconda). Alcune differenze, ma significative. Partiamo dall’allestimento: quello di Ultime Generazioni, firmato dall’architetto Massimiliano Fuksas, era tutto incentrato sull’esaltazione dell’opera singola (grandi pannelli metallici, di look un po’ littorio, posizionati al piano nobile del Palaexpo) e sulle diverse fasi di preparazione della mostra, proiettate su un megaschermo che occupava la parte centrale della facciata esterna dell’edificio, su via Nazionale.

MOSTRE A CONFRONTO
La mostra era una parata di opere (per lo più bidimensionali) con ottime presenze: i giovani Anni Novanta c’erano tutti, da Stefano Arienti a Massimo Bartolini, da Maurizio Cattelan a Vanessa Beecroft, da Bruna Esposito a Eva Marisaldi, da Liliana Moro a Grazia Toderi. Insieme a loro anche gli artisti della generazione precedente e alcune nuove leve, tra le quali Cristiano Pintaldi e Matteo Basilè. Unico irregolare Cesare Pietroiusti, che aveva aperto il suo spazio all’Ala Mazzoniana ad altre presenze (Norese, Martegani, Delle Chiaie, Premiata Ditta e altri), animandolo con azioni, opere e performance. Allora la cosa passò piuttosto inosservata, mentre in realtà fu il seme che portò ad Altri tempi altri miti, una Quadriennale che sembra figlia di quell’azione, lontanissima dalla forza monumentale e affermativa del clima delle Ultime Generazioni. Sono passati due decenni (e quattro edizioni della Quadriennale) ma sono soltanto quattro gli artisti invitati ad Altri tempi altri miti: Mario Airò, Massimo Bartolini, Cesare Pietroiusti e Luca Vitone.

Marinella Senatore, Protest Forms Memory and Celebration, performance - Credits OKNOstudio - Courtesy La Quadriennale di Roma

Marinella Senatore, Protest Forms Memory and Celebration, performance – Credits OKNOstudio – Courtesy La Quadriennale di Roma

LE DIFFERENZE
Altra grande differenza riguarda i curatori: per Ultime Generazioni la Commissione Inviti era composta dai 9 membri del CdA dell’istituzione, di cui facevano parte personalità diverse, istituzionali e non (il presidente Lorenza Trucchi con Bruno Mantura, Dino Gavina, Duccio Trombadori, Sandra Pinto, il sottoscritto e altri) mentre per l’edizione attuale, nel rispetto del progetto del presidente, gli 11 curatori (tutti under 40 con l’eccezione di Cristiana Perrella) sono stati scelti da una giuria internazionale sulla base del progetto curatoriale presentato a una open call con 69 partecipanti. Risultato: dieci mostre con molti tratti comuni ma anche profonde diversità, che restituiscono un clima solo apparentemente frammentato e confuso, ma in realtà vivace e piuttosto stimolante. E questa è la differenza più significativa rispetto alla 12esima: qui non si valuta soltanto la singola opera, ma il progetto del curatore nel quale è inserita, che ha un peso determinante nel valutarne il senso, la portata, il rigore e la coerenza.

CURATORI SOTTO ESAME
Criteri soggettivi (ma non troppo) che proverò ad applicare in questa sede. Di tutti e dieci, il progetto elaborato con maggiore consapevolezza e precisione mi è parso De Rerum Rurale di Matteo Lucchetti, che ha invitato 15 artisti a riflettere sul concetto di rurale nell’Italia contemporanea, con una scelta di opere coraggiosa e precisa, allestita in tre sale che permettono una lettura attenta e consequenziale. Di grande suggestione, sia visiva che concettuale, la mostra Ad occhi chiusi gli occhi sono straordinariamente aperti di Luca Lo Pinto, con opere di 7 artisti che ruotano intorno a un testo su vetro scritto dal poeta e critico Emilio Villa nel 1970, contro la storicizzazione della sua opera. Allestimento impeccabile, luci soffuse, ottima scelta di artisti: una proposta che gioca la carta di una sensibilità rarefatta ed elegante, in bilico tra arte, memoria e letteratura.
La Seconda Scelta di Cristiana Perrella punta su 5 artisti per riflettere sulla pratica di riuso nell’arte contemporanea e i suoi risvolti processuali e concettuali, per una mostra impaginata in maniera più classica ma piuttosto equilibrata, forte della presenza di artisti consolidati. I would prefer not to/Preferirei di no di Simone Ciglia e Luigia Lonardelli ha il merito di aver spezzato la monotonia delle sale disposte intorno alla rotonda centrale del Palaexpo in maniera sapiente e non ovvia, per creare un percorso di visita che valorizza le opere dei 13 artisti invitati. Molto ambizioso e ben sostenuto criticamente il progetto La democrazia in America di Luigi Fassi, anche se le opere dei 6 artisti invitati, tra i quali due interessanti scoperte (Nicolò De Giorgis e Alessandro Balteo-Yazbeck) avrebbero potuto essere valorizzate da un allestimento meno schematico.
Michele D’Aurizio ha affrontato il tema dell’autoritratto – assai attuale in era selfie – con Ehi Voi!: 22 artisti coinvolti in una sala vivace ed eccessivamente affollata, non semplice da comprendere nei diversi passaggi di lettura del progetto.

Denis Viva, Periferiche, exhibition view - Credits OKNOstudio - Courtesy La Quadriennale di Roma

Denis Viva, Periferiche, exhibition view – Credits OKNOstudio – Courtesy La Quadriennale di Roma

APPROCCI CRIPTICI E COERENZA
Troppo criptica la sezione di Simone Frangi, Orestiade Italiana, con 19 soggetti coinvolti tra artisti e scrittori, improntata a una riflessione legata all’identità italiana attraverso una riscrittura di Pasolini, messa in scena con un allestimento misterioso e impenetrabile, poco adatto a una mostra che si rivolge al grande pubblico: questo è un dettaglio che sia D’Aurizio che Frangi sembrano aver dimenticato (volutamente?). Un difetto che sembra appartenere anche a Cyphoria, il progetto di Domenico Quaranta che riunisce 14 artisti per analizzare il rapporto tra reale e virtuale, presentato in maniera caotica e confusa.
Più accademica e ordinata la proposta di Denis Viva, che ha invitato a Periferiche 8 artisti che vivono e lavorano nelle periferie del sistema dell’arte italiano, per indurci a ripensare questa condizione in epoca di globalizzazione. Chiude la serie Marta Papini con Lo stato delle cose: un progetto che vede coinvolti 8 artisti delle ultime generazioni in una proposta che concepisce l’opera come una possibilità di incontro con il pubblico, gestito attraverso un public program che dovrebbe permettere ai visitatori di fare esperienza delle opere. Ma, anche in questo caso, la gestione di situazioni del genere, nonostante la volontà dell’istituzione, non è facile e alla fine Lo stato delle cose appare depotenziato rispetto alle premesse.
In conclusione, nonostante i necessari distinguo, Altri tempi altri miti appare coerente con la mission dichiarata dal presidente Franco Bernabè: “Un progetto comune di rilancio dell’arte contemporanea italiana sul territorio romano”, grazie anche al Fuori Quadriennale, che ha coinvolto molte realtà cittadine in un’iniziativa comune. Un punto di partenza che potrebbe essere arricchito in futuro da un confronto tra curatori di generazioni diverse, in modo da avere punti di vista ancora più articolati e stimolanti sul nostro complesso e contradditorio presente.

Ludovico Pratesi

Roma // fino all’8 gennaio 2017
Quadriennale d’arte – Altri tempi altri miti
PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI
Via Nazionale 194
06 39967500
www.quadriennale16.it

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/56688/16-quadriennale-darte-altri-tempi-altri-miti/

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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