10 mesi con un attore porno. L’opera shock di DER Sabina alla Quadriennale di Roma

L’artista forza i propri limiti all’interno di una ricerca che propone di riflettere sul tema del desiderio femminile e del controllo. Con uno sfondo anche sociale

Ancora spunti dalla 16esima Quadriennale di Roma. La mostra, che sta facendo molto parlare di sé in questi giorni, presenta tra i molti lavori uno che non mancherà di far discutere. È il contributo di DER Sabina alla mostra Ehi Voi! curata da Michele D’Aurizio. Per l’occasione l’artista 36enne, milanese, ex modella e Dj, nota per il suo lavoro che spinge il corpo oltre i limiti convenzionali, in un approccio che fa positivamente pensare alla pratica performativa della scuola tedesca di Marina Abramović (in un suo periodo precedente, ad esempio, è stata campionessa di thai boxe, sempre all’interno della sua ricerca d’artista), si è presentata con l’inedito Backdoor. Quest’ultimo parte dall’analisi del piacere femminile, in una disamina che è anche sociale e che richiama l’attenzione ai numerosi fatti di cronaca che stanno oscurando lo scenario nazionale. “È molto importante” spiega l’artista “parlare di questo in Italia”.

UNA RIFLESSIONE SOCIALE
La donna che deve poter decidere del proprio destino, anche in relazione ai propri desideri sessuali, è per DER Sabina raccontata in una installazione a 4 canali che presenta con delicatezza un contenuto ben più pesante. L’artista avrebbe infatti messo sotto contratto per 10 mesi un attore porno, chiedendogli di instaurare per quel periodo con lei una vera e propria relazione, ripresa poi dai video che vengono trasmessi sui monitor alla Quadriennale. Il tema del controllo diventa qui fondamentale. “Questo allenamento” spiega il curatore “le ha permesso di condurre un’indagine del proprio corpo attraverso i dettami del desiderio – costretto a consumarsi nella sola visione, quello genera una manifestazione fantasmatica del sesso. Nell’installazione video il rapporto sessuale è documentato ma unicamente attraverso la percezione visiva che l’attore restituisce dell’ambiente circostante”. E infatti sono solo delle porzioni di corpo, quelle che si vedono e il movimento oscillatorio che fa percepire l’atto in corso (non è appariscente né sfacciata come la performance di Milo Moiré per intenderci).

L’ARTISTA SI METTE IN GIOCO (E A NUDO)
Il progetto che si completa in una serie di collage non presenti in mostra è stato uno sforzo enorme per l’artista anche a livello psicologico, nella sublimazione fortissima di una relazione umana all’interno di un percorso in nome della sua ricerca. E soprattutto ci fa pensare che il ruolo degli artisti è anche quello di forzare i nostri limiti, arrivando laddove noi non arriveremmo ed esercitando su se stessi pressioni alle quali non ci sottoporremmo. In questo caso in nome di una riflessione non solo sociale, ma anche universale.

Santa Nastro

13 ottobre 2016 – 8 gennaio 2017
Quadriennale di Roma
Palazzo delle Esposizioni
Roma, Via Nazionale 194
www.quadriennale16.it

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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