Cortocircuiti socio-culturali. Tiziana Cantone e Le Ragazze del Porno

A pochi giorni dalla notizia della tragica morte di Tiziana Cantone, la scrittrice Lorenza Fruci riflette sul cortocircuito culturale e sociale che contraddistingue la società contemporanea in tema di sessualità. Prendendo l’esempio delle registe che compongono il gruppo de Le Ragazze del Porno.

CRONACA E CINEMA
Ci sono dei momenti in cui la contemporaneità degli avvenimenti induce a fare delle riflessioni più profonde del solito, al punto da cristallizzare un’analisi della società e dei suoi costumi, così come è accaduto la settimana scorsa, quando in Italia le agenzie hanno battuto, più o meno nelle stesse ore, la notizia del suicidio di Tiziana Cantone e della proiezione in programma al Milano Film Festival dei primi due corti girati dal collettivo Le Ragazze del Porno (un gruppo di registe tra i 25 e i 75 anni che vogliono proporre un cinema porno-erotico al femminile).
Un caso giudiziario di cronaca il primo e un appuntamento culturale il secondo, si è trattato di due eventi solo apparentemente distanti e imparagonabili, in quanto i fatti della vita e la realtà li hanno messi in connessione, creando un cortocircuito socio-culturale.
Ero alla proiezione dei film de Le Ragazze del Porno e insieme a me altre centinaia di persone che hanno reso la serata un evento sold out. Durante la visione dei due corti (Queen Kong di Monica Stambrini e Insight di Lidia Ravviso, due storie diverse accomunate dall’impronta fortemente autorale delle registe) il pubblico ha assistito in religioso silenzio, incuriosito dal vedere la pornostar Valentina Nappi nei panni del mostro Queen Kong e la performer Slavina masturbarsi in 16:9.
Qualcuno (pochi in realtà), nel dibattito che ne è seguito con le autrice e le attrici, ha anche dichiarato di essersi eccitato nel rispetto della regola che vuole il porno come mezzo per questo fine, anche se le registe hanno detto di non avere badato eccessivamente a tale aspetto del racconto. Quello che interessava loro era soprattutto appropriarsi del linguaggio del genere porno per metterlo a disposizione dello sguardo e del punto di vista femminili. Esperimento riuscito che, però, non le ha tenute al riparo da critiche e attacchi provenienti dalla Curia (in occasione del Pesaro Film Festival), spesso dalle femministe e dallo stesso ambiente del cinema e della televisione e, in alcuni casi, da quello familiare.
Perché? Perché non siamo un paese socialmente e culturalmente pronto a considerare il porno un modo per rappresentare la sessualità, né tanto meno un linguaggio che le donne possano fare proprio.

Lidia Ravviso, Insight (2016)

Lidia Ravviso, Insight (2016)

SESSO E TABÙ
Ancora troppi tabù e pregiudizi giudicano questo genere filmico, come se la sessualità fosse ancora qualcosa che si può fare (di nascosto) e di cui non si può parlare e tanto meno rappresentare per quella che è. Sto scrivendo banalità, lo so. Ma non posso farne a meno. Il caso di Tiziana Cantone ha ribadito che in Italia il sesso, soprattutto quando riguarda le donne, è un argomento le cui libertà non sono ancora pienamente tollerate dalla massa. È a lei che ho pensato durante la proiezione dei corti, riflettendo sulla velocità con cui i suoi video, dopo essere stati diffusi sul web, sono stati visti (o fruiti) da centinaia e migliaia di persone. È stata la stessa Tiziana a essere informata dai suoi amici, che li avevano guardati, di essere diventata una sorta di star del web a luci rosse.
Questo a dimostrazione di quanto il genere porno (nelle sue più disparate versioni) sia goduto da un pubblico vastissimo. Dovremmo partire da questo dato, dal fatto che la maggior parte degli uomini e molte donne guardano porno per vivere un aspetto della sessualità. Basterebbe ammettere quello che siamo. Uomini e donne con sentimenti, emozioni, pulsioni, istinto e desideri.
Uomini e donne perché il porno può far parte della vita sessuale di un individuo, così come ci ha dimostrato Tiziana (sempre che le indagini accertino che i video li abbia fatti e inviati di sua spontanea volontà e senza condizionamenti) e come ci vogliono ricordare Le ragazze del Porno con i loro lavori. Ma non siamo pronti. È bastato leggere sul web e sui giornali le reazioni dei tanti (anche qualche testa pensante) che hanno criticato i costumi di Tiziana. Non condannando però il vergognoso e vigliacco comportamento dell’uomo o degli uomini che hanno messo in rete i suoi video.

Lidia Ravviso, Insight (2016)

Lidia Ravviso, Insight (2016)

PREGIUDIZI DA ABBATTERE
Non siamo pronti, siamo ancora un paese in cui il pensiero bigotto e maschilista è predominante sulla sessualità (e non solo). Abbiamo ancora molto da fare. Noi donne lo sappiamo e continuiamo a rimboccarci le maniche quotidianamente. Ora però è doveroso che lo facciano anche gli uomini, mettendosi in discussione e parlando ai loro simili che vivono ancora nel retaggio di vecchi e superati schemi mentali che producono solo giudizi. Ecco perché, come conclusione di questa riflessione, riporto le parole scritte dal filosofo Franco Bolelli – un uomo, appunto – sul suo profilo Facebook a commento della morte di Tiziana Cantone: “Trattare una donna come oggetto sessuale è miserabile. Nascondere che una donna è soggetto sessuale è assurdo. Il sesso deve essere liberato dall’idea del peccato ma nello stesso tempo dobbiamo imparare a trattarlo come superiore rito vitale. Perché se il sesso – e il femminile e maschile – non lo liberiamo da tutti gli stereotipi e non lo agganciamo ai grandi archetipi, temo non usciremo mai dalla trappola binaria dove da una parte c’è il peccato&taboo e dall’altra una libertà sessuale a bassa quota. È una vera grande sfida, una vera missione antropologica e vitale”. E, aggiungerei, anche sociale e culturale.

Lorenza Fruci

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