Il direttore degli Uffizi: 18 anni di attesa, ora sulla Loggia di Isozaki decida un referendum

Eike Schmidt riapre l'annosa questione, arrivando a proporre un referendum. L'archistar giapponese vinse il concorso nel 1998, ma nessuno assume responsabilità sulla realizzazione

L’approccio alla questione l’aveva riassunto sul finire del 2013 la ex soprintendente dei musei fiorentini Cristina Acidini con un intervento su Il Giornale: “il progetto della nuova loggia disegnata per gli Uffizi da Arata Isozaki è ben lontano dall’essere una priorità”, sosteneva in sostanza. È al suono di queste parole che da ben 18 anni Firenze – ma anche il governo, e il Ministero nel succedersi dei vari titolari – sta gestendo il colossale intervento architettonico: cioè dal 1998, quando l’archistar giapponese Arata Isozaki vince il concorso di progettazione internazionale per la Loggia da realizzare all’uscita degli Uffizi. Se dunque Firenze – lo ripetiamo spesso – sembra essere entrata in sintonia con l’arte centemporanea internazionale, con i progetti che hanno coinvolto personaggi del calibro di Koons, Fabre e prossimamente Ai Weiwei -, non altrettanto pare possa dirsi della grande architettura attuale. Delle scorse settimane sono le dichiarazioni del sindaco Nardella che sembrano mettere definitivamente la parola fine al progetto della stazione ferroviaria firmato sir Norman Foster; con Isozaki tutto tace, inspiegabilmente.

SE IL MINISTRO FRANCESCHINI VUOLE UN INCONTRO, BEN VENGA
O per lo meno tutto taceva: fin quando a riaprire la vicenda ci ha pensato l’irrefrenabile neo-direttore degli Uffizi Eike Schmidt: “La questione, dopo tutto questo tempo, non è più estetica, ma politica”, ha dichiarato lo storico dell’arte tedesco, “spetta alla collettività, e ai politici al livello di governo. Considerato l’impatto che un inserto architettonico come la Loggia avrebbe in un punto così delicato del centro storico, è possibile ritenere utile al riguardo, anche una consultazione dei fiorentini“. Un’uscita che ha inevitabilmente riportato la questione al centro dell’attenzione, stante anche il momento agostano, avaro di temi caldi per i media: l’edizione fiorentina di Repubblica ha intervistato Andrea Maffei, braccio destro in Italia di Isozaki, che ha informato del fatto che da 7 anni non ci sono progressi, lanciando quasi un appello all’attuale ministro: “Se il ministro Franceschini vuole un incontro, ben venga“.

QUALCUNO SI ASSUMA UNA VOLTA PER TUTTE LA RESPONSABILITÀ
E l’idea del referendum lanciata da Schmidt? “Consultazioni di vario tipo sul progetto di Isozaki sono già state fatte in passato, per poi essere strumentalizzate”, commenta una nota del presidente dell’Ordine degli architetti di Firenze, Roberto Masini. “Adesso, a distanza di quasi vent’anni dal concorso di progettazione internazionale vinto dalla Loggia per l’uscita degli Uffizi disegnata dall’architetto giapponese, sarebbe invece più opportuno che qualcuno si assumesse una volta per tutte la responsabilità di realizzarla o non realizzarla, senza nascondersi dietro strategie populiste”. E non ha mancato di dire la sua anche Luigi Prestinenza Puglisi, prestigiosa colonna dell’architettura su Artribune, fra molto altro: “Solo in Italia si può parlare per 20 anni di una tettoia”, ha commentato in un post su Facebook. “In Francia, dove il contesto ambientale era non meno delicato, non si è parlato della piramide di Pei ma del progetto del grande Louvre. E, se si accetta il progetto del grande Louvre, la piramide viene di conseguenza. Pazienza se non piace a tutti. Ci siamo abituati al Vittoriano a Roma, figuriamoci se ci preoccupa una sovradimensionata rete da letto disegnata da un architetto di non eccelsa grandezza”.

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Massimo Mattioli

Massimo Mattioli

É nato a Todi (Pg). Laureato in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Perugia, fra il 1993 e il 1994 ha lavorato a Torino come redattore de “Il Giornale dell'Arte”. Nel 2005 ha pubblicato per Silvia Editrice il libro “Rigando dritto.…

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