Doppio ritratto. Antonio e Xavier Bueno a Firenze

Villa Bardini, Firenze – fino al 18 settembre 2016. A pochi passi dal Ponte Vecchio e lungo la collina che si erge lieve per culminare con il mediceo Forte di Belvedere, la villa fiorentina ospita la grande mostra antologica che ripercorre le vicende artistiche dei due fratelli spagnoli Antonio e Xavier Bueno.

DUE FRATELLI, DUE ARTISTI
Circa 130 opere – molte delle quali concesse dagli eredi e altre prestate da differenti musei, fondazioni, collezioni pubbliche e private – ricostruiscono le vicende storiche, alquanto singolari, legate non solo alla vita dei due protagonisti, ma anche ai cambiamenti socio-politici a cavallo tra le due guerre mondiali.
Cambiamenti che plasmeranno e influenzeranno inevitabilmente la vita e l’arte di Xavier (Vera de Bidasoa, 1915 – Fiesole, 1979) e Antonio Bueno (Berlino, 1918 – Fiesole, 1984), giunti a Firenze il 2 gennaio del 1940 per il canonico voyage en Italie.
Una serie di coincidenze, tra le quali l’ingresso dell’Italia in guerra e il conseguente veto agli stranieri di lasciare le città di residenza, sancirono per i fratelli spagnoli il definitivo trasferimento in terra di Toscana, precisamente sulle colline di Fiesole.

Antonio Bueno, Odalisca D'après Ingres, 1980, olio su tavola. Collezione privata, Montecatini Terme. Photo by G. Pisapia

Antonio Bueno, Odalisca D’après Ingres, 1980, olio su tavola. Collezione privata, Montecatini Terme. Photo by G. Pisapia

LA MOSTRA
Suddivisa in sezioni tematiche, la mostra mette in evidenza, oltre al rapporto tra Antonio e Xavier, gli incontri fondamentali per la loro carriera, come quello con de Chirico, affascinato a tal punto dai lavori dei due fratelli che impose la loro presenza a tutte le esposizioni al quale fu invitato negli anni del secondo conflitto mondiale.
Nel 1947, in seguito all’incontro con Pietro Annigoni e Gregorio Sciltian i fratelli Bueno diedero vita al gruppo dei Pittori Moderni della Realtà, pubblicando nell’omonimo Manifesto gli intenti di questa nuova esperienza artistica, cui contribuirono il critico e giornalista Orio Vergani e i pittori Giovanni Acci, Alfredo Serri e Carlo Guarienti, al fine di sostenere un’arte democratica affermando: “Noi vogliamo una pittura capita da molti e non da pochi raffinati”.  Esperienza che si esaurì ben presto, nel 1949, per effetto di malumori interni al gruppo. Con l’arrivo degli Anni Cinquanta, la produzione dei Bueno iniziò a differenziarsi in maniera sostanziale, complici percorsi paralleli intrapresi nel tempo, che porteranno Antonio ad abbandonare la figurazione, sostituita dalla rappresentazione di oggetti metafisici, molto acclamati alla Biennale di Venezia del 1956. Xavier, invece, non abbandonerà mai la figurazione e si concentrerà sull’indagine sociale, guardando ai muralisti messicani.

Xavier Bueno, Evelina, 1947, olio su tavola telata. Collezione Eredi A. Bueno, Fiesole. Photo by G. Pisapia

Xavier Bueno, Evelina, 1947, olio su tavola telata. Collezione Eredi A. Bueno, Fiesole. Photo by G. Pisapia

UN RACCONTO A DUE VOCI
Procedendo secondo un ritmo incalzante, la rassegna offre allo spettatore una visione completa ed esaustiva dell’opera dei Bueno, attraversando e raccontando, con misurata capacità di ricerca, i percorsi e le traiettorie seguite nel corso del tempo.
Se gli Anni Sessanta costituirono un decennio davvero felice per Antonio, grazie alle mostre fiorentine in compagnia di Manzoni e Scheggi e alla fondazione del gruppo denominato Nuova Figurazione, insieme a Berti, Nativi, Moretti e Ricci, che si avvaleva del supporto critico di Giulio Carlo Argan, Xavier, quasi messo in disparte dal fratello, fondò lo sfortunatissimo gruppo Nuova Corrente con Pini, Papasogli, Lombardi, Pecchioli e Midollini, destinato a sciogliersi a pochi mesi dalla nascita.
Contestualmente a tali esperienze i Bueno iniziarono a elaborare uno stile che li accompagnerà fino alla morte, caratterizzato per Antonio da opere di ispirazione fumettistica di matrice pop, come Homo Technologicus del 1964 o Teatrino di Preistoria Contemporanea del 1965, mentre Xavier si aprirà a una dimensione extrapittorica verificata dagli assemblaggi – ne è un mirabile esempio Natura morta con cardo del 1967 – per evolversi in una tecnica pittorica dove la materia bituminosa e quasi monocromatica si impone nella narrazione di storie legate a un’umanità popolata da bambini, ragazzi soli, corpi nudi e maternità dal forte impatto poetico.
L’esposizione si conclude con la sala dedicata alla serie d’après realizzata da Antonio attraverso la quale, come sottolinea il curatore Stefano Sbarbaro, rivisita con “arguta ironia” le opere di de Chirico, Ingres, Caravaggio, Leonardo e così via.

Gino Pisapia

Firenze // fino al 16 settembre 2016
Antonio e Xavier Bueno – Doppio ritratto
a cura di Stefano Sbarbaro
VILLA BARDINI
Costa San Giorgio 2
055 20066206

[email protected]
www.bardinipeyron.it

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/53877/antonio-e-xavier-bueno-doppio-ritratto/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Gino Pisapia

Gino Pisapia

Classe 1981, Gino Pisapia è critico d’arte e curatore indipendente, indaga e si occupa di ricerca sulle ultimissime esperienze artistiche, vive e lavora a Firenze. Nel 2006 si è laureato in Storia dell'arte Contemporanea all'Università di Napoli, nel 2007 ha…

Scopri di più