Louise Bourgeois a Bilbao. L’arte come atto di sopravvivenza

Guggenheim Museum, Bilbao – fino al 4 settembre 2016. Ultime settimane per la mostra evento sulla tormentata artista franco-statunitense. All’interno della cattedrale decostruttivista di Frank Gehry, a esplodere è la potenza lacerante delle sue celle esistenziali e delle sue opere grafiche.

IL LEGAMO FRA BOURGEOIS E BILBAO
In un certo senso, Louise Bourgeois (Parigi, 1911 – New York, 2010) appartiene da sempre al Guggenheim di Bilbao. Chiunque abbia percorso la passeggiata lungo il fiume Nervión, anche resistendo alla tentazione di varcare la soglia del museo assurto a simbolo di una stagione ormai perduta dell’architettura e della rinascita di un territorio, certamente si è imbattuto nella celeberrima Maman.
La scultura-ragno, posizionata da anni all’esterno dell’edificio, è solo uno degli omaggi dell’artista all’amatissima madre. Proprio per questo, Strutture dell’esistenza: le Cellule – la retrospettiva presso l’istituzione basca, resa possibile con il contributo della Fondazione BBVA – sembra chiudere un cerchio, offrendo alle ventotto celle, eccezionalmente riunite insieme per la prima volta, la migliore dimensione possibile affinché svolgano la loro parte: continuare a esistere, appunto.

Louise Bourgeois - Strutture dell’esistenza - installation view at Guggenheim, Bilbao 2016 - photo Valentina Silvestrini

Louise Bourgeois – Strutture dell’esistenza – installation view at Guggenheim, Bilbao 2016 – photo Valentina Silvestrini

TRE E DUE DIMENSIONI
Affiancata da un intenso progetto didattico ed educativo, comprensivo di sessioni creative riservate ai piccoli visitatori e di special tour per illustrare le – e non sarebbe potuto essere altrimenti – articolate operazioni di allestimento, la mostra va oltre la nutrita selezione di micro-ambienti finalizzate a “ricordare e dimenticare contemporaneamente”.
L’orizzonte curatoriale, affidato a Julienne Lorz, Petra Joos e Jerry Gorovoy – lo storico assistente di Louise Bourgeois –, si estende anche alla produzione bidimensionale, attraverso tele, disegni ed eccezionali opere grafiche. Il percorso attraversa sette decenni del Novecento, durante i quali il corpo e la mente dell’artista hanno sfiorato la fragilità del vetro, si sono persi nella memoria sfiorando la morbidezza dei tessuti, hanno padroneggiato il potere dello specchio, senza rinunciare a legarsi con i colori ad olio, le matite e l’inchiostro.

Louise Bourgeois - Strutture dell’esistenza - installation view at Guggenheim, Bilbao 2016 - photo Valentina Silvestrini

Louise Bourgeois – Strutture dell’esistenza – installation view at Guggenheim, Bilbao 2016 – photo Valentina Silvestrini

STORIA DI UNA VITA
Originaria di Parigi, dove nacque nel 1911, nell’infanzia Bourgeois frequenta il laboratorio di restauro degli arazzi gestito dai genitori. Dopo l’abbandono degli studi di filosofia e matematica, alla Sorbona, frequenta varie accademie di belle arti. Ha diciassette anni quando incontra lo storico e critico dell’arte americano Robert Goldwater: si uniranno in matrimonio, avranno tre figli e insieme vivranno a New York. A distanza dalla famiglia d’origine – la madre era scomparsa prematuramente nel 1932, il padre si era legato a un’altra donna – l’artista intraprende dapprima il percorso di pittrice, con opere che combinano l’interesse per l’architettura con quello per l’indagine del corpo, soprattutto femminile; alla metà degli Anni Quaranta risale l’esordio con la scultura. È il 1951 l’anno che incide nella sua parabola umana e artistica. La morte del padre la getta in una profonda depressione che la spinge verso un percorso, quasi trentennale, di psicanalisi. Un passaggio questo essenziale per comprendere l’evoluzione della sua produzione, così ampiamente documentata nella mostra di Bilbao.

Louise Bourgeois - Strutture dell’esistenza - installation view at Guggenheim, Bilbao 2016 - photo Valentina Silvestrini

Louise Bourgeois – Strutture dell’esistenza – installation view at Guggenheim, Bilbao 2016 – photo Valentina Silvestrini

L’INCONSCIO AL CENTRO
Sondare l’inconscio diviene un esercizio capace di acquisire una compiutezza fisica, trovando nella produzione degli ambienti delle celle l’assoluta, poetica e violenta, sublimazione. Questi sofisticati set, ambiti di reclusione e di protezione, nella duplice accezione dell’artista, custodiscono intime reminiscenze dell’infanzia e della vita di donna, drammaticamente selezionate e riposizionate: mobili di recupero, boccette di profumo, porte, finestre, abiti, brandelli di corpi, scampoli di tappezzeria, porzioni di specchi.
La memoria raccoglie il passato, dopo averlo fatto a pezzi e registrato con suggestioni di tipo visivo, sonoro e uditivo: Louise Bourgeois tenta di superare lo strazio personale fissando, entro confini definiti da reti industriali, porzioni della sua storia. “Se il male si attenua, la tensione si riduce, la costrizione scompare; allora il dolore viene eliminato e la scultura funziona”, spiegano i curatori. Oltrepassando il limite del coinvolgimento mentale, la mostra del Guggenheim finisce per impadronirsi delle viscere del visitatore, in un crescendo di appropriazione cui tener testa.

Louise Bourgeois - Strutture dell’esistenza - installation view at Guggenheim, Bilbao 2016 - photo Valentina Silvestrini

Louise Bourgeois – Strutture dell’esistenza – installation view at Guggenheim, Bilbao 2016 – photo Valentina Silvestrini

L’OMAGGIO DI LONDRA
Un percorso espositivo passionale, che pone dinanzi ad immagini e soprattutto a stanze esistenziali dalle quali si è contemporaneamente attratti e intimoriti. Questi microcosmi, separati dal maestoso spazio museale da un filtro visivamente leggero, dotati di fessure appositamente lasciate per fare capolino, rivelano interni a tratti opprimenti, sinistri, sempre potenti.
Alla chiusura della retrospettiva del Guggenheim di Bilbao, l’eredità di questo percorso sembra ora già stata raccolta nell’appena inaugurata Tate Modern, nella quale la direttrice Frances Morris ha scelto, per la prima volta, di assegnare a Louise Bourgeois un’intera galleria.

Valentina Silvestrini

Bilbao // fino al 4 settembre 2016
Louise Bourgeois – Strutture dell’esistenza: le Cellule
a cura di Julienne Lorz, Petra Joos e Jerry Gorovoy
GUGGENHEIM MUSEUM
Abandoibarra Etorb. 2
+34 (0)944 359080
www.guggenheim-bilbao.es

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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