Siamo tutti architetti. L’Ordine professionale di Roma chiede a tutti gli iscritti progetti per le zone terremotate: e scoppiano le polemiche

Un appello sul sito internet dell'Ordine degli Architetti di Roma e Provincia invita agli associati ad inviare "progetti e proposte per ridisegnare i paesi devastati". Dalle loro scrivanie

Se l’Italia, recita una nota battuta emersa negli ambienti sportivi, è “un paese di commissari tecnici”, tutti pronti a svelare al mondo la loro soluzione per migliorare le prestazioni della nazionale di calcio, in questi giorni – anche se le circostanze sconsigliano le battute, oggi – si scopre un paese di architetti urbanisti e ingegneri antisismici. Tutti intervengono per dire la loro su come dovrà essere affrontata la ricostruzione nell’Italia centrale colpita dal grave terremoto del 24 agosto: quali le priorità, quali le opzioni più lievi per la popolazione. Intervengono, certo con maggior pregnanza, anche tanti professionisti: ieri vi informavamo sulle idee di Renzo Piano, interpellato all’uopo direttamente dal premier Renzi. Oggi dalle pagine de L’Unità replica Vittorio Gregotti, che inizia proprio consigliando a Piano – “credo, il mio miglior allievo di successo” – di “non imporre troppo la sua personalità di architetto, e far dipendere il suo lavoro soprattutto dall’insieme delle tracce storiche e geografiche”. Lui da dove inizierebbe? “Sono assolutamente d’accordo nel non cambiare sito, non fare alternative radicali e le esperienze dell’Aquila lo confermano. Anzi, è indispensabile seguire le tracce storiche e antropo-geografiche degli insediamenti consolidate nel tempo, come sono adesso o con quel che è rimasto. Sul tipo di espansione è molto evidente riprendere questo principio insediativo”.

INIZIATIVA PRIVA DI SIGNIFICATO E DANNOSA
Ma capita anche – in queste convulse giornate – di incontrare petizioni per così dire “scomposte” lanciate addirittura da ordini professionali. Come l’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia, il cui presidente ha pubblicato un appello sul sito internet con l’invito agli associati ad inviare “progetti e proposte per ridisegnare i paesi devastati“. “Con allegata una cartella descrittiva in A4”, ha notato subito qualcuno con una certa ironia sui social network. “Proposte e progetti che saranno inoltrati dall’Ordine di Roma al Commissario per la ricostruzione”. A farsi portavoce della “fronda” l’architetto Eugenio Cipollone, con un post su Facebook: “Sono sconcertato da questa iniziativa che ritengo priva di significato e, per certi aspetti, dannosa. La ricostruzione post- terremoto è prima di ogni altro aspetto un processo organico multiplo, complesso, che richiede analisi complesse e professionalità multiple”, osserva, invitando i colleghi a condividere. “L’invito del Presidente dell’Ordine di Roma sembra invece assecondare la genericità e la banalità del dibattito che infiamma i social nei giorni del dopo terremoto, dove sembra che il principale e unico tema sia la modalità linguistica da adottare nella ‘ricostruzione fisica’ dei territori assegnando all’architettura un ruolo primario e salvifico”.

PERSONALISMI ED EGO IPERTROFICI
Intemerata conclusa? No, anzi il documento si fa ancor più caustico: “Tutto ciò non è di buon auspicio né soprattutto sintomo di buona salute per questa nostra categoria afflitta da personalismi ed ego ipertrofici sulla natura e rilievo dell’azione del progetto. Immaginare di raccogliere, quale contributo intellettuale del più grande (numericamente) Ordine professionale d’Europa, progetti di ricostruzione autoreferenziali e selezionati secondo il solo criterio della quantità, raccolti un tanto al chilo come se fossero aiuti alimentari è veramente insopportabile e ingiurioso sia per i territori colpiti che per un’etica professionale. Quindi, non riconoscendoci nei contenuti e programmi delineati, mi dissocio pubblicamente e formalmente da questa insana proposta e rivolgo un appello a tutti gli iscritti all’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia affinché vengano risparmiati, a noi architetti romani, al Commissario per la ricostruzione, e in primis agli abitanti dei territori, gli esiti di questa iniziativa avventata e superficiale”.

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Massimo Mattioli

Massimo Mattioli

É nato a Todi (Pg). Laureato in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Perugia, fra il 1993 e il 1994 ha lavorato a Torino come redattore de “Il Giornale dell'Arte”. Nel 2005 ha pubblicato per Silvia Editrice il libro “Rigando dritto.…

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