Con il regista George Miller (Mad Max: Fury Road) a presiedere la giuria composta da Valeria Golino, Vanessa Paradis, Kirsten Dunst, Mads Mikkelsen, Arnaud Desplechin, Laslo Nemes, Donald Sutherland e la produttrice iraniana Katayoon Shahabi, ogni previsione è un azzardo. Secondo il principio degli spazi lottizzati un premio deve andare ad un francese (non di più, dopo la generosa quota accaparrata lo scorso anno). Una seconda fetta deve essere a stelle e strisce, allora c’è chi sostiene, Variety più di tutti, che il road movie di Andrea Arnold American Honey potrebbe assecondare i gusti del Presidente e diventare la prima Palma d’Oro a una donna. Ipotesi remota sulla base storica che l’unica a vincere il Premio è stata Jane Campion nel 1993 con Lezioni di Piano ex aequo con Addio mia concubina di Chen Kaige. Potrebbe mai Andrea Arnold eguagliare Jane Campion?

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The Neon Demon di Nicolas Winding Refn

I FILM PIÙ AMATI DALLA CRITICA

Paterson di Jim Jarmusch resta uno dei film più nominati, insieme a Toni Erdmann di Maren Ade, che nel frattempo ha vinto il Premio Fipresci. Il primo è il racconto minimalista della vita abitudinaria di un autista d’autobus che scrive poesie, il secondo una commedia sulla riconciliazione di un padre e una figlia grazie alla serie di buffi stratagemmi messi in atto dal vecchio. Ma anche in questo caso la regista è una donna e le possibilità della Palma d’Oro diminuiscono. Magari succedesse il miracolo.

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Paterson di Jim Jarmusch

I REGISTI PREMIATI NELLE PRECEDENTI EDIZIONI

Xavier Dolan con la sua piece teatrale adattata per lo schermo, It’s Only The End of The World, ha spaccato la critica a metà: ma davvero a 27 anni è così addentrato nel gotha lobbista di Cannes da vincere di nuovo? (aveva ricevuto il Premio della Giuria con Mommy nel 2014). D’altra parte meglio lui che Ken Loach o i Dardenne. I fratelli belgi, che fanno parte dei rari fortunati ad aver vinto la Palma due volte, con La fille inconnue hanno ricevuto stroncature dalla critica francese per la prima volta. L’inglese impegnato ha portato un buon film, perfettamente coerente con la sua filmografia, nessuna sorpresa perciò. Qualche riconoscimento dovrebbe finire al film brasiliano Aquarius di Kleber Mendoça Filho con Sonia Braga, sulla resistenza di una giornalista al sopruso degli imprenditori edili che vogliono abbattere la sua casa.

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Toni Erdmann di Maren Ade

I DUE RUMENI IN CONCORSO

Dei due rumeni Cristian Mungiu è il favorito dai bookmakers con Bacalaureat, racconto sulla corruzione della burocrazia, ma anche lui ha già vinto nel 2007 con 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni. Nella lista degli allibratori Julieta di Almodovar è in testa, ma qui nessuno l’ha nominato mai. Loving di Jeff Nichols, storia vera di una coppia mista che infranse la legge contro il matrimonio interraziale in Usa negli Anni ’60, sarebbe il politically correct perfetto per la cima del podio, ma è davvero molto lontano dalle corde di questa giuria.

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It’s Only the End of the World di Xavier Dolan

GLI ESCLUSI

Bocciato l’horror zuccheroso The Neon Demon di Nicolas Winding Refn e pure il dramma pseudo-impegnato The Last Face di Sean Penn: entrambi i titoli sono stati fischiati e derisi in sala. Tra meno di ventiquattro ore verranno annunciati i vincitori, ma intanto in questo video abbiamo raccolto le opinioni degli addetti ai lavori.

– Federica Polidoro

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Federica Polidoro

Federica Polidoro

Federica Polidoro si laurea in Studi Teorici Storici e Critici sul Cinema e gli Audiovisivi all'Università Roma Tre. Ha diretto per tre anni il Roma Tre Film Festival al Teatro Palladium, selezionando opere provenienti da quattro continenti, coinvolgendo Istituti di…

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