Del corpo (s)velato. Helena Almeida a Parigi

Jeu de Paume, Parigi – fino al 22 maggio 2016. Una retrospettiva itinerante celebra la ricerca della grande artista portoghese. Dai primi dipinti minimal e concettuali alla stagione delle “azioni fotografiche” fino alle azioni recenti. Corpo e segno, gesto e traccia dagli esordi a oggi.

ALMEIDA OLTRECONFINE
“La mia opera è il mio corpo, il mio corpo è la mia opera”: questo il sottotitolo scelto per la prima tappa dell’esposizione itinerante che dalla Fundação Serralves a Porto approda a Parigi per poi concludere il suo viaggio al Wiels di Bruxelles. Si tratta della prima retrospettiva dedicata a Helena Almeida (Lisbona, 1934) che oltrepassa i confini iberici.
La mostra, a partire da un impianto cronologico, si offre come rilettura del percorso storico dell’artista portoghese, creando un fil rouge o meglio un “fil bleu” (visto il colore che usa ampiamente) che ne attraversa l’intera carriera, dagli Anni Sessanta fino ai lavori più recenti.

ABITARE L’ARTE
Un percorso che si dipana attraverso diversi media – pittura, performance, fotografia –dimostrando una tensione continua al desiderio di “abitare” l’opera d’arte analizzando il valore linguistico dei supporti, primo fra tutti il corpo. Se dalle prime esperienze pittoriche, ancora legate agli studi presso l’Università di Lisbona, l’approccio concettuale si rivolge all’interrogazione del mezzo utilizzato, negli Anni Settanta la presenza dell’artista e del suo agire diviene soggetto prediletto e oggetto primario dell’attenzione tramite il filtro fotografico.

Helena Almeida, Tela habitada ,1976

Helena Almeida, Tela habitada ,1976

TRA PERFORMANCE E FOTOGRAFIA
Nelle serie Pintura habitada e Desenho abtado del 1975, la registrazione fotografica travalica la funzione di documentare l’azione performativa (come accade per Tela habitada, 1976). Essa si pone piuttosto come elemento di congiunzione tra il corpo dell’artista e gli strumenti della rappresentazione, come il colore nel caso del pennello o il tratto nel caso della matita. La superficie dell’immagine fotografica è utilizzata, al pari di qualsiasi supporto canonico (tela, carta, ecc.), come territorio di sperimentazione, con l’aggiunta peculiare della relazione con l’immagine (o il ruolo) dell’artista. Le azioni infatti vengono spesso documentate e presentate con un atteggiamento narrativo. Nella sequenza fotografica le immagini si susseguono una dopo l’altra e le performance vengono completate proprio grazie all’addizione della materia pittorica.

CORPO AL CENTRO
Il corpo quindi diventa simultaneamente protagonista e supporto dell’azione, fino a configurarsi come protesi attiva, come unico strumento capace di lasciare tracce. In Saida Negra (1995) e Dentro de mim (1998), la relazione tra l’artista, il suo corpo, e lo spazio viene evidenziata attraverso l’utilizzo di polvere di pigmento che, grazie anche all’utilizzo della fotografia in bianco e nero, amplifica l’effetto di un segno tracciato sulla carta, la visualizzazione di un passaggio altrimenti perduto.

Claudio Musso

Parigi // fino al 22 maggio 2016
Helena Almeida – Corpus

JEU DE PAUME
Place de la Concorde
+33 (0)1 47031250

www.jeudepaume.org

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Claudio Musso

Claudio Musso

Critico d'arte e curatore indipendente, la sua attività di ricerca pone particolare attenzione al rapporto tra arte visiva, linguaggio e comunicazione, all'arte urbana e alle nuove tecnologie nel panorama artistico. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Archeologia e Storia…

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