Spagna e Catalogna separate anche alla Biennale di Architettura. Per la terza volta la comunità autonoma da sola a Venezia: con sette progetti di architettura sostenibile

Ancora una volta la Catalogna sceglie di presentarsi alla Biennale di Architettura di Venezia con un proprio “padiglione nazionale”, fuori da quello convenzionale spagnolo. Con Aftermath_Catalonia in Venice. Architecture beyond architects, l’Institut Ramon Llull – consorzio pubblico istituito nel 2002 con l’obiettivo di promuovere la lingua e la cultura catalana all’estero – prende parte per […]

Ancora una volta la Catalogna sceglie di presentarsi alla Biennale di Architettura di Venezia con un proprio “padiglione nazionale”, fuori da quello convenzionale spagnolo. Con Aftermath_Catalonia in Venice. Architecture beyond architects, l’Institut Ramon Llull – consorzio pubblico istituito nel 2002 con l’obiettivo di promuovere la lingua e la cultura catalana all’estero – prende parte per la terza volta alla manifestazione in autonomia rispetto al resto del paese. Mentre una squadra di sette architetti spagnoli – Selgascano, Vicente Guallart, SMAO, Cloud9, Arquitectos Menis, RCR Architetti, Ecosistema Urbano – sta lavorando a SPAINLab, destinato ai Giardini della Biennale, con un progetto video curato dagli architetti Jaume Prat e Jelena Prokopljević e dal regista Isaki Lacuesta la comunità autonoma con capoluogo Barcellona procede da sola. Anche in questo caso gli interventi sono sette e presentano tutti un carattere pubblico, “esempi virtuosi di un’architettura capace di migliorare le relazioni tra le persone ed il loro contesto urbano, sociale e naturale”. Soluzioni dunque concrete, realizzate da progettisti catalani negli ultimi dieci anni, un arco temporale durante il quale, a causa di contingenze economiche sfavorevoli, si è chiesto all’architettura di dare risposte efficaci a bisogni reali: ottimizzando le risorse e diventando più sensibile ed inclusiva, secondo un atteggiamento in linea col tema del curatore Aravena.

PROTAGONISTI IL RECUPERO AMBIENTALE E LA SOSTENIBILITA’
La scelta è ricaduta su un ospedale transfrontaliero, una palazzina residenziale per anziani a Barcellona, un centro di Arti Sceniche, un parcheggio, un centro servizi per la distribuzione di alimenti e la Comunità di Can Batlló coordinata da LaCol – Cooperativa di architetti, unico progetto ancora in costruzione. Le installazioni audiovisive, presentate in mostra su supporti vetrosi traslucidi, mirano a innescare con il fruitore un approccio empatico all’architettura. L’intento è renderlo protagonista, affinché diventi, nello stesso tempo, visitatore e montatore: ciascuno sarà infatti chiamato a percorrere lo spazio e a realizzare da solo il proprio editing finale, utilizzando le immagini in movimento fornite dall’allestimento. Il progetto, selezionato attraverso un concorso pubblico da una giuria indipendente presieduta dall’architetto Carme Pinós, invita inoltre gli spettatori a valutare la qualità dell’intervento architettonico da un punto di vista umano e sociale. Le riprese, effettuate nel corso di vari mesi, mostrano infatti visioni, brevi racconti e immagini delle persone che si relazionano con i sette luoghi. La visione che li accomuna è quella dell’architettura come bene comune, proprio come suggerisce anche il tema guida del Padiglione Italia, presentato nei giorni scorsi. L’esposizione è corredata da un catalogo scaricabile on-line e da un web-doc con interviste agli autori e al team dei sette progetti, corredato anche da modelli e dettagli del processo creativo e costruttivo.

– Giulia Mura

www.aftermath.llull.cat

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Giulia Mura

Giulia Mura

Architetto specializzato in museografia ed allestimenti, classe 1983, da anni collabora con il critico Luigi Prestinenza Puglisi presso il laboratorio creativo PresS/Tfactory_AIAC (Associazione Italiana di Architettura e Critica) e la galleria romana Interno14. Assistente universitaria, curatrice e consulente museografica, con…

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