Bruxelles Updates: fototour della prima edizione europea della fiera Independent. Ci sono le megas galleries, ma non si vende mica

Forse è la prima volta nella storia delle fiere d’arte contemporanea. La prima volta da quando esiste il concetto (partito chissà quando, forse a Basilea) delle “fiere collaterali”, manifestazioni che dovrebbero affiancarsi alla fiera principale, completarla con un’offerta che lei non può garantire, proporre ricerca spettinata, giovane, creativa. E solitamente è così. Solitamente ma non […]

Forse è la prima volta nella storia delle fiere d’arte contemporanea. La prima volta da quando esiste il concetto (partito chissà quando, forse a Basilea) delle “fiere collaterali”, manifestazioni che dovrebbero affiancarsi alla fiera principale, completarla con un’offerta che lei non può garantire, proporre ricerca spettinata, giovane, creativa. E solitamente è così. Solitamente ma non a Bruxelles nel 2016. Anno da ricordarsi, anno durante il quale, per la prima volta, la fiera collaterale poté vantare gallerie ben più potenti, famose, importanti, inserite rispetto alla fiera principale.
È proprio questa, quest’anno, la dialettica tra Art Brussels e Independent. La fiera newyorkese, pensata da galleristi per i galleristi e diretta da Laura Mitterrand ha deciso di sbarcare nella città europea più promettente per l’arte contemporanea e, a dispetto del suo nome, ha deciso di farlo con degli espositori che sono tutto fuorché “indipendenti”. Qualche nome? David Zwarner, Gavin Brown e Barbara Gladstone da New York; Traversia Cuatro da Madrid; Société, Isabella Bortolozzi, Peres Projects e Mehdi Chouakri da Berlino; kaufmann repetto da Milano; Jan Mot, Office Baroque e Clearing da Bruxelles; Maureen Paley, The Approach da Londra; Chantal Crousel, Jocelyn Wolff e Air de Paris da Parigi. Insomma una line up che molte fiere nel mondo si sognano e che naturalmente si sogna anche Art Brussels.
La strategia ha funzionato? Non proprio. Se Art Brussels ha rintuzzato i brutti presagi della vigilia dovuti ai fattacci di qualche settimana fa arroccandosi sulla clientela locale (l’edizione comunque non è andata benissimo a livello di mercato, ma è la storia di tutte le fiere internazionali degli ultimi mesi in realtà), Independent contava sull’afflusso in città di collezionisti dal Nord America, afflusso che non c’è stato e che ha lasciato a bocca piuttosto asciutta tutti i grandi nomi assiepati nei sei piani dell’edificio in pieno centro. I clienti da fuori non sono venuti impauriti dal terrorismo e i collezionisti locali, prima di tutto nazionalisti, hanno evitato di sostenere più di tanto una fiera “straniera” che puntava in tutta evidenza a minare la storica manifestazione belga. Non resta che da osservare quali saranno le prossime mosse di Independent nei mesi successivi e ad aprile 2017 a Bruxelles.

http://independenthq.com/2016/

 

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Redazione

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