Roma è a Vienna. Non solo brutta, sporca e cattiva

Roma e il cinema. Anzi, Roma è il cinema, stando alla retrospettiva che il Film Museum di Vienna dedica al mondo di Cinecittà. Comprende film tra il 1945 e il 1980, ma niente poliziotteschi, horror o western. Netta prevalenza di un pregnante bianco e nero, con ripescaggio di validi autori, vedi Petri o Germi, trascurati dalle narrazioni cinematografiche.

UNA RASSEGNA LUTTUOSA
Il lutto del cinema italiano per la recente scomparsa di Franco Citti ed Ettore Scola amplifica l’eco promozionale per la retrospettiva in corso al Film Museum di Vienna dedicata alla filmografia italiana. Si tratta di una significativa selezione di pellicole del miglior periodo, in programma fino a febbraio e che ha preso il via in un luogo di culto per cinefili incalliti, al pianterreno del museo Albertina.
A fare storia, c’è una nefasta coincidenza che realizza il bis con l’edizione dello scorso anno – dedicata a Vittorio De Sica – giacché anch’essa fu celebrata  sotto l’effetto triste della scomparsa di due figure emblematiche come Anita Ekberg e Francesco Rosi, avvenuta esattamente nel gennaio del 2015.

Le notti di Cabiria (1957), Federico Fellini

Le notti di Cabiria (1957), Federico Fellini

IL MIGLIOR CINEMA ITALIANO A VIENNA
Citti e Scola, l’attore pasoliniano e il regista dell’impegno politico-sociale, avendo rappresentato ognuno alla sua maniera il disagio etico in una Roma che cresce maldestramente e tragicomicamente tra illusioni e fallimenti, non possono non essere personaggi in evidenza nel cartellone dell’attuale retrospettiva viennese, intitolata Rom. Eine Stadt im Film, 1945-1980. Esplicita dedica a Roma, città immortalata nei film, nonché proverbiale città eterna: “ewige”, appunto, come viene sottolineato al pubblico germanofono.
Quindi, c’è il Citti di Accattone, di Pier Paolo Pasolini, come c’è, tra altri film di Scola, Dramma della gelosia, con Monica Vitti, Marcello Mastroianni e Giancarlo Giannini, o C’eravamo tanto amati, con Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Stefania Sandrelli.
In programma, ben trentasei pellicole oculatamente selezionate in cui, tra interpreti e registi, sceneggiatori e comparse, ci si ritrovano tutti i protagonisti dell’epoca d’oro del cinema italiano, sublimato di tanto in tanto da qualche follia che gli vale una fama mondiale, come con La dolce vita di Federico Fellini e la sua divina “Anitona” che di notte guada le acque romane della Fontana di Trevi. Personaggi e interpreti – ahinoi! – quasi tutti trapassati.

Risate di Gioia (1960), Mario Monicelli

Risate di Gioia (1960), Mario Monicelli

CHI CAPISCE TOTÒ?
Certo, ci si può chiedere se, oltre i confini nazionali, siano sufficientemente comprensibili gli eloqui comici e la gestualità di Totò in La banda degli onesti di Camillo Mastrocinque; o anche in Totò cerca casa e Guardie e ladri, quest’ultimo in coppia con Aldo Fabrizi, entrambe le pellicole co-firmate dai registi Mario Monicelli e Steno. Oppure se sia decodificabile il grottesco realismo di Alberto Sordi in Un americano a Roma, ancora di Steno.
Dubbi legittimi anche sulla piena comprensione della tipica espressività italica di tutte le stupende figure transitate nel composito palcoscenico tra neorealismo e commedia “all’italiana”. Ma, restando ai due grandi attori “comici”, fa parte della selezione anche un Totò, affiancato da Anna Magnani, in Risate di gioia, con Monicelli alla regia, in cui l’attore è capace di dare spessore a una commedia amara, grazie a un’interpretazione di valore universale; e pure un Sordi idealista che mette corpo e anima nell’esprimere una profonda disillusione esistenziale in Una vita difficile, di Dino Risi.

Un maledetto imbroglio (1959), Pietro Germi

Un maledetto imbroglio (1959), Pietro Germi

NON SOLO HIGHLIGHT
Lodevole, in questa rassegna, aver messo in vetrina autori eccellenti ma trascurati, come nel caso di Elio Petri, qui con I giorni contati, e anche con La decima vittima, pellicola dal gusto pop che incrocia vari generi; quindi Pietro Germi con Un maledetto imbroglio, un complicato noir perfettamente inserito nella Capitale, in cui il regista stesso ne è interprete insieme a Claudia Cardinale. Alla realizzazione dell’evento ha collaborato l’Istituto Italiano di Cultura di Vienna.

Franco Veremondi

Vienna // fino all’11 febbraio 2016
Rom. Eine Stadt im Film, 1945-1980
AUSTRIAN FILM MUSEUM
Augustinerstrasse 1
+43 15337054
www.filmmuseum.at

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Franco Veremondi

Franco Veremondi

Nato a Perugia, residente a Roma; da alcuni anni vive prevalentemente a Vienna. Ha studiato giurisprudenza, quindi filosofia con indirizzo estetico e ha poi conseguito un perfezionamento in Teoretica (filosofia del tempo) presso l’Università Roma Tre. È giornalista pubblicista dal…

Scopri di più