Ancora un grande evento internazionale, ancora Italia assente. Ecco chi ci sarà alla 32ma Biennale di San Paolo del Brasile, a settembre 2016

Ci risiamo: giunge l’annuncio di un grande evento internazionale, in questo caso la 32ma edizione della Biennale di San Paolo del Brasile, e per l’arte italiana inizia un nuovo calvario. Se così possiamo definire la presa di coscienza dell’assoluta inconsistenza del sistema italiano, almeno sul piano internazionale. Discorso logoro, qualunquistico? Forse, ma discorso che trova […]

Ci risiamo: giunge l’annuncio di un grande evento internazionale, in questo caso la 32ma edizione della Biennale di San Paolo del Brasile, e per l’arte italiana inizia un nuovo calvario. Se così possiamo definire la presa di coscienza dell’assoluta inconsistenza del sistema italiano, almeno sul piano internazionale. Discorso logoro, qualunquistico? Forse, ma discorso che trova sempre nuove conferme: come scorrere l’elenco dei 54 artisti invitati alla rassegna brasiliana, provenienti da 29 paesi diversi, e fra questi manca desolatamente l’Italia. A parte i padroni di casa, a parte gli immancabili big, sono rappresentate realtà come quelle di Kuwait, Zambia, Giamaica, Camerun, Zimbabwe, Lituania – presenze rispettabilissime, ma di certo prive di fortissime tradizioni artistiche – ma noi siamo ancora assenti. Il “Codice Italia”, insomma, continua a non apparire.
Chi ci sarà dunque – dal 10 settembre al 12 dicembre 2016 – alla Biennale curata da Jochen Volz, che l’ha intitolata Incerteza viva? Un gruppo molto assortito, come accennavamo sopra, con grandi maestri affiancati a creativi più giovani: da Pierre Huyghe a Hito Steyerl, Francis Alÿs, Iza Tarasewicz, Kathy Barry, Öyvind Fahlström, giusto per fare qualche nome. Piuttosto che essere divisa in sezioni, la mostra intreccerà i diversi temi con nuove opere e una serie di progetti prodotti in situ, alcuni collettivamente: l’ecologia, le cosmologie delle origini, la collective knowledge, i miti evolutivi, un mondo in grado di offrire tutti nuovi strumenti e strategie di vita nell’ottica dell’arte contemporanea. “L’arte si nutre di incertezza, probabilità, improvvisazione, speculazione e, allo stesso tempo, tenta di misurare l’incommensurabile. Dà spazio all’errore, al dubbio e al rischio, anche per i fantasmi e le profonde perplessità che ci circondano, ma non cerca di eluderli“, ha dichiarato Volz.

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Massimo Mattioli

Massimo Mattioli

É nato a Todi (Pg). Laureato in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Perugia, fra il 1993 e il 1994 ha lavorato a Torino come redattore de “Il Giornale dell'Arte”. Nel 2005 ha pubblicato per Silvia Editrice il libro “Rigando dritto.…

Scopri di più