Le misure della danza. Su Crisalide Festival

Quattro modi di guardare ai rapporti fra corpo e spazio. In performance che con ogni probabilità sarebbero piaciute a Eadweard Muybridge. E ancor di più a Rudolf von Laban. Ecco cosa resta del Crisalide Festival.

IL CORPO FRA MUYBRIDGE E VON LABAN
Progetti monumentali e spostamenti di millimetri. Viene da pensare a Eadweard Muybridge, partecipando alle quattro proposte coreutiche ospitate a Crisalide Festival, tra il 1° e il 4 ottobre 2015 a Forlì: il fotografo inglese, com’è noto, ha coltivato per tutta la vita il sogno di realizzare un grande atlante visivo, scientificamente congruente, degli umani e degli animali in movimento. Opere concepite come esercizi di misurazione del corpo e dello spazio, o meglio: del corpo nello spazio.
Un percorso pre-cinematografico proseguito qualche anno dopo, con luminosa esattezza, da Rudolf von Laban: sono celebri le fotografie che mostrano i suoi allievi danzatori mentre si addestrano a corpo nudo all’interno dell’icosaedro posto su un prato con un bosco sullo sfondo. Laban indaga l’azione fisica come sottoposta a due ordini diversi, ma non inconciliabili, di principi: quelli legati al “potere formante dello spazio” e quelli dipendenti dal dinamismo, altrettanto formante, del corpo in movimento.

UNA PROGRESSIONE NON SEMPRE RIUSCITA
Un medesimo intento enciclopedico/scientifico pare animare, seppur con alterna efficacia e precisione, le proposizioni coreutiche incontrate a Crisalide Festival. Il calendario organizzato da Masque Teatro ha di fatto messo in progressione, chissà se intenzionalmente, queste proposte a partire dalla più algida per arrivare alla più sanguigna (e, parallelamente, dalla più uggiosa alla più entusiasmante).
Lo spettacolo Gland – The marginal sculptures of Newtopia della danzatrice e coreografa greca Kat Válastur intende, appunto, presentare “un nuovo modo di mettere in relazione il corpo con lo spazio. Il corpo è letteralmente inviato ad esplorare nuovi modi di collocarsi in uno spazio senza punti di riferimento. Movimenti quotidiani quali camminare, saltare, sedersi o alzarsi sono vissuti da una prospettiva inusuale”. Riproponendo da diverse angolature alcune brevi sequenze coreografiche, eseguite all’interno di una scatola scenica bianca dalle sembianze quasi lunari, Válastur pone lo sguardo dello spettatore al centro della relazione artistica, come in una sorta di corte rinascimentale affatto contemporanea. Per il pubblico potrebbe essere una curiosa occasione per “guardarsi guardare”, come direbbe Maurice Merleau-Ponty.
Purtroppo non risulta chiaro se il lavoro intenda essere costruito su una insistita reiterazione o, invece, su una progressione/articolazione/sviluppo: il mancato “accordo dinamico” rischia di rendere l’insieme piuttosto monocorde.

Crisalide Festival 2015 - Silvia Costa, A sangue freddo

Crisalide Festival 2015 – Silvia Costa, A sangue freddo

SCENA E IMMAGINE
Agendo dentro e sopra un grande parallelepipedo di legno chiaro, Silvia Costa (in scena con Laura Pante) mette in scena l’anatomia: articolazioni il cui agire è amplificato da cigolii e sonorizzazioni e, soprattutto, corpo (rap)presentato. In A sangue freddo le due figure incarnano uno stratificato discorso sulla distanza fra presentazione e rappresentazione: esemplarmente sintetiche di ciò sono le numerose stampe anatomiche che a tratti vanno a coprire e sdoppiare i corpi in carne e ossa delle performer.
Il rapporto fra scena e immagine è, da sempre, uno dei topos della ricerca di Silvia Costa, come affiora da una densa intervista rilasciata a Lorenzo Donati, critico e studioso che per Crisalide 2015 ha curato Conversazioni scritte, un meticoloso progetto di dialoghi quotidiani con gli artisti ospitati al festival. Nelle ultime righe del testo si legge: “Una differenza alla quale voglio dedicarmi riguarda il rigore, la pulizia estrema, non lasciare nulla al caso. Tutto è controllato”. È esattamente su questo aspetto che si intravede un possibile approfondimento: in una costruzione così coraggiosamente minimale, soprattutto nella seconda parte la sequenza di azioni in sincrono richiederebbe una precisione maniacalmente millimetrica per permettere ai corpi, fatalmente e finalmente, di scomparire.

Crisalide Festival 2015 - Aline Corrêa, Resistência

Crisalide Festival 2015 – Aline Corrêa, Resistência

DUE ESEMPI LUMINOSI
Sub è un progetto costruito con una modalità particolare, attraverso un dialogo a distanza con un’interprete di eccezione, a lungo performer nella William Forsythe Company, che ha accettato di produrre una danza solitaria e sferica basandosi su istruzioni e informazioni coreografiche ricevute via email”: la performance di e con Roberta Mosca, con istruzioni coreografiche di Michele Di Stefano / MK, stupisce soprattutto per la maestria dell’interprete, che su musica ritmica e distorta propone una danza spezzata, a scatti, fatta di avvitamenti, linee oblique e sguardi diretti al pubblico, numerosi giri in tondo a marcare (o misurare, appunto) il proprio territorio. Respiri sonori, vocalizzi, scatti, capelli che si spettinano. La coreografia finisce, lei fa un’espirazione e se ne va. Qualità di presenza e di movimento rare. Magistrale.
Gran finale, è proprio il caso di dire, con il sorprendente Resistência della giovanissima danzatrice e coreografa brasiliana Aline Corrêa, che propone un pensiero coreografico profondamente personale, un’artista che sarebbe auspicabile incontrare ancora, nel nostro Paese. È una danza muscolare, spessa, finanche violenta, con slanci acrobatici, ripetuti tonfi al suolo e grandi falcate minacciose a testa bassa, che all’improvviso si trasforma: sul finale entra Fur Alina di Arvo Pärt, e a questo vigoroso appropriarsi dello spazio scenico si giustappongono, del tutto inaspettatamente, inarcamenti e ponti che d’un tratto tolgono tutto il peso. Sotto ai nostri occhi un macigno diventa piuma.

Michele Pascarella

www.crisalidefestival.eu

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Michele Pascarella

Michele Pascarella

Dal 1992 si occupa di teatro contemporaneo e tecniche di narrazione sotto la guida di noti maestri ravennati. Dal 2010 è studioso di arti performative, interessandosi in particolare delle rivoluzioni del Novecento e delle contaminazioni fra le diverse pratiche artistiche.

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