Serpentine Pavilion #2. L’architettura come percorso

Avete tempo fino al 18 ottobre per visitare il Serpentine Pavilion progettato dagli spagnoli SelgasCano. Artribune vi ha raccontato l’opening e, proprio ieri, il dietro le quinte con l’intervista agli architetti. E ora torniamo sull’argomento con una riflessione sul progetto e la sua realizzazione.

TRADIZIONE E INNOVAZIONE: FOLLY & ETFE
Nello spazio adibito al padiglione temporaneo che ogni anno viene affidato a un diverso architetto dalla Serpentine Gallery di Londra, lo studio SelgasCano reinventa uno spazio di natura. Il nuovo padiglione colorato – realizzato per la 15esima edizione del programma – introduce con forza visiva una matrice naturale e riconduce il senso del padiglione da giardino – il folly della tradizione pittoresca inglese – all’idea di un’architettura giocosa, il cui ruolo è creare sorpresa e offrirsi all’esperienza del giardino.
Il padiglione è essenzialmente un percorso, variato e differenziato, un passaggio coperto all’interno del quale le aree invitano alla sosta e lasciano spazio agli eventi. È un percorso cangiante, grazie all’ETFE, un materiale plastico in membrana, che si avvolge intorno all’ossatura in metallo bianco. La struttura è ancorata a una base in cemento, anche questa bianca, lievemente rialzata rispetto al terreno. Il padiglione parte da questa base, per poi distaccarsi leggermente, come un serpente che solleva la testa.

NELLA TANA DEL BIANCONIGLIO. VARIOPINTO
L’intelaiatura, a doppia sezione reticolare con parti segmentate e curvilinee, è ricoperta di fasce di ETFE di diversi colori, opache e traslucide, variamente sovrapposte. In alcune parti questo scheletro è lasciato scoperto, in altre una rete di nastri lo avvolge creando ragnatele colorate. Gli intrecci a nastro ricordano le sperimentazioni artistiche della grafica informale degli Anni Cinquanta (come i lavori del napoletano Libero Galdo). Il materiale è usato in modo nuovo e sperimentale, nonostante ciò l’immagine non è sofisticata e astratta, al contrario ha un carattere artigianale perché è evidente il procedimento del suo farsi, il montaggio e la sovrapposizione del rivestimento.
Quando elementi della struttura si distanziano, si creano spazi interstiziali per il passaggio o anche solo per guardare attraverso. La conformazione per strati crea da sé giochi spaziali; si è fuori e poi dentro lo spazio nuovamente. È bello vedere persone entrare e scomparire, oppure comparire come per magia dall’esterno. Come terminale del percorso principale, una bucatura, un occhio ovale irregolare, apre verso il giardino, inquadrando il verde delle chiome degli alberi.

Gli architetti spagnoli SelgasCano

Gli architetti spagnoli SelgasCano

ARCHITETTURA CAMOUFLAGE
I disegni di studio mostrano delicati fili colorati che si sovrappongono; dalla tessitura nasce il volume del padiglione. Si realizza come un bozzolo di crisalide, una compagine di filamenti intrecciati. È un organismo naturale che si forma, piuttosto che un’architettura che si costruisce tettonicamente. Non è una forma finita o geometricamente definita, ma qualcosa che si svolge e che potrebbe eventualmente continuare a farsi. È un oggetto in metamorfosi, che cambia per struttura e forma, oltre che per i colori cangianti e mutevoli, in funzione delle diverse condizioni metereologiche o di luce durante le ore del giorno. Gli effetti di sovrapposizione del materiale e delle strisce colorate cambiano man mano che si gira intorno e che si attraversano gli spazi.
All’interno, la vista verso l’oculo crea un effetto come di caleidoscopio per le geometrie multiple e frammentate che girano intorno all’ovale centrale. Gli spazi di passaggio sono sfaldature: rivelano la struttura, i filamenti, i colori, così come potrebbe avvenire aprendo e sezionando una struttura naturale. I colori delle superfici cambiano, le immagini si deformano, si fanno evanescenti, diluite, sfocate, similmente alle immagini riflesse sull’acqua.
È un’architettura camouflage, che diviene nuvole, alberi, cespugli, noi stessi e gli altri che passano. La fusione e mescolanza delle immagini delle persone sulle superfici del padiglione realizzano intrecci tra corpo e spazio, una forma di mediazione tra persona e architettura, invitando ad un’esperienza corporea e sensoriale. La rifrazione delle figure crea comunicazione tra le persone, realizza l’evento.

UN PADIGLIONE FOTOGENICO
Il Serpentine Pavilion 2015 è un’architettura fotogenica, che viene continuamente trasformata in immagine dai visitatori comuni oltre che dagli architetti. Le immagini più belle sono quelle in cui le cose avvengono, gli eventi teatrali e musicali: sono le inquadrature che riflettono e intrecciano il pubblico con la performance in atto. L’esplorazione con le immagini avviene tra le persone comuni o anche tra gli artisti – come il caso della giovane Nefeli Skarmea, che osserva le relazioni spaziali tra corpo, movimento, lo spazio e le superfici del padiglione. I principali fruitori di questi spazi sono i bambini, che si vedono correre intorno, passare attraverso e giocare a nascondino.
Le potenzialità trasformative ben si adattano alla condizione di Londra; qui dove le nuvole fanno cambiare i colori, il padiglione trasforma la mutevolezza del clima in ricchezza e molteplicità. La luce grigia e argentea viene filtrata dalle superfici giallo, arancio e rosa di EFTE, restituendo uno spazio multicolori.
Similmente aveva fatto per la sua famosa casa-museo l’architetto Sir John Soane con l’obiettivo di creare effetti più mediterranei attraverso un uso sofisticato di vetri colorati – giallo e arancio – per gli spazi che contengono le collezioni romane e i calchi di architettura antica, progettati ai Lincoln Inn Fields di Londra tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento. Come nella casa-museo, anche qui oltre ai colori c’è il bianco abbagliante; nella casa di Soane era il vuoto dello spazio a tutta altezza centrale, qui è il piano di calpestio. Tutti i colori si uniscono, sono assorbiti nel bianco della superficie del pavimento, il nastro che raccoglie il percorso.

SelgasCano, Serpentine Pavilion, Londra 2015 - photo Alessandra Como

SelgasCano, Serpentine Pavilion, Londra 2015 – photo Alessandra Como

GROTTA E CANNOCCHIALE
Il padiglione di SelgasCano introduce un carattere immaginifico e giocoso dell’architettura, spesso dimenticato nella pratica corrente, e che rappresentava proprio in Inghilterra il vero senso delle architetture da giardino – il folly, la grotta, i sottopassi e le altre microarchitetture della tradizione pittoresca inglese che, piuttosto che rispondere a un carattere di necessità, contribuivano a costruire l’esperienza del giardino attraverso la loro scoperta.
Qui il padiglione è come un passaggio magico, proprio come i passaggi dei giardini paesaggistici che invitano all’esplorazione e all’attraversamento. Ricorda il grotto di Alexander Pope, il poeta e ispiratore del pittoresco. La grotta costituiva il passaggio dal giardino verso il fiume, un cannocchiale e spazio di natura dove frammenti di specchio, minerali, stalattiti, oltre a conchiglie e altri elementi naturali, riflettevano all’interno la luce e gli elementi del mondo esterno – gli alberi, le barche passanti sul fiume.
Anche questo padiglione è concepito per stare nella natura. Qui l’architettura più che espressione programmatica – altri Serpentine pavilions erano soprattutto immagine emblema dei linguaggi degli architetti invitati – è intesa per essere vissuta e creare sorprese, interagire con la natura e divenire un fatto di natura per questa capacità di operare a livello fisico e sensoriale, divenire esperienza.
La vista dall’alto del Serpentine Pavilion 2015, come d’altra parte i disegni e modellini di studio, mostrano la configurazione del padiglione: un insieme di masse che seguono un profilo ondulato, un’aggregazione colorata che, nonostante sia di materiale plastico, diventa di natura, somigliando alle macchie di alberi, radure e cespugli che con le loro ombre costituiscono l’architettura del parco. Il rapporto tra naturale e artificiale è la forza di questa architettura. La grande contemporaneità e sperimentazione è nello stupirci, rendendo possibile ritrovare la natura proprio attraverso l’artificiale.

Alessandra Como

www.selgascano.net
www.serpentinegalleries.org/exhibitions-events/serpentine-pavilion-2015

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Alessandra Como

Alessandra Como

Alessandra Como, architetto, è professore associato di Composizione Architettonica e Urbana. Studia a Napoli all’università Federico II, dove consegue anche il titolo di dottore di ricerca in Composizione Architettonica. Inizia la carriera universitaria all’estero tra l’Inghilterra e gli Stati Uniti,…

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