Le vie dei canti alle porte di Vienna. Arte aborigena all’ESSL

ESSL Museum, Klosterneuburg – fino all’11 ottobre 2015. Alle porte di Vienna, il museo accompagna i visitatori in un immaginario viaggio tra le vie dei canti degli aborigeni australiani. In una mostra che raccoglie quarant’anni di peregrinazioni.

40 ANNI DI COLLEZIONE
La collezione è il risultato di oltre quarant’anni di peregrinazioni della famiglia Essl in tutto il mondo a caccia di opere. Oltre al ricco nucleo di opere di artisti austriaci attivi dopo la Seconda guerra mondiale, la collezione annovera anche lavori di artisti provenienti dal resto dell’Europa, dall’America, dall’Australia e dalla Cina che, attraverso le mostre temporanee, vengono svelati ai visitatori.
Spicca la collezione degli aborigeni australiani, una delle maggiori d’Europa, in mostra fino alla fine di ottobre.

Queenie McKenzie Nakarra, Untitled, ca. 1993 © Sammlung Essl Privatstiftung - photo Graham Baring, Melbourne

Queenie McKenzie Nakarra, Untitled, ca. 1993 © Sammlung Essl Privatstiftung – photo Graham Baring, Melbourne

SULLE ORME DI CHATWIN
Il percorso espositivo pone un accento particolare sul dialogo fra tradizioni orali e visive di una terra che “poteva, almeno in teoria, essere letta come uno spartito. Non c’era roccia o ruscello, si può dire, che non fosse stato cantato o che non potesse essere cantato”, come racconta Bruce Chatwin nel suo Le vie dei Canti.
Le vie dei canti vengono qui tradotte in immagini che riflettono un’arte millenaria e descrivono importanti storie del continente australiano e della sua gente. Dall’arte rupestre a dipinti che oggi vengono venduti sul mercato globale, queste misteriose immagini sono create dai custodi dei sogni per preservarli per le nuove generazioni.

Gracie Greene, Walkali, 2003 - photo Graphisches Atelier Neumann, Wien

Gracie Greene, Walkali, 2003 – photo Graphisches Atelier Neumann, Wien

IMMAGINI VIAGGIANTI DALLA TERRA ONIRICA
A descrivere questo itinerario, ottanta opere di alcuni tra i più importanti esponenti dell’arte aborigena australiana. Si inizia con le opere dei primi Anni Settanta, quando su iniziativa dell’insegnante Geoffrey Barden vengono create le prime opere su tela, definite dagli aborigeni “immagini viaggianti”. Si tratta di lavori di particolare rilievo, che sono stati esposti ancora poco fuori dall’Australia e mostrano i Dreaming, i sogni individuali a un alto livello di astrazione. Come l’opera di Johnny Warangkula Tjupurrula, che traspone in pittura l’antica tradizione orale dei suoi antenati.
Questi simboli servono a rinforzare dichiarazioni orali, memoria di gruppi di storie e tradizioni religiose. Venivano dipinti non solo sulle rocce ma anche sui corpi e sugli alberi, utilizzando prevalentemente pigmenti della terra, tecnica che viene riprodotta su tela da artisti quali Queenie McKenzie Nakarra, originaria del Kimberley, che rappresenta una sequenza stilizzata di paesaggi rocciosi della sua terra.
Anche l’artista Tammy Kaline, attraverso la pittura a punti, rappresenta la sua terra e i racconti della sua famiglia e dei suoi antenati associando il giallo del sole, al marrone della terra, al rosso del deserto e al bianco delle nuvole. Il legame particolare con la natura è rappresentato dalle pitture su corteccia, una tecnica molto pregiata con finalità cerimoniali che viene spesso utilizzata ad altissimi livelli dal clan Marika. Abili artisti e appassionati persecutori dei diritti degli aborigeni vedono nell’arte una forma di sostegno per meglio promuovere e far apprezzare la loro tribù e la loro terra.

Johnny Warangkula Tjupurrula, Cave Corroboree Dreaming, 1971 © Sammlung Essl Privatstiftung - photo Graham Baring, Melbourne

Johnny Warangkula Tjupurrula, Cave Corroboree Dreaming, 1971 © Sammlung Essl Privatstiftung – photo Graham Baring, Melbourne

GLI ABORIGENI OGGI
Le opere, rievocando le vie dei canti, creano una immaginifica sinfonia che accompagna il visitatore per tutto il percorso espositivo fino alle opere delle nuove generazioni di artisti attivi negli ultimi anni, che tracciano una traiettoria che va dalla ripetizione di un linguaggio tradizionale a un approccio liberale di contenuto spirituale.
Vengono anche indagati nuove tecniche, come la fotografia utilizzata dall’artista Destiny Deacon, che presenta una serie di scatti che vogliono stimolare l’opinione pubblica sulla società aborigena. Le storie emergono dallo scenario domestico con racconti di alienazione, incarcerazione e violenza narrati con un humour melodrammatico.
Dietro il significato rituale, la pratica artistica simboleggia la forza della relazione tra gli aborigeni e la loro nazione.

Giorgia Losio

Klosterneuburg // fino all’11 ottobre 2015
Aboriginal Art
a cura di Andreas Hoffer, Viktoria Tomek
ESSL MUSEUM
An der Donau-Au 1

+43 (0)2243 37050150
[email protected]
www.essl.museum

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Giorgia Losio

Giorgia Losio

Giorgia Losio, nata a Milano, è storica dell’arte e appassionata di design. Ha studiato storia dell’arte presso l’Università degli Studi di Milano e si è specializzata in storia e critica dell’arte contemporanea all’Université Sorbonne Paris-IV e in museologia e museografia…

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