Travolgente Martial Raysse, ieri e oggi

Palazzo Grassi, Venezia – fino al 30 novembre 2015. Una strabordante antologica racconta la carriera del grande artista francese. Dai capolavori del pop ai dipinti monumentali di oggi, con inventiva formale e acume intellettuale.

Ce n’è voluto di tempo, ma finalmente vengono riscoperti grandi artisti francesi come Errò e i suoi compagni della Figurazione narrativa, oppure Robert Combas. E Martial Raysse (Golfe-Juan, 1936), protagonista eccentrico del Nouveau réalisme. Autori di opere radicali e strabordanti, che commentano con piglio profondamente umanista la società di massa, con inventiva formale e acume intellettuale.
L’antologica a Palazzo Grassi di Martial Raysse è una mostra travolgente ed entusiasmante. Per qualità e quantità di opere (trecentocinquanta, di cui una quarantina della collezione Pinault), per la ricchezza dell’universo espressivo dell’artista e per la costruzione del percorso.

Martial Raysse - veduta della mostra a Palazzo Grassi, Venezia 2015 - photo © Fulvio Orsenigo

Martial Raysse – veduta della mostra a Palazzo Grassi, Venezia 2015 – photo © Fulvio Orsenigo

Tutti i periodi sono mescolati, senza rispettare la cronologia. Nell’atrio, dopo il neon America America, ecco una serie infinita di piccole sculture di tutti i periodi. Ai piani superiori, poi, sono presenti moltissimi dei capolavori dell’epoca del pop e del Nouveau réalisme: Soudain l’été dernier, celebre tela-assemblaggio con asciugamano e cappello; le odalische del ciclo Made in Japan; l’enorme installazione Raysse beach, ambiente a grandezza naturale; il Nu jaune et calme, in cui la grazia nel rapporto tra piattezza e tridimensionalità, tra fattura manuale e immagine meccanicamente riprodotta raggiunge forse i massimi livelli. A queste opere si alternano le tele al neon minimaliste, gli assemblaggi di oggetti trovati e prodotti di consumo, il “pop astratto” e il “pop minimale”, i film pop e quelli psichedelici, le prime incursioni nella pittura “pura” (Anni Settanta e Ottanta).

Martial Raysse, Make up, 1962 - coll. privata - photo © Matteo De Fina

Martial Raysse, Make up, 1962 – coll. privata – photo © Matteo De Fina

E poi le opere più controverse, quelle dagli anni Novanta in avanti: scene e ritratti (tra cui molti volti femminili) di medio formato, ma soprattutto gli enormi quadri con scene allegoriche dalla macabra festosità – rappresentazioni della vita di campagna o in spiaggia, gruppi di bambini in posa e danze macabre carnevalesche. Dipinti da leggere in orizzontale, da destra a sinistra, ma anche da vedere da lontanissimo per abbracciare la scena e poi da vicino per cogliere gli infiniti particolari.
Al primo sguardo sono tele che sconcertano e sembrano kitsch. Ma è come se si trasformassero sotto lo sguardo di chi osserva, e dopo qualche attimo appaiono credibili, maestose e dalla grande portata simbolica. E reggono il confronto con le opere precedenti: uno dei meriti della mostra è proprio mescolare questi lavori a quelli storici, col risultato di evidenziarne il valore. Anche se rimane dubbia la continuità tra le due fasi.

Stefano Castelli

Venezia // fino al 30 novembre 2015
Martial Raysse
a cura di Caroline Bourgeois
PALAZZO GRASSI
Campo San Samuele
041 5231680
www.palazzograssi.it

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/43685/martial-raysse/

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Stefano Castelli

Stefano Castelli

Stefano Castelli (nato a Milano nel 1979, dove vive e lavora) è critico d'arte, curatore indipendente e giornalista. Laureato in Scienze politiche con una tesi su Andy Warhol, adotta nei confronti dell'arte un approccio antiformalista che coniuga estetica ed etica.…

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