Primavera fashion a Parigi. Appunti dalla settimana della moda

Conclusa una settimana della moda parigina più spettacolare del solito. Grazie anche alla genialità italiana del Premio Oscar Milena Canonero e della Maison Valentino. E poi Chanel, Galliano, Dior, Aganovich…

Un calendario ricchissimo che inizia con gli sperimentatori più giovani e prosegue con una settimana piena di sfilate, eventi, presentazioni e ogni tipo di operazione che coniughi moda, arte e comunicazione. L’apertura della mostra su Jeanne Lanvin al Musée Galliera, l’installazione The Iconoclasts che Milena Canonero ha realizzato per Prada all’interno della boutique di Fabourg St. Honoré, ma anche la Nike di Samotracia ripresentata al Louvre in questi giorni, come simbolo perfetto e puntuale della bellezza di un corpo coperto da un drappeggio. La settimana della moda parigina si è chiusa in grande stile e con il solito successo trionfale.
Fra tanti contenuti e tanto spettacolo, che confermano la forza di un Paese in grado di sostenere le proprie tradizioni e di trasformarle in turismo ed economia, abbiamo scelto alcuni nomi in rappresentanza di quello che pare essere un messaggio chiaro: la moda deve essere capace di trasformarsi non solo nelle forme, ma soprattutto nella sostanza. La tradizione va smontata nei suoi elementi primi e rimontata per costruire un futuro.

Settimana della Moda di Parigi - Margiela

Settimana della Moda di Parigi – Margiela

Portabandiera audace è John Galliano, alla seconda prova con il marchio belga di Renzo Rosso, a confermare l’immagine nuova della Maison Margiela: muse inquiete e inquietanti, coperte di piume e chiffon, lana e pizzo, suede, raso, pelliccia, vinile e pitone. Sono bambole-giocattolo avvolte da tulle color carne, donne fragili ma chic, capaci di trasformare ogni sovrapposizione in eleganza, raffinate pure nell’eccesso di make up; vittime del lusso e insieme vincenti. Meravigliosa l’evoluzione di Valentino, con una collezione nuova in cui la sapienza sartoriale e le esecuzioni di ricami e rifiniture ridisegnano l’idea di donna: maglioni oversize su pantaloni di pizzo, cappe militari su abiti con inserti preziosi, una nuova sensualità per uscire allo scoperto, con coraggio. Aria nuova direttamente dalla Capitale d’Italia, confermata anche dalla passerella finale di Ben Stiller e Owen Wilson, che a Roma stanno già girando il secondo Zoolander.
Bello il Dior di Raf Simons – che in passerella ringrazia insieme al suo assistente – per una sfilata dedicata alla trasformazione femminile, alla capacità di camouflage i cui si incrociamo fantasie animalier e i motivi Op Art degli Anni Settanta. Macchie come segni precisi sporcano le giacche di tweed, per accostare l’astrazione a un certo modo di vivere la femminilità. Le scarpe sono una seconda pelle con grandi chiazze e i tacchi sono trasparenti, come provando a volare, mentre tute policrome coperte da cappotti si accostano a pellicce fatte di patchwork e di texture colorate. Bei tagli, più nel segno della costruzione che dello styling, in un collage ideale scandito da mille elementi per camuffano e proteggono.

Settimana della Moda di Parigi - Prada

Settimana della Moda di Parigi – Prada

Sintesi di Parigi, città della couture, è poi la Brasserie Gabrielle messa in scena da Karl Lagerfeld in uno stile che lo distingue oramai come regista di colpi di scena: ogni set ospita in maniera spettacolare le sue opere. Ed ecco ricreata una vera brasserie, con profumo di croissant e giovani donne francesi che passeggiano, si siedono per fare due chiacchiere e prendere un caffè davanti a un pubblico divertito. Gli abiti Chanel sono belli e risolti come sempre, portatori del Dna di Coco con disinvoltura e reinvenzione. Neri e bianchi, sete e lane bouclé, cuciture segnate sulle giacche dei tailleur come sottolineature di un ricordo.
A rappresentare i giovani, la conferma della collezione degli Aganovich: Nana Aganovich e Brooke Taylor continuano a tenersi, con colto snobismo di dandy, lontani da regole di trend e mercato. Lana gessata, camicie bianche, pelle e broccati servono a ridisegnare un romanticismo malinconico perché fatto di forme indefinite, che si aprono e si sovrappongono. La costruzione dell’abito si ridefinisce, citando maniche a gigot per cappotti che non hanno un dietro: collage di immagini antiche, tagliate in una forgia attuale.

Clara Tosi Pamphili

www.modeaparis.com

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Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili si laurea in Architettura a Roma nel 1987 con Giorgio Muratore con una tesi in Storia delle Arti Industriali. Storica della moda e del costume, ha curato mostre italiane e internazionali, cataloghi e pubblicazioni. Ideatrice e curatrice…

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