Gioielli d’artista. L’arte che s’indossa, a Venezia

Vitraria Glass +A Museum, Venezia – fino al 12 aprile 2015. Il neonato museo dedica la seconda esposizione ai gioielli d’artista della collezione di Diane Venet. Oltre cento pezzi, tra anelli, collane e orecchini, firmati dai più importanti artisti dell’ultimo secolo. Ma la mostra pecca. Ecco perché.

A Venezia è da poco finito il Carnevale. Il flusso turistico si sta riducendo a vista d’occhio, le pasticcerie sfornano meno frittelle e la città si sta riprendendo da questa sbornia carnascialesca. Ciò che resta, invece, al netto delle feste vip nei palazzi in Canal Grande e degli happening artistici (tagliati su misura per il turista), sono le mostre inauguratesi poco prima di questo periodo. Tra queste c’è Precious – da Picasso a Jeff Koons, seconda esposizione del neonato Vitraria Glass +A Museum.
Il titolo, diciamo subito, abbastanza semplicistico, può suonare simile a quello di certe mostre, in voga da qualche anno a questa parte, in cui sono esposte diverse opere di svariati artisti per la gioia del turista culturale. Così, senza capo né coda. La mostra di cui ci occupiamo, d’altronde, non spumeggia per ricerca storico-artistica, né per senso filologico, né, per dirla tutta, per gusto espositivo (certo, soggettivo).

Diane Venet - photo Yann Delacour, Paris

Diane Venet – photo Yann Delacour, Paris

La prima domanda che viene da porsi dopo aver visto la mostra è: ma sono stati esposti dei gioielli d’artista o l’ego della collezionista Diane Venet? Probabilmente entrambi, ma è la risposta più semplice. Il senso espositivo, il pathos di Precious, è il puro esibire: non vuole indagare né suscitare domande, vuole solo farvi vedere. Al costo di 8 euro (il prezzo del biglietto intero) potrete ammirare, nella loro bellezza, unicità e, appunto, preziosità, i gioielli d’artista posseduti dalla collezionista parigina. Giusto per citarne alcuni: un piccolo cane realizzato da Jeff Koons, un orologio firmato Andy Warhol, una catenina da polso di Damien Hirst e un anello di Lucio Fontana. Non solo. I monili, le opere d’arte da indossare, sono più di cento, concepiti da artisti che ricoprono un secolo di storia.

Jeff Koons, Rabbit necklace - photo Sherry Griffin

Jeff Koons, Rabbit necklace – photo Sherry Griffin

Questi oggetti fanno parte di una collezione, un patrimonio che, nel caso foste interessati, è raccontato dalla stessa Venet in un video proiettato in una delle stanze del primo piano. Certo, c’è da fare un grosso lavoro d’immaginazione, quando si sta impalati davanti a un anello di Marc Quinn: c’è da immaginarsi la storia, se c’è, alle spalle della realizzazione dell’oggetto, una storia artistica che, per slittamento, è la storia delle commissioni e delle collezioni private. Collezioni, per l’appunto, che spesso sono alla rinfusa, perché rispecchiano un gusto, una moda, un vezzo, una fantasia.

Pablo Picasso, Le Grand Faune

Pablo Picasso, Le Grand Faune

È l’annosa questione di quando si espongono oggetti che hanno un valore intrinseco e non estrinseco, di quelle mostre in cui solo l’occhio ha la sua parte. E così Precious, che si cristallizza in questa nuova piega della museografia contemporanea, il cui solo “mostrare” è diventato diktat.

Paolo Marella

Venezia // fino al 12 aprile 2015
Precious. Da Picasso a Jeff Koons
a cura di Diane Venet ed Ewald Stastny
VITRARIA GLASS +A MUSEUM
Dorsoduro 960
[email protected]
www.vitraria.com

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/42055/precious-da-picasso-a-jeff-koons/

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Paolo Marella

Paolo Marella

Barese, classe 1987, trapiantato maldestramente a Venezia. Laureando in Economia e Gestione dei Beni Culturali all'Università Ca' Foscari, coltiva da anni una forte passione per l'arte e la scrittura. Gli piace il mondo della comunicazione: quest'anno ha lavorato nell'ufficio stampa…

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