Marco Casagrande: bluff o genio?

Luca Monoconesi partì volontario con la Bosnian Croat Defence Forces e da quell’esperienza nacque un libro di cui si parlò parecchio. L’autore era in realtà Marco Casagrande, architetto italo-finlandese che – anche in questo ruolo – fa molto parlare di sé…

È difficile capire se Marco Casagrande sia un architetto, un artista o un abile venditore di se stesso. Nato nel 1971 da una famiglia cattolica italo-finlandese, ha già al suo attivo un paio di vite. Cresce in Lapponia, si laurea in architettura a Helsinki e parte volontario con la Bosnian Croat Defence Forces. Scrive sotto lo pseudonimo di Luca Monoconesi un libro sulla sua esperienza, che analizza con dovizia di particolari i crimini di guerra. Basta questa frase, che probabilmente lui stesso fa scrivere sul proprio profilo di Wikipedia, per capire che proprio di un ragazzo perfettamente normale non si tratta: “Cade sotto il sospetto di essere un possibile criminale di guerra. A sua difesa dichiarerà che il lavoro svolto nel libro è stato solamente frutto della sua immaginazione”.
Strano è strano, ma Casagrande è anche particolarmente creativo. E, soprattutto, ha capito che il nostro tempo, così ingessato da standard e convenzioni, ama chi riesce a liberarsene. Meglio se con installazioni, che hanno, rispetto all’architettura costruita, responsabilità minori e un potere dimostrativo maggiore.

Marco Casagrande

Marco Casagrande

E così vince un riconoscimento dopo l’altro. Nel 1999, ad esempio, è segnalato dalla rivista Architectural Review per l’Emerging Architecture Award; è invitato alle biennali di architettura e, infine, è suo lo European Prize of Architecture nel 2013, un premio nel 2010 toccato a Bjarke Ingels. Christian Narkiewicz-Laine del Chicago Athenaeum Museum, parlando di lui, non lesina elogi: “Casagrande è il modello di ciò che oggi dovrebbe essere un architetto: visionario, etico, intellettuale e socialmente responsabile”.
Casagrande, che opera a cavallo tra Land Art e Arte Povera, appare in certi momenti un attore consumato, in altri un coinvolgente sciamano: “Non c’è altra realtà che la natura”, dichiara, “e gli architetti devono interpretare la mente condivisa tra la terra e gli esseri animati”.

Marco Casagrande, Ruin Academy, Taipei

Marco Casagrande, Ruin Academy, Taipei

A Taiwan, dove è nominato professore alla Tamkang University, converte un insediamento abusivo di contadini in un laboratorio di urbanistica ambientale. Qui sperimenta la sua teoria fondata sull’agopuntura urbana, “che intende stabilire un contatto diretto con la natura e comprendere i flussi di energia del Ki collettivo nascosto dietro l’immagine visibile della città”. Per alcuni versi si rifà alle opere di Christo e Jeanne-Claude: nel 2000 sino quasi a sfiorare il plagio con un’installazione di mille bandiere bianche ricavate da lenzuola usate in ospedali psichiatrici, montate su una pista di sci di discesa con lo scopo di “curare la collina”. Dieci anni dopo, nel 2010, progetta la Ruin Academy, riconversione di un palazzo abbandonato di cinque piani a Tapei City dove tutte le finestre vengono rimosse per favorire il contatto con l’ambiente esterno e piantati bambù e altra vegetazione. Nel 2014 sbarca in Italia con una sede della Ruin Academy ad Artena. Nel 2014 è stato eletto vicepresidente della International Society of Biourbanism. Tanto per ricordarci che forse non sapremo mai se, come accennavamo in apertura, si tratti di un genio postmoderno o di un abile venditore, sempre postmoderno.

Luigi Prestinenza Puglisi

www.clab.fi

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #22

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Luigi Prestinenza Puglisi

Luigi Prestinenza Puglisi

Luigi Prestinenza Puglisi (Catania 1956). Critico di architettura. Collabora abitualmente con Edilizia e territorio, The Plan, A10. E’ il direttore scientifico della rivista Compasses (www.compasses.ae) e della rivista on line presS/Tletter. E’ presidente dell’ Associazione Italiana di Architettura e Critica…

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