Sergio Mattarella al Quirinale. Sperando che vi fuoriesca presto

Il Quirinale deve tornare agli italiani, ai romani, ai turisti. Il nuovo Capo dello Stato metterà tra i progetti del suo settennato il superamento di una sede ridondante? Matteo Renzi e Dario Franceschini comprenderanno l'importanza simbolica (ma anche strategica) di “mettere a reddito” culturalmente prima ancora che economicamente un palazzo unico al mondo?

La nomina del Capo dello Stato, per come è prevista dal nostro ordinamento, è sempre stata (pensiamo al 2013) e continua ad essere uno dei momenti più bassi di legislature parlamentari che già non viaggiano a chissà quale livello di qualità politica. Una manovra di palazzo ad altissimo tasso di squallore che in questo 2015 è stata solo parzialmente illuminata dalla apprezzabile e efficace spregiudicatezza politica del Primo Ministro che ha portato ad una rotonda elezione di Sergio Mattarella.
Se ai politici, tuttavia, interessano le manovre di palazzo, a noi che ci occupiamo di faccende culturali interessa direttamente il Palazzo. Inteso nel senso del Quirinale. A dispetto dei sorprendenti risultati del nostro sondaggio attualmente attivo, nel quale una netta maggioranza dei votanti dà la sua preferenza ad un Quirinale da mantenere come sede della presidenza della Repubblica, restiamo convinti che una delle sfide culturali più interessanti, più funzionali alla narrazione renziana, più utili a proiettare nella storia d’Italia la nuova classe dirigente che si propone di riformare il paese, sia la trasformazione funzionale della straordinaria reggia romana che fu dei Papi e dei Sovrani Sabaudi. Il Quirinale, insomma, si deve tramutare in museo. Come è museo Versailles a Parigi, come è museo Palazzo Reale a Madrid. Non è dato sapere perché i palazzi reali di Napoli, Torino e Milano siano spazi per la cultura e invece il Palazzo Reale di Roma (ovvero il Quirinale) sia uno spazio impropriamente ancora utilizzato dall’amministrazione dello Stato. Non importa definirne ora i contenuti, importa mettersi in testa che la destinazione d’uso di quell’architettura mozzafiato non può essere più funzionale alla politica del paese, ma deve divenire funzionale alla cultura del paese ed al suo appeal turistico.

Il Quirinale

Sergio Mattarella non avrà modo, purtroppo, di sovvertire il patetico cerimoniale che tra corazzieri, cavalli, lance flaminie, altari della patria, ventuno cannonate e Carabinieri lo porterà (presumibilmente) martedì ad insediarsi al Quirinale; il nuovo Capo dello Stato, tuttavia, proprio martedì, quando si insedierà, potrà mettere tra i punti che caratterizzeranno il manifesto del suo settennato e che il neopresidente leggerà alle Camere il superamento della sede presidenziale. Spostandola altrove e lasciando libero per altri scopi un palazzo grande come un quartiere, come una piccola città, con un parco clamoroso, con un patrimonio culturale superiore a quello di molte nazioni prese nella loro interezza. Il Quirinale potrebbe diventare un museo, potrebbe diventare – come propone l’ex ministro Francesco Rutelli – una sorta di Expo permanente per l’Italia, potrebbe riunire collezioni pubbliche oggi malamente allestite in palazzi inadeguati. Potrebbe essere il grande parco che il centro di Roma non ha. Potrebbe essere un richiamo capace di far tornare la capitale, città turisticamente massacrata da degrado e sciatteria, come meta irrinunciabile per i visitatori di tutto il mondo. Con un indotto economico in termini di posti di lavoro e di giro d’affari incalcolabile. Il tutto, attenzione, perfettamente in coerenza con la linea di governo culturale propria del tandem Franceschini-Renzi. E citiamo Dario Franceschini non a caso, visto che è stato proprio il Ministro della Cultura a tessere la trama che ha portato Mattarella ad essere il candidato unico e indiscutibile del partito di maggioranza relativa. Un imprimatur sull’era renziana che Franceschini (fu proprio lui a rendere plausibile, nei numeri, la salita di Renzi a Palazzo Chigi un anno fa) deve portare all’incasso. E quale capitalizzazione politica migliore dello spostamento del Quirinale dalla dotazione della Presidenza della Repubblica alla dotazione del Ministero della Cultura? Così facendo Franceschini entrerebbe nella storia d’Italia come ministro della cultura tra i più ambiziosi e efficaci di sempre.

I giardini del Quirinale

La proclamazione del nuovo Presidente della Repubblica avviene due giorni dopo della felice risoluzione della vicenda di Palazzo Barberini: dopo 65 anni i militari che impropriamente occupavano l’edificio hanno lasciato gli ultimi 700mq in loro possesso al Ministero della Cultura. Auguriamoci si tratti di un buon viatico per un esito simile al Quirinale.
Oggi il Quirinale, al di là del maggiore o del minore apprezzamento del suo inquilino, rappresenta invece una fortezza di privilegi. Una muraglia di protezione di costi assurdi, inauditi, ingiustificabili, di stipendi monster, di tutele che non ha più nessuno, di flotte pletoriche di auto blu. Nessun capo di stato al mondo costa come costa quello italiano. Parte dei costi, è vero, sono investiti per manutenere un clamoroso patrimonio storico, architettonico e naturalistico. Patrimonio che, però, è inaccessibile alla cittadinanza, a quella stessa cittadinanza che profumatamente paga per manutenerlo. Sergio Mattarella sarà un bravo Presidente se il suo successore, nel 2022, opererà da una sede diversa da quella odierna. Se lo stile istituzionale è finalmente improntato alla Panda grigia e non all’auto blu, allora il Presidente della Repubblica non può vivere e lavorare in una reggia. Matteo Renzi sarà un bravo Primo Ministro se alla fine di questa legislatura avrà incardinato il progetto-sogno di un Quirinale aperto. Un simbolo concreto e fattivo di un’Italia che cambia verso.

Massimiliano Tonelli

 

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Massimiliano Tonelli

Massimiliano Tonelli

È laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Siena. Dal 1999 al 2011 è stato direttore della piattaforma editoriale cartacea e web Exibart. Direttore editoriale del Gambero Rosso dal 2012 al 2021. Ha moderato e preso parte come relatore a…

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