Mostre impossibili e gigapixel: le copie dei capolavori in giro per il mondo. Nell’anno dell’Italia in America Latina Caravaggio e Raffaello sbarcano in Messico

È l’anno dell’Italia in America Latina. Uno dei consueti programmi di scambio culturale, che mettono in comunicazione città, nazioni, luoghi del mondo, nel segno della cultura. L’obiettivo è sempre lo stesso: portare in giro per il globo le eccellenze italiane. Che sia moda, cibo, arte o design, si prova a raccontare il meglio dell’Italian style, […]

È l’anno dell’Italia in America Latina. Uno dei consueti programmi di scambio culturale, che mettono in comunicazione città, nazioni, luoghi del mondo, nel segno della cultura. L’obiettivo è sempre lo stesso: portare in giro per il globo le eccellenze italiane. Che sia moda, cibo, arte o design, si prova a raccontare il meglio dell’Italian style, fra tradizione e ricerca, sostenendo l’export di beni materiali e immateriali: prodotti, talenti, storie, conoscenze.
Anche per questo 2015, che l’Italia intitola al dialogo con i paesi latinoamericani, è previsto un programma istituzionale di mostre, proiezioni cinematografiche, spettacoli di teatro, iniziative sul design e la letteratura. Duecento appuntamenti in tutto. Fiore all’occhiello è la mostra inaugurale. “Leonardo, Raffaello, Caravaggio: una mostra impossibile”, pensata per raccontare, col massimo della veridicità possibile, le meraviglie della grande arte rinascimentale e barocca. Presso il Centro Nacional de las Artes (CENART), in Messico, lo scorso 15 gennaio sono infatti arrivate alcune straordinarie riproduzioni – ad altissima definizione – dei principali capolavori dei maestri italiani: copie sì, ma fedelissime, ottenute grazie alle nuove frontiere della tecnologia digitale.
Una modalità che sta diffondendosi progressivamente, per far fronte alle difficoltà (o all’impossibilità) di spostare certe opere, oppure ai costi enormi di trasporti e assicurazioni. Meraviglie difficili da far circolare, ma che chiunque vorrebbe vedere.

Riproduzione in alta definizione dell'Ultima Cena

Riproduzione in alta definizione dell’Ultima Cena

Art Project, ad esempio – progetto lanciato da Google nel 2011 – ha archiviato in rete oltre 45.000 opere dei più prestigiosi musei del mondo, documentate con una risoluzione di 7 gigapixel, mentre un’operazione simile viene portata avanti già da anni dalla Rai, col suo archivio in progress di riproduzioni in alta definizione, disponibili per mostre ed eventi.
Le “mostre impossibili”, intanto, continuano a diffondersi nel mondo.  In Italia si ricordano, tra tutte, quella di Caravaggio a Castel Sant’Elmo, a Napoli, nel 2003, e la riproduzione dell’Ultima cena di Leonardo, a dimensioni reali, allestita nel 2007 al Palazzo della Gran Guardia di Verona.
A me piacciono le copie”, ha scritto in proposito Salvatore Settis. “Mi piacciono perché diffondono la conoscenza delle opere d’arte. Qualche volta servono per sostituirle. Servono anche a salvare alcuni monumenti. In Giappone si conservano – nell’isola di Shikoku – moltissime copie di arte occidentale, per la maggior parte italiana. Per i giapponesi, che vivono così lontano dai luoghi dove si trovano gli originali, una visita all’isola costituisce un’occasione straordinaria di conoscenza. Fra i 200.000 visitatori che ogni anno si recano in quel museo, non c’è dubbio che molti vorranno poi vedere gli originali. La copia vale in quanto rimanda all’originale, non per sé”.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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