Mistero al Ministero: perché il Colosseo e Pompei sono spariti dalla lista dei siti che avranno nuovi direttori con un bando internazionale? Tutti chiedono risposte al ministro Dario Franceschini

A prima vista, una buona notizia: dopo la vergognosa – ben nota – sceneggiata delle nomine dei direttori generali, decise nel silenzio delle segrete stanze alla vigilia di Natale, il Ministro dei Beni Culturali va almeno avanti con gli step della riforma. Fra i quali il fondamentale bando internazionale per la selezione dei direttori dei venti […]

A prima vista, una buona notizia: dopo la vergognosa – ben nota – sceneggiata delle nomine dei direttori generali, decise nel silenzio delle segrete stanze alla vigilia di Natale, il Ministro dei Beni Culturali va almeno avanti con gli step della riforma. Fra i quali il fondamentale bando internazionale per la selezione dei direttori dei venti principali musei italiani: sarà questo – assieme ai numeri dei musei statali nel 2014 – il contenuto della conferenza stampa convocata da Dario Franceschini giovedì 8 gennaio a Roma, presso la sede della stampa estera.
Ma poi l’annuncio della conferenza elenca quali sono, i musei oggetto del bando: e qui i conti non tornano, a chi come noi si prenda il disturbo di analizzare l’elenco. Già, perché rispetto alla prima formulazione dei venti “siti” interessati, pubblicata sul sito del Mibact, ci sono alcune pesanti variazioni: apportate senza dare alla cosa la minima evidenza, nel pieno stile diversamente trasparente ormai in voga al Collegio Romano. Eppure – ripetiamo – non si tratta di cambiamenti da poco: perché dalla lista spariscono tre siti come il Colosseo e l’area archeologica di Roma, Pompei, Ercolano e Stabia e il Museo Nazionale Romano, “rimpiazzati” – per far tornare il conto dei venti totali – dalla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, dalla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia e dal Palazzo Ducale di Mantova.
Cosa è successo? Le suddette segrete stanze hanno valutato – sempre nel silenzio – che si erano sbagliati, e che i musei marchigiano, umbro e mantovano abbisognano di una cura speciale prima loro negata? O che – per sintetizzare – il Colosseo e Pompei, tutto sommato, sono siti secondari, che possono benissimo andare avanti così, senza un nuovo direttore al quale saranno richieste, così prevede la riforma, anche capacità manageriali utili a valorizzare il patrimonio? E perché, comunque, non dare evidenza pubblica a dibattiti e scelte che certamente cambieranno – o cambierebbero? – la gestione di tutto un settore così strategico per il Paese? Due siti che da soli, rispettivamente con circa 5 milioni e 3 milioni di ingressi, se affidati a manager capaci, potrebbero sviluppare qualcosa come mezzo punto di pil nazionale?
Domande senza risposta, attualmente; domande alle quali si spera Franceschini dia risposte con questa conferenza stampa. Domande che se rimanessero senza risposte, probabilmente alimenterebbero pensieri oscuri che già ora corrono nelle segrete stanze, non ministeriali, stavolta, ma degli osservatori: e che cercano altre spiegazioni – non propriamente commendevoli – al fatto che le due perle del patrimonio italiano, i siti più attrattivi e potenzialmente più ricchi, siano destinati a restare nella gestione “ordinaria”…

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Massimo Mattioli

Massimo Mattioli

É nato a Todi (Pg). Laureato in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Perugia, fra il 1993 e il 1994 ha lavorato a Torino come redattore de “Il Giornale dell'Arte”. Nel 2005 ha pubblicato per Silvia Editrice il libro “Rigando dritto.…

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