Ginevra Updates: Artgenève in ascesa, ma il parco di sculture proprio non convince. Le immagini e l’intervista al direttore Thomas Hug

Una settantina di gallerie, fra contemporaneo, moderno e design. È questa Artgenève in estrema sintesi, fiera educata e assai bene allestita al Palexpo, struttura a un paio di minuti a piedi dall’aeroporto ginevrino. Curata nei dettagli, riesce a dosare con equilibrio gli ingredienti suddetti, e addirittura a trovare una chiave interessante per giustificare in fiera […]

Una settantina di gallerie, fra contemporaneo, moderno e design. È questa Artgenève in estrema sintesi, fiera educata e assai bene allestita al Palexpo, struttura a un paio di minuti a piedi dall’aeroporto ginevrino. Curata nei dettagli, riesce a dosare con equilibrio gli ingredienti suddetti, e addirittura a trovare una chiave interessante per giustificare in fiera la presenza degli editori – dedicheremo un update specificamente a questo. Un esempio su tutti di come lavorare con moderno e contemporaneo lo fornisce proprio un’italiana, Massimo De Carlo: con uno stand misurato ed eccellente, con le cromie che convergono dal bianco al nero, e pezzi – per parlare di moderno – notevoli firmati da Boetti e Dadamaino, Manzoni e Castellani, oltre a una memorabile piccola ceramica di Fontana. E per restare fra gli italiani, prosegue l’ottima performance della bolognese P420, che in Svizzera porta fra gli altri Irma Blank e – dopo la tappa a Madrid per Arco – la riproporrà all’Armory di New York in un solo show stand di 65 mq condiviso nientemeno che con Alison Jacques. Almeno da citare, poi, gli stand di Carpenters da Londra e Cortex Athletico da Bordeaux – giusto due esempi su un livello medio più che soddisfacente – mentre nel design spiccano i milanesi di Erastudio, in particolare coi pezzi di Ettore Sottsass Jr.

Quanto ai nuovi progetti collaterali, convince sicuramente di più Artgenève-musique (in particolare con un nuovo lavoro jazzistico di Anri Sala, A Longer Sorrow Where the Moon Notes Equal the Beach Bridges) mentre deludono le quindici sculture allestite a bordolago, con poche eccezioni fra le quali la “bara” in tondini di ferro di Adel Abdessemed. Interlocutoria anche la prima prova dell’operazione The Estate Show, con la riproposizione in fiera di un’opera monumentale. Come per le sculture, non è tanto l’idea a non funzionare quanto le opere stesse: Fin de siècle (1991) dei General Idea, per dirla in breve, pare non essere invecchiata benissimo… Tutto sommato, però, il bilancio è positivo, per una fiera che al suo quarto anno è in evidente ascesa; e il termometro della soddisfazione dei galleristi pare attestarsi ampiamente sopra i livelli di guardia.

http://artgeneve.ch/

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Redazione

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