Sinestesie ipnotiche. Dai suoni di Steve Reich alle immagini elettroniche di Frédéric Bonpapa

Una delle partiture più celebri del minimalista americano Steve Reich. Il video di un artista francese, che traduce i suoni in immagini e colori. E un premio ad Ars Electronica 2014. Gioca con la sinestesia l'opera multisensoriale di Frédéric Bonpapa

La musica, inconfondibile, è quella di Steve Reich, artefice di geniali architetture sonore, tra i padri del minimalismo americano negli anni Sessanta. La partitura cristallina, aerea ed ossessiva di “The Best Music Interpretation” è lo spunto da cui parte Frédéric Bonpapa per la sua sfida creativa: dare una forma visiva al suono, cavalcare l’ebbrezza della sinestesia e tradurre in immagini – perfettamente equivalenti – uno dei capolavori di Reich. Il risultato si chiama Light Motif, opera suggestiva che si è meritata una menzione d’onore all’ultima edizione di Ars Electronica, insieme a una sfilza di altri premi e partecipazioni, tra cui il titolo di “The Best Music Interpretation” a Multivision 2014.

Light Motif

Light Motif

Guardando alle ricerche di pionieri straordinari come Wassily Kandinsky, Oskar Fischinger, Norman McLaren e John Whitney, Bonpapa persegue l’idea affascinante della “traduzione” sinestetica, capace di attivare uno spostamento e una sovrapposizione sensoriale decisivi: vedere la musica, ascoltare i colori, muoversi tra il visibile e l’invisibile, tra l’udibile e l’inaudito, lungo i canali luminosi della percezione, forzati fino all’estremo. Armonie, accordi tonali, melodie e ritmi diventano, secondo logiche esatte, colori, forme, linee, apparizioni. Il tutto seguendo i codici costruttivi di Reich, le cui sequenze melodiche – brevissime ed incisive – si saturano, si allungano, si dilatano, lasciando spazio a improvvisi e impercettibili cambiamenti di tono e a graduali processi di alterazione.
Assolutamente ipnotica, totalizzante, magnetica, la trama sonora di Reich si trasforma, in questa composizione video, in un’articolazione di cromatismi accesi, di geometrismi, astrazioni e scene metafisiche, ripetuti in un loop infinitamente differente. Un rapimento breve come un lampo, innescato tra il timpano e la retina.

Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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