Trentasette artisti finalisti, da ventiquattro paesi diversi, nessun italiano. Perché? Il ben noto copione si ripresenta con l’Absolut Art Award, ecco i nomi dei prescelti

Ormai abbiamo perso il conto, di quante volte ci siamo ritrovati sconsolati a constatare questo: la progressiva irrefrenabile sparizione degli artisti italiani dal palcoscenico internazionale. Una realtà che ha ovviamente diverse eccezioni, ma che sono e restano appunto eccezioni, che confermano una regola. Ed è una constatazione che sancisce il fallimento del sistema dell’arte contemporanea […]

Ormai abbiamo perso il conto, di quante volte ci siamo ritrovati sconsolati a constatare questo: la progressiva irrefrenabile sparizione degli artisti italiani dal palcoscenico internazionale. Una realtà che ha ovviamente diverse eccezioni, ma che sono e restano appunto eccezioni, che confermano una regola. Ed è una constatazione che sancisce il fallimento del sistema dell’arte contemporanea per come si è andato strutturando negli ultimi anni nel nostro Paese: fallimento delle dinamiche che lo alimentano, con un impenetrabile e asfittico “cerchio magico” formato da poche e ben note e individuabili figure di direttori museali, critici, collezionisti, galleristi, un’oligarchia autoreferenziale che lavora a consolidare il proprio potere entro i confini, assistendo incurante al tramonto italiano al di fuori di quei confini. E sancisce – qualora ce ne fosse bisogno – le gravi carenze istituzionali su questo fronte: i tagli ai finanziamenti, che non fanno che consegnare sempre più le redini alle logiche mercantili, l’assenza di propositività (in termini di stimoli, sostegno ad artisti e studiosi, borse di studio, residenze), la persistenza di vecchissimi retaggi centralisti (l’Italia è l’unico paese al mondo nel quale il Ministro nomina direttamente il curatore del padiglione nazionale alla Biennale di Venezia, per esempio, con i risultati che ben conosciamo).
Dopo il lungo, ma necessario, preambolo, veniamo all’oggetto. La nuova, simbolica legnata all’ego creativo italico arriva per paradosso dalle parole di un italiano: Massimiliano Gioni, l’emblema dei cervelli in fuga dall’Italia (verso la direzione del New Museum, a New York), qui coinvolto nella veste di Presidente della Giuria dell’Absolut Art Award. Giuria che ora annuncia i selezionati per la prima fase del premio sponsorizzato dalla nota azienda della vodka: una lista che vede presenti trentasette artisti, provenienti da ventiquattro paesi diversi, ma nessun italiano. Molti nomi noti, da paesi dalle solide tradizioni nell’arte contemporanea, ma anche da paesi più o meno emergenti, come Iran, Ghana, Egitto, Costa Rica, Angola. Ma l’Italia non fa parte né della prima fattispecie, né della seconda. Qualche nome dei finalisti? Da Leonor Antunes a
 Nairy Baghramian, Yto Barrada,
 Yael Bartana,
 Mariana Castillo Deball,
 Simon Denny,
 Trisha Donnelly,
 Camille Henrot, Ragnar Kjartansson,
 Shahryar Nashat. Il premio prevede poi una sezione dedicata all’Art Writing, e qui la giuria ha selezionato dieci finalisti, nessun connazionale neanche qui. Le prossime tappe? La giuria selezionerà una rosa di cinque finalisti, di entrambe le categorie, che saranno svelati durante Art Basel Miami Beach 2014, mentre i vincitori – anche qui, quasi per contrappasso – saranno rivelati in Italia, durante il vernissage della Biennale di Venezia 2015…

Massimo Mattioli

La lista completa dei finalisti

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Massimo Mattioli

Massimo Mattioli

É nato a Todi (Pg). Laureato in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Perugia, fra il 1993 e il 1994 ha lavorato a Torino come redattore de “Il Giornale dell'Arte”. Nel 2005 ha pubblicato per Silvia Editrice il libro “Rigando dritto.…

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