Fondazione Pasquinelli. L’arte in una stanza, a Milano

A Milano in corso Magenta, nello spazio di una sola stanza, cinque dipinti interpretano alcuni paesaggi italiani nel primo Novecento. Dalla periferia milanese di Boccioni alla Toscana di Severini, fino a una veduta lacustre di Sironi.

Il ciclo di mostre L’arte in una stanza, progetto concepito dalla Fondazione Pasquinelli, risponde al desiderio non solo divulgativo di raggiungere un pubblico giovane nel quale stimolare interesse e curiosità anche attraverso iniziative formative. La Fondazione nasce nel 2011 per onorare la memoria di Francesco Pasquinelli, imprenditore milanese con una forte passione per la cultura, una profonda conoscenza della musica e dell’arte, di cui fu attento collezionista.
A partire dal 24 ottobre, la Fondazione ospita, negli spazi appena ristrutturati di corso Magenta a Milano, cinque paesaggi italiani nel primo Novecento, cinque dipinti di altrettanti maestri: dalla panoramica piena di energia di una periferia milanese, dipinta da Boccioni, al lirismo di una visione lacustre di Carrà, passando attraverso un singolare paesaggio toscano di Severini futurista, la malinconia di un giovanissimo de Pisis e un’epica veduta di Sironi, tra lago e montagna. Con pochi quadri di rara qualità, accompagnati da alcuni disegni, la mostra esemplifica la ricchezza di proposte artistiche intorno alla Prima guerra mondiale, con una stupefacente varietà di soluzioni stilistiche e di linguaggio tra avanguardia (Boccioni, Severini) e ritorni all’ordine (de Pisis, Carrà, Sironi). Ne abbiamo parlato con Pina Antognini, presidente della Fondazione.

Fondazione Pasquinelli, Milano

Fondazione Pasquinelli, Milano

Qual è il legame tra la Fondazione Pasquinelli e la Collezione Antognini?
L’amore per l’arte può esprimersi in tanti modi. Seguendo il puro piacere di vedere, insieme a Francesco Pasquinelli ho raccolto un prezioso insieme di quadri che racconta tante possibili storie della pittura del Novecento, da Boccioni a Kandinsky, da Klee a Picasso. In sintonia con la vocazione della Fondazione Pasquinelli a un godimento pubblico della bellezza, specialmente rivolto alle generazioni più giovani, la collezione si offre ora ai milanesi, presentata attraverso un programma di sette piccole mostre, tutte allestite in una stanza.
Una scelta – quella di condividere con i concittadini, e non soltanto, una passione privata – in linea con una tradizione molto civile e tipicamente ambrosiana, a suo tempo esemplarmente interpretata da Gianni Mattioli e, più recentemente, da Antonio Boschi e Marieda Di Stefano.

Quali sono gli intenti di questa collaborazione?
Promuovere la bellezza attraverso le opere di artisti famosi e proporre riflessioni culturali. Ogni mostra – allestita su un tema o una tendenza, mettendo a confronto i modi espressivi di artisti diversi, ma anche su un singolo artista – sarà arricchita da conferenze di argomento poetico, letterario, musicale, mentre un programma d’incontri e laboratori dedicati ai più piccoli introdurrà anche i bambini ai piaceri dell’arte.

Come definire il corpus di opere che costituisce la Fondazione? Di quante opere è composta, quali artisti annovera, quanti curatori la sistematizzano e quali tipologie di archivi/storage la ospitano?
Si tratta di una trentina di pezzi, tutti di protagonisti – italiani e internazionali – dell’arte del XX secolo: da Boccioni a Lucio Fontana, da de Chirico a Magritte, da Picasso e Braque a Klee e Kandinsky… La loro scelta è stata dettata, in primo luogo, dal gusto mio e di mio marito Francesco Pasquinelli, dal nostro piacere di poter guardare delle belle cose. La collezione si trova a casa mia, alle pareti, e sono io a curarla e conservarla…

Fondazione Pasquinelli, Milano

Fondazione Pasquinelli, Milano

Quali tratti, quali caratteristiche del suo fondatore, Francesco Pasquinelli, la Fondazione riflette e trasmette?
La Fondazione Pasquinelli nasce nel 2011 per onorare la memoria di Francesco Pasquinelli, imprenditore milanese con una forte passione per la cultura, una profonda conoscenza della musica e dell’arte, di cui fu attento collezionista. La Fondazione continua questo suo cammino, ampliandone l’aspetto sociale, al quale Francesco Pasquinelli fu particolarmente sensibile.

Attraverso L’arte in una stanza, la Fondazione Pasquinelli come entra in dialogo con gli spazi di corso Magenta?
La Fondazione Pasquinelli ha ormai da qualche anno un’intensa attività in campo sociale e in quello dell’educazione musicale dei bambini. L’idea di mettere anche la collezione di quadri a disposizione del pubblico – compreso il pubblico dei bambini, con un programma mirato di incontri didattici, ideato da Silvia Bignami e organizzato con le scuole elementari milanesi – ne costituisce un ulteriore ampliamento. Il titolo del ciclo deriva semplicemente dal fatto che le opere della collezione saranno esposte in una stanza della Fondazione, adeguatamente allestita dall’architetto Daniela Volpi.
Il progetto complessivo prevede l’ordinamento delle opere in sette mostre, curate da Antonello Negri, ciascuna con un proprio filo conduttore. Ogni volta sarà presentato un piccolo nucleo di dipinti, da due a un massimo di cinque, tenuti insieme da una precisa logica interna: Balla futurista, per esempio, oppure la natura morta attraverso il confronto tra quadri, molto diversi tra loro per stile e data, di due vecchi amici cubisti, Braque e Picasso.

La mostra in corso presenta cinque artisti, cinque diverse interpretazioni del paesaggio…
Sì, la prima mostra è dedicata al paesaggio italiano tra 1909 e 1925. Le date riguardano il quadro più vecchio e il più recente: Boccioni con Crepuscolo, una periferia milanese d’impronta ancora divisionista che non si vedeva da venticinque anni – e per vederla bisognava andare a New York – e un Sironi della metà degli Anni Venti, con la veduta molto inventata di una sorta di paesaggio italiano ideale. Nel quadro di Sironi, L’aratura, riprese della pittura antica si fondono con riferimenti alla contemporaneità italiana, rurale e urbana.
Gli altri paesaggi sono di Severini, un paesaggio toscano rappresentato in chiave cubista-futurista, poi quello che può considerarsi il primo serio dipinto di de Pisis, La casa col pino, e un bellissimo Carrà del 1924: una veduta del Lago Maggiore che segna l’inizio del Carrà naturalista, definitivamente tornato all’ordine dopo i quadri futuristi, infantilisti e metafisici.
Oltre al disegno preparatorio dell’Aratura di Sironi, che fa parte della collezione, a completare il tutto ci saranno anche un grande bozzetto di Crepuscolo e una rara incisione di Carrà, sullo stesso tema del dipinto, che potremo esporre grazie ai generosi prestiti di due amici, a loro volta collezionisti.

Fondazione Pasquinelli, Milano

Fondazione Pasquinelli, Milano

Dopo Paesaggi italiani 1909-1925, come proseguiranno le sette tappe, i sette focus programmati per mettere in rilievo alcune opere della collezione?
Le prossime mostre saranno presentate – nell’arco di tre anni – ogni primavera e ogni autunno. La prima, intitolata Incanti, metterà a confronto quadri tenuti insieme dal filo conduttore della musica, a cominciare da una versione dell’Incantatrice di serpenti del doganiere Rousseau: la faremo dialogare con opere di de Chirico e di suo fratello, Alberto Savinio, e del grande surrealista René Magritte. Nell’autunno del 2015 il tema della figura sarà presentato attraverso opere di Sironi, Carrà, Modigliani, Campigli e Picasso eseguite intorno al 1920.
Toccherà quindi, nel 2016, a un piccolo nucleo di opere del futurista romano Giacomo Balla tutte dipinte in tempo di guerra – la mostra sarà intitolata Futurballa 1913-1918 – e a un dialogo tra Braque e Picasso attraverso due loro nature morte: del 1924 e del 1942.
Il 2017, infine, sarà sotto il segno dell’astrattismo e dell’informale, prima e dopo la Seconda guerra mondiale: in Geometrie e lirismi intorno al 1930 si potranno ammirare lavori di Kandinsky, Klee, Miró e Prampolini, mentre Immaginazioni, invenzioni, gesti, mostra di chiusura del ciclo, proporrà un esemplare confronto Italia-Francia, da una parte Licini e Fontana, dall’altra Hartung e Mathieu.

Di quali budget annualmente la Fondazione Pasquinelli si dota per promuovere e proseguire le proprie attività?
La copertura dei budget è fatta interamente in autofinanziamento in base alle necessità dei progetti approvati.

Potrebbe formulare un augurio che accompagni il nuovo avvio dei programmi artistici della Fondazione?
Che anche le prossime mostre si aprano ai giovani e mirino alla pura divulgazione della bellezza e della conoscenza, accompagnandoli nell’innamoramento per il “bello”. Contemporaneamente, che la Fondazione continui a realizzare progetti più impegnativi anche nel campo sociale, con particolare attenzione alle fasce economicamente o psicologicamente più fragili.

Ginevra Bria

Milano // fino al 6 dicembre 2014
Paesaggi italiani 1909-1925
a cura di Antonello Negri
FONDAZIONE FRANCESCO PASQUINELLI
Corso Magenta 42
02 45409551
[email protected]
www.larteinunastanza.fondazionepasquinelli.org

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/39331/paesaggi-italiani/

 

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati