Festival del Film di Roma, terza giornata. Al Maxxi va in scena Sebastiao Salgado secondo Wim Wenders: un viaggio fisico e mentale sui percorsi impossibili del fotografo

In programma al Festival del Film di Roma, nella sala del Maxxi arriva Wim Wenders a presentare il documentario dedicato alla vita di Sebastiao Salgado. Dopo l’esperimento con Pina Bausch, il berlinese fa un lungo viaggio fisico e mentale inseguendo i percorsi impossibili del fotografo che ha battuto gli angoli più sperduti del pianeta. Ne risulta un’ indagine sull’uomo […]

In programma al Festival del Film di Roma, nella sala del Maxxi arriva Wim Wenders a presentare il documentario dedicato alla vita di Sebastiao Salgado. Dopo l’esperimento con Pina Bausch, il berlinese fa un lungo viaggio fisico e mentale inseguendo i percorsi impossibili del fotografo che ha battuto gli angoli più sperduti del pianeta. Ne risulta un’ indagine sull’uomo e sulla natura, dall’inferno al paradiso. Costruito secondo due linee parallele, i viaggi e le fotografie e l’impegno ecologico, si risolve come un’ode alla magnificenza della vita e della creazione. La soluzione narrativa che Wenders trova per risolvere la relazione tra l’istantaneità della fotografia e il tempo della rappresentazione cinematografica è una specie di macchina oscura specchiante dove il fotografo è isolato col suo scatto e la camera si trova dietro lo specchio dove la foto è appoggiata: così che Salgado, mentre racconta la sua storia, è solo con se stesso e i suoi pensieri  e, lo spettatore entra nello spazio intimo dell’artista che dialoga con la sua opera. E mentre descrive paesaggi umani, vizi, virtù e assurdità etniche, sullo sfondo c’è la vita e l’evoluzione della fattoria di famiglia : prima lussureggiante foresta, poi arida steppa, infine nuovamente verde paradiso, grazie all’intervento umano. E questo intervento è la catarsi di Salgado, devastato dalla crudeltà e dalla cattiveria dell’uomo verso se stesso. Quasi paralizzato dallo spettacolo cruento della guerra in Ruanda, riparte da una nuova sfida: fotografare gli animali, con quella che sembra una dissolvenza per arrivare al suo ultimo progetto, Genesi. Invece della cenere che torna alla cenere, il ciclo si chiude con un’immensa distesa verde pullulante di vita e di energia, uno stadio zero, di purezza assoluta, un utero in cui Salgado si rifugia mostrando al mondo che rimediare è sempre possibile.

– Federica Polidoro

 

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Federica Polidoro

Federica Polidoro

Federica Polidoro si laurea in Studi Teorici Storici e Critici sul Cinema e gli Audiovisivi all'Università Roma Tre. Ha diretto per tre anni il Roma Tre Film Festival al Teatro Palladium, selezionando opere provenienti da quattro continenti, coinvolgendo Istituti di…

Scopri di più