Stefano Arienti in viaggio. Con Alexander von Humboldt

La casa editrice Humboldt Books di Milano sta dando alle stampe atipici diari di viaggio, mettendo insieme un artista e un intellettuale. Vincenzo Latronico e Armin Linke in Etiopia, Dino Baldi e Marina Ballo Charmet in Grecia, Claudio Giunta e Giovanna Silva in Islanda. Era però il momento di omaggiare lo scienziato che dà il nome all’editore. E ci hanno pensato Franco Farinelli e Stefano Arienti. Abbiamo intervista quest’ultimo.

Quale importanza riveste nel tuo percorso la dimensione del viaggio?
Sono stanziale e per niente nomade: è un po’ la mia storia di contadino della Bassa inurbato a Milano… Ma viaggio spesso per lavoro o altro, e invecchiando sento il desiderio di avere un orizzonte di movimento maggiore, anche solo vedere di più l’Italia o l’ Europa.
Da artista mi accorgo che i viaggi mi hanno molto cambiato, in particolare le brevi permanenze ripetute negli Stati Uniti e in India. Due Paesi apparentemente agli antipodi, in realtà molto più simili di quello che sembra: due subcontinenti, due grandi democrazie, due culture inclusive, anzi multiculture, con le religioni molto influenti nella vita delle persone e con una stuttura sociale solo apparentemente molto distante. Il contatto con questi due imperi culturali mi ha dato la sensazione che il mio lavoro si svolga in una dimensione differente e che io sia legato di più alle misure del paesaggio italiano e alla sua storia e cultura.

Il libro di Humboldt illustrato da Stefano Arienti - 2

Il libro di Humboldt illustrato da Stefano Arienti

Il “report” del viaggio di von Humboldt in America Latina gli è costato ventun anni di lavoro e una mole enorme di pagine. Questo genere d’impegno ottocentesco, infinito, credi abbia ancora un senso ora? Penso anche a progetti come quello degli autoritratti di Roman Opalka…
C’è in Homboldt la tensione verso una propia utopia di esperienza e pensiero. Il fatto è che è diventato difficilissimo poterselo permettere oggi , solo le istituzioni ne hanno la forza, ma lavorano con finalità e metodi loro propri, e in effetti solo la cocciutaggine degli artisti può permettere di continuare a misurarsi con progetti che impegnano una vita.

Von Humboldt era uno scienziato, ma molte di quelle pagine sono politiche, con prese di posizione nette, ad esempio sulla schiavitù. Anche in questo caso ti chiedo: quanto spazio c’è oggi per un’arte “impegnata”? E in che modo l’arte può (o deve) impegnarsi oggi?
Ogni artista vive la propria dimensione in prima persona e ognuno si confronta con ambienti sociali diversissimi: è impossibile generalizzare, e di sicuro sono moltissimi gli artisti che continuano a portare la propria coscienza politica dentro la loro arte, ma la sfida è riuscire a fare la migliore arte possibile.
Mi interessa di più il fatto che Humboldt fosse uno scienziato, ma con una profondità e un’ampiezza di pensiero che non è più così comune nella scienza contemporanea, mentre il suo acume e le sue esperienze gli permetterebbero oggi di misurarsi senza difficoltà con l’arte e persino di essere riconosciuto come artista. Non è un caso che se ne fosse portato appresso uno per tutto il viaggio.

Il libro di Humboldt illustrato da Stefano Arienti

Il libro di Humboldt illustrato da Stefano Arienti

A tuo avviso, in che modo l’artista può restituire uno sguardo inedito, laterale agli ambienti che “visita”? Penso ad esempio alle residenze d’artista, dove gli esiti sono spesso sorprendenti, con l’emersione di punti di vista ai quali anche chi ha vissuto in quei luoghi magari per tutta la vita non aveva mai pensato.
Le arti visive portano quello che gli artisti riescono a fare. Artisti diversissimi, che rendono quasi imprevedibile cosa riescono a produrre: è un’apertura di novità se la cerchiamo, o è la conferma di una qualità se ce l’aspettiamo. Incontrandoli, bisogna saperli interrogare, quindi il ruolo della committenza è sempre cruciale.

Ci racconti come hai lavorato per illustrare il libro? Perché hai scelto di partire proprio da quelle immagini del volume originale?
Gli atlanti figurati che acconpagnano i testi nell’edizione originale sono bellissimi, stampati con una tecnica favolosa su carte antiche. Mi hanno molto impressionato, e ho deciso di usare un lungo processo: fotografarli, fotocopiarli e pirografarli. Per farli rivivere in un libro contemporaneo.

Marco Enrico Giacomelli

Alexander von Humboldt – Viaggio alle regioni equinoziali del Nuovo Continente
a cura di Franco Farinelli
illustrazioni di Stefano Arienti
Humboldt Books, Milano 2014
Pagg. 272, € 23,50
ISBN 9788874626267
www.humboldtbooks.com

 

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Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

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