Su e giù per la Valcamonica. Due residenze montane per artisti

Due residenze per artisti animano le estati camune: “aperto_art on the border” e “Case Sparse | Tra l’etere e la terra” lasciano nuovi segni accanto alle incisioni preistoriche. Per art-maniacs in gita, guidati dall’app That’s Valley.

Le incisioni rupestri, gli affreschi del Romanino, le 198 statue della via crucis di Beniamino Simoni di Saviore, le passeggiate sui sentieri del parco dell’Adamello sono sicuramente ottimi motivi per andare in Val Camonica. Ma non si pensi siano l’unico. Sito Unesco, primo distretto culturale Cariplo in Lombardia, la valle, forte della sua tradizione, ha deciso di aprirsi anche al contemporaneo e alla rilettura che dei segni preistorici e della tradizione sedimentata nei secoli gli artisti di oggi possono fornire. Due progetti, in particolar modo, hanno chiamato l’arte contemporanea a contaminare il territorio. Due residenze d’artista, le cui tracce costituiscono una pista da seguire, un itinerario che si snoda tra comuni diversi, ghiacciai e fiumi.
La prima è aperto_art on the border, diretta da Giorgio Azzonidal 2011, che ogni anno vede alternarsi una serie di artisti, chiamati a lavorare su un tema guidati da un visiting professor. Dopo il ferro, il legno, la pietra e l’acqua, elemento comune dell’edizione 2014 è il cibo, con cui si devono confrontare Eugenia Vanni e Carlo Spiga, selezionati attraverso un bando, accompagnati da Alessandro Nassiri Tabibzadeh come visiting professor. Nessun limite geografico per le opere che stanno modificando la valle, lasciando segni talvolta maggiormente evidenti come nel caso della scritta monumentale PubblicaPrivata di Stefano Boccalini (2013), talvolta più mimetici, come la Carta “geologica” di un sentiero possibile di Claudia Losi (2012), che guida verso sette blocchi di tonalite dislocati in altrettanti fontanili. Il bello è proprio l’incontro inaspettato con interventi sempre rispettosi del territorio e delle sue origini, in cui la dimensione site specific si sviluppa dall’esplorazione e dall’approfondimento della storia camuna.

aperto_art on the border, Stefano Boccalini, Fabrezza 2013

aperto_art on the border, Cosimo Veneziano, Fabrezza 2013

L’inaugurazione dei prossimi progetti sarà in ottobre e i lavori sono ancora in corso: Carlo Spiga, con il coinvolgimento delle associazioni locali, dei commercianti, della parrocchia, ha celebrato i massi della valle attraverso la riscoperta di un culto dimenticato da cinquant’anni che aveva il suo centro nella Cappella delle Sante, una pietra erratica con i segni del passato camuno, romano e cristiano che ha dato la sua forma allaspongade,la focaccia dolce della festa. Eugenia Vanni, invece, si è concentrata sulla gestualità che guida la preparazione del cibo, trasferendola in pittura e scoprendo numerose affinità tra la preparazione degli alimenti e quella dei pigmenti. Alessandro Nassiri ha approfondito la tradizione dell’uomo del bosco, filo conduttore tra le comunità montane del mondo intero, temuto e allontanato, ma sempre presente, seppur distante, che ha insegnato ai valligiani l’arte casearia e che l’artista omaggerà con un video e un nuovo formaggio. Elementi comuni sono quelli che ben riassume Eugenia Vanni: “Ciò che è nato nelle due settimane di residenza è stato interessante proprio per la sua natura di ricerca non sull’oggetto ma sul soggetto, ovvero per l’indagine di tutto ciò che ruota intorno al prodotto: la sua importanza nell’ambiente montano, le dinamiche che si creano, gli spostamenti, i dietro le quinte delle preparazioni, la questione antropologica, i personaggi”.
Il secondo progetto di residenza è quello ideato da Francesca Damiano e Monica Carrera con Case Sparse | Tra l’etere e la terra, che per quindici giorni ha visto ospiti in una baita di montagna al limitare del bosco cinque artisti (Elisabetta Falanga, Giuseppe Fanizza, Marco La Rosa, Orestis Mavroudis, Seiji Morimoto) e una curatrice (Marta Ferretti), chiamati a realizzare un progetto site specific e a creare una relazione – dapprima via etere attraverso una finestra Skype, in autunno anche via terra – con un luogo lontano e cittadino, identificato con lo spazio berlinese GlogauAIR, che raccoglierà le tracce della residenza secondo l’interpretazione di Marta Ferretti.

Case Sparse | Tra l’etere e la terra, Malonno 2014, photo Luisa Littarru, Emiliano Milanesi e Case Sparse

Case Sparse | Tra l’etere e la terra, Malonno 2014, photo Luisa Littarru, Emiliano Milanesi e Case Sparse

Se nell’edizione 2013 il tema del bosco aveva fatto sì che ci fosse una concentrazione geografica delle opere tra gli alberi nei pressi della residenza, il centro storico, riferimento per l’edizione 2014, ha allontanato gli artisti dalla dimensione circoscritta. Ciò ha implicato un confronto con il paese di Malonno e i suoi abitanti, avvicinandoli alle pratiche legate all’arte contemporanea e vincendone le diffidenze, anche grazie all’appoggio delle istituzioni locali che mirano ad avere un parco arte-natura sul territorio comunale, come spiegano Damiano e Carrera.
Due progetti parte di un piano di valorizzazione del territorio strutturato e coordinato, che identifica il patrimonio culturale come occasione e strumento di sviluppo, cercando di allontanarsi dal luogo comune e di usare l’arte contemporanea per la creazione di nuovi interessi e percorsi. Li raccoglie la app gratuita That’s Valley, progetto di That’s Contemporary per la fruizione e l’approfondimento di tutte le ricchezze della Valle dei Segni.

Marta Cereda

www.vallecamonicacultura.it
www.casesparse.org

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Marta Cereda

Marta Cereda

Marta Cereda (Busto Arsizio, 1986) è critica d’arte e curatrice. Dopo aver approfondito la gestione reticolare internazionale di musei regionali tra Stati Uniti e Francia, ha collaborato con musei, case d’asta e associazioni culturali milanesi. Dal 2011 scrive per Artribune.

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