La Nouvelle Vague polacca e il “cinema ritrovato”

Si è conclusa la 27esima edizione del festival “Il Cinema Ritrovato” promosso dalla Cineteca di Bologna. Una rassegna encomiabile per le riscoperte, la divulgazione e i restauri. Qui vi raccontiamo in breve una sezione particolarmente interessante.

Tra gli Anni Cinquanta e Sessanta, l’attenuarsi della repressione delle libertà di pensiero creerà le condizioni per una rinascita del cinema polacco. L’intensità espressiva, la qualità narrativa del cinema prodotto in questo periodo e le innovazioni tecniche introdotte da registi quali Aleksander Ford, Andrzej Munk, Andrzej Wajda, Sergej Jutkevic rendono questo fenomeno di assoluta rilevanza, tanto da poter parlare di una Nouvelle Vague.
Distante dagli schemi estetici del realismo socialista e dai modelli occidentali, la Nouvelle Vague polacca costituisce un fenomeno decisamente autonomo, strettamente legata alla cultura e alla storia del suo Paese.
Attraverso i film presentati al festival Il Cinema Ritrovato si potrebbe tracciare un percorso di autocoscienza di un popolo tormentato da continue guerre e invasioni e perennemente in lotta per il proprio riscatto. È spesso presente la riflessione sul rapporto tra violenza e libertà. Grande protagonista di molti di questi film, la libertà non è mai trattata in termini dogmatici, ma sempre con la consapevolezza delle pesanti difficoltà che comporta una coscienza libera e degli aspetti controversi della lotta per ottenerla: chi lotta per l’indipendenza, per l’autodeterminazione rischia continuamente di essere trascinato nel vortice insensato della violenza disumana.

Una stella per Andrzej Wajda a Lodz (foto Wikipedia)

Una stella per Andrzej Wajda a Lodz (foto Wikipedia)

La presenza di guerra e sofferenza è costante, trattate però sempre in modo critico e prismatico. Ne Il tramonto degli eroi (1964), un villaggio polacco, durante la ritirata tedesca, diviene il tragico teatro di una umanità liberata, ma irrimediabilmente deformata dalle violenze e dagli odi della guerra. In Ceneri (1964), due giovani polacchi decidono di combattere per l’indipendenza del loro paese arruolandosi nell’esercito napoleonico, e si ritrovano a combattere contro altri polacchi e a depredare villaggi spagnoli.
Anche in film ambientati nei luoghi di massima negazione della libertà, i lager nazisti, la riflessione su di essa non è affatto banale. Ne La passeggera (1964) emerge la inquieta personalità della ex sorvegliante di un lager nazista e  del suo paradossale rapporto di amicizia-dominio con una prigioniera. Così pure l’identità socialista è affrontata criticamente. In Lenin in Polonia (1965), il leader rivoluzionario ripercorre il suo periodo di esilio in Polonia. Emergono tutte le sue inquietudini, le insicurezze e le ragioni che lo portano a sostenere la causa rivoluzionaria.

Felice Moramarco

http://www.cinetecadibologna.it/cinemaritrovato2014

 

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Felice Moramarco

Felice Moramarco

Felice Moramarco, 1987, vive a Bologna. Laureato in Filosofia con Giovanni Matteucci. Si occupa di arte ed estetica contemporanea. I suoi autori di riferimento sono Adorno, Benjamin, Gehlen, Kant.

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