MetaMachine. Paesaggi video-sonori, tra natura e artificio

Dal Giappone un ciclo di progetti a più mani, in cui si mescolano musica e arti visive, nel segno della ricerca elettronica. Ibridazioni suggestive, tra elementi organici e meccanici

Il progetto nasce dalla sinergia tra la berlinese Abandoned Audio, nuovissima sotto-etichetta della 31.337 Records, e la Frantic Gallery di Tokyo. Un’indagine a cavallo tra l’universo della musica elettronica e quello dell’arte contemporanea, messe in dialogo per produrre organismi video-sonori ad alto tasso di fascinazione estetica.
Alcuni musicisti internazionali, sperimentatori di varie tecniche audio, dal filed reconrdings alle tessiture sonore programmate tramite algoritmi, hanno incontrato degli artisti giapponesi che lavorano con il digitale o la pittura a olio. Il risultato si chiama “MetaMachine”, ovvero sei opere, diffuse tramite piattaforme on line o esposte tra Singapore, Tokyo e Berlino, nel corso del 2014.

Macoto Murayama - Lathyrus odoratus L - front view - b 2012 - courtesy of Frantic gallery

Macoto Murayama – Lathyrus odoratus L – front view – b 2012 – courtesy of Frantic gallery

Il titolo arriva direttamente dalla ricerca di Atsushi Koyama, uno degli artisti visivi coinvolti. Nei suoi minuziosi oli su tela, ispirati ad un linguaggio ingegneristico, si fondono corpi e macchine, congegni meccanici e dettagli umani, in un’estetica post-umana che tramuta il gioco dell’intersezioneibridazione robotica in una aggraziata, intangibile, immaginifica armonia di linee, codici, elaborazioni grafiche. Corpi senza organi, per macchine prive di funzione. Un po’ ripensando a certe illustri esperienze giapponesi, una su tutte il mitico film Tetsuo.

Similmente, ma su un registro più lirico, Macoto Murayama combina le sue conoscenze nell’ambito dell’architettura, della computer grafica e della botanica, per rilevare le strutture di forme organiche, sbocciate dentro giardini artificiali. Immagini evanescenti, che appaiono come radiografie o elaborazioni progettuali di piante, foglie, fiori.

Insieme a loro musicisti come Doyeq, Aepiel, Echoton, Pachyderme, hanno elaborato delle partiture elettroniche, in accordo con le immagini, testimonianze di un medesimo approccio al mondo delle macchine: il suono digitale e la componente squisitamente umana si ibridano, dando vita a strutture armoniche, ritmiche, glitch, noise o ambient. Nuovi landscape sospesi tra terra e cielo, natura ed artificio, gesto fisico e impulso elettronico, ispirazioni sensoriali e codici astratti.

Helga Marsala

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

Scopri di più