L’Orso d’oro Diao Yinan protagonista del Festival del Cinema Africano di Milano, che resiste nonostante i tagli. Con cinquanta film dal mondo

È nato nel 1990 come finestra aperta sulla scena di un continente intelligentemente ribattezzato da “Nero” a Vero”, con il semplice cambio di consonante a raccogliere il senso di una scena dalla irresistibile vitalità. E nel corso del tempo ha saputo allargare orizzonti e confini arrivando ad abbracciare, con una felice forzatura geografica, un Sud […]

È nato nel 1990 come finestra aperta sulla scena di un continente intelligentemente ribattezzato da “Nero” a Vero”, con il semplice cambio di consonante a raccogliere il senso di una scena dalla irresistibile vitalità. E nel corso del tempo ha saputo allargare orizzonti e confini arrivando ad abbracciare, con una felice forzatura geografica, un Sud del mondo che si estende fino all’Estremo Oriente. C’era una volta a Milano il Festival del Cinema Africano, torna quest’anno – nella veste con cui si presenta da qualche tempo a questa parte – il Festival del Cinema Africano, d’Asia e d’America Latina: in sintesi FCAAL, sigla che raccoglie tutte quelle esperienze che sfuggono al mainstream e rendono conto di storie, suggestioni ed emozioni colte là dove c’è molto da dire. E spesso pochi mezzi per farlo. Non che a queste latitudini i quattrini abbondino: per la sua ventiquattresima edizione la rassegna ha ricevuto in dono tagli considerevoli nel già risicato sostegno da parte del settore pubblico e l’addio da parte di sponsor importanti. Colpi che non hanno frenato l’entusiasmo e che portano, da martedì 6 maggio e fino a lunedì 12, cinquanta lungometraggi in sei diverse sale della città; oltre a un ricco programma di eventi collaterali e dibattiti. Trainato, quest’ultimo, dall’incontro esclusivo tra il pubblico del festival e Diao Yinan: il regista Orso d’oro all’ultima Berlinale è atteso a Milano mercoledì 7 e venerdì 9 per introdurre la proiezione del suo Black Coal Thin Ice. Reduce dal red carpet tedesco anche il fuori concorso che inaugura la rassegna: anteprima per l’Italia, martedì 6 maggio, per Two Men In Town di Rachid Bouchareb. Con un certo Harvey Keitel.
Le ristrettezze economiche non hanno influito sulla generosità di una rassegna che mette in palio premi per 20mila euro. Tra i contendenti non mancano i purosangue, soprattutto nella categoria riservata al miglior lungometraggio: tra i favoriti Matar A Un Hombre, con cui il cileno Alejandro Fernandez Almendras ha vinto il gran premio della giuria all’ultima edizione del Sundance; ma anche un altro film applaudito a Berlino, The Rice Bomber del taiwanese Cho Li.
Il programma completo su http://www.festivalcinemaafricano.org/

– Francesco Sala

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