Firenze contemporanea: la galleria Eduardo Secci raddoppia. Per un nuovo distretto?

Due anni fa ha inaugurato la propria galleria, Eduardo Secci Contemporary, dopo un periodo di direzione della Sangallo ART Station. Ora, sempre a Firenze, apre una seconda galleria. Proprio dove hanno sede gallerie ben più tradizionali. All’insegna del dialogo e con l’obiettivo di ridare lustro a quello che fu un glorioso distretto. Si comincia con una personale di Paolo Grassino, che apre domani sera.

Com’è nata l’idea di aprire questa nuova sede della galleria? Da quali esigenze, da quali istanze, da quali punti di partenza?
L’idea di aprire un nuovo spazio è nata da una duplice esigenza. Da un lato quella di rendere il nostro lavoro ancora più visibile in città, avvicinandoci a colleghi e istituzioni. Dall’altro quello di ampliare i nostri spazi espositivi con una seconda sede, diversa dalla tipologia “loft” di via fra Giovanni Angelico, la quale si presta benissimo per opere di grandi dimensioni e site specific, più incentrata in “zone” in modo da poter sfruttare lo spazio anche facendo tre piccole personali contemporaneamente.

Chi c’è dietro l’iniziativa? Raccontaci di te.
L’ideatore del progetto sono io, Eduardo Secci. La mia passione per l’arte nasce fin da piccolo, mi è stata tramandata da mio padre, collezionista d’arte moderna. Fin dai primi anni lo seguivo per le gallerie e i musei, restando affascinato dalle cose che vedevo. Al ritorno dai miei studi negli Stati Uniti, abbiamo avuto l’idea di aprire assieme una galleria di “famiglia”, la Sangallo ART Station, dove con Martina Corgnati iniziavo a gestire, ma soprattutto a imparare cosa fosse il lavoro del gallerista. Dopo quattro anni come direttore della Sangallo, ho deciso di staccarmi per seguire i miei progetti, e così nel 2012 ho inaugurato la galleria Eduardo Secci Contemporary.

È vero che c’è una sorta di obiettivo di creare un distretto?
L’esigenza, ma soprattutto la voglia di aprire una nuova sede in via Maggio, nella ormai “decaduta” via fiorentina dell’arte, nasce proprio dalla voglia di creare un distretto contemporaneo per rilanciare la zona. Credo fermamente che non esista distinzione fra antico e moderno, e che tutto a suo tempo sia stato contemporaneo: con questo spirito voglio mostrare a Firenze che bisogna prima di tutto capire ciò che si sta guardando per poterlo poi giudicare, e allora quale miglior luogo che quello dove le gallerie accanto e di fronte alla nostra espongono opere completamente diverse?

Paolo Grassino, Ciò che resta, 2012, tubo corrugato e ferro

Paolo Grassino, Ciò che resta, 2012, tubo corrugato e ferro

Cosa volete fare in concreto?
Dobbiamo riuscire a rendere interessante la scena contemporanea fiorentina. Vogliamo lavorare a stretto contatto con il territorio, invitando artisti internazionali e giovani emergenti esponendoli non solo nella nostra galleria ma anche nelle piazze cittadine, creando così un percorso guidato di arte contemporanea, con l’ambizione di rendere all’arte quella forma sociale che spesso viene messa in secondo piano dai nostri colleghi. Chiaramente per un progetto così ambizioso avremmo bisogno di tutto l’aiuto possibile, ed è appunto per questo motivo che inviteremo tutti ad avvicinarsi nella zona dell’oltrarno.

Su quale tipologia di pubblico (e di clientela) puntate con la nuova sede?
Riguardo alla tipologia di pubblico, speriamo di essere in grado di dialogare con tutti, dagli studenti dell’Accademia – che possono prendere la nostra galleria come punto di riferimento per i loro studi – alle grandi collezioni o ai grandi musei, che da noi possono trovare un artista d’avanguardia e di grande qualità che vada a implementare le loro già importanti collezioni. Speriamo inoltre di riuscire a trasmettere alle persone che ci seguiranno il concetto che le gallerie d’arte non sono solo “un negozio”, ma devono soprattutto essere considerate un luogo “da vivere”, di confronto, di discussione e di dialogo.

Un cenno ai vostri nuovi spazi espositivi. Come sono, come li avete impostati e cosa c’era prima?
La galleria si suddivide in tre grandi sale espositive, ognuna di approssimativamente 30/40 mq. Due delle quali, al piano terra, hanno un’altezza massima di 6 metri. Scendendo le scale si arriva alla terza sala, completamente ristrutturata e studiata in modo tale da esporre in maniera ideale installazioni di luce e video, senza avere distrazioni dall’esterno (luci o rumori). Tutte le stanze sono studiate in maniera molto minimale, il bianco regna sovrano e il pavimento è composto da piastrelle in pvc grigio molto essenziali e funzionali.

Paolo Grassino, Analgesia, 2012, fusione in alluminio (dettaglio)

Paolo Grassino, Analgesia, 2012, fusione in alluminio (dettaglio)

Ora qualche anticipazione sulla prossima stagione post-estiva 2014/2015. Cosa proporrete dopo la mostra inaugurale di Grassino?
La galleria inaugura i propri spazi con una personale di Paolo Grassino, artista torinese con il quale lavoriamo da ormai quasi due anni. La mostra si chiama Ciò che resta ed esprime attraverso le opere – alcune fatte appositamente per la mostra – quel sentimento tra realtà e ricordo tipico del lavoro dell’artista. Il 5 di giugno inaugurerà la mostra personale di Chiara Dynys, Duel.

Finito qui? Altre news?
A settembre inaugureremo un nuovo progetto, Conversations, ideato in collaborazione con Lorenzo Bruni: si tratterà di un ciclo di mostre, un dialogo tra un giovanissimo artista internazionale e un grande maestro italiano vivente e da riscoprire.

Massimiliano Tonelli

http://www.eduardosecci.com/

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Massimiliano Tonelli

Massimiliano Tonelli

È laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Siena. Dal 1999 al 2011 è stato direttore della piattaforma editoriale cartacea e web Exibart. Direttore editoriale del Gambero Rosso dal 2012 al 2021. Ha moderato e preso parte come relatore a…

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