Prima giornata di Amiex a Torino, l’Italia delle mostre ai raggi X. 8460, ma poche di qualità, con curatori amatoriali. È quanto emerge dalla ricerca della Fondazione di Venezia

“In culture we trust”. Con questo motto dell’ideatrice Patrizia Asproni è iniziata a Torino la due giorni della prima edizione di Amiex – Art & Museum International Exhibition Exchange, una manifestazione dove “non ci sono stand ma idee”. Con una conferenza di apertura all’insegna dell’analisi dettagliata di tutto l’universo mostre (con l’eccezione dei dati economici, […]

In culture we trust”. Con questo motto dell’ideatrice Patrizia Asproni è iniziata a Torino la due giorni della prima edizione di AmiexArt & Museum International Exhibition Exchange, una manifestazione dove “non ci sono stand ma idee”. Con una conferenza di apertura all’insegna dell’analisi dettagliata di tutto l’universo mostre (con l’eccezione dei dati economici, gli unici irreperibili), passate ai raggi X dalla ricerca promossa dalla Fondazione Industria e Cultura e realizzata da Fondazione di Venezia che, con la sua origine bancaria, è abituata a organizzare eventi espositivi a partire dalle proprie collezioni e, da anni, sta cercando di realizzare un nuovo progetto museale a Mestre (l’M9, un polo culturale di nuova concezione, con un museo, spazi espositivi, una mediateca-archivio, aree per le attività didattiche e servizi al pubblico). Fabio Achilli, Direttore della Fondazione di Venezia, ha presentato nell’Aula Magna del Centro Congressi del Lingotto, gli aggiornamenti relativi alle mostre in Italia del 2012, censite in numero di 8460. Di queste, il 56% si sono svolte in spazi nuovi, come fabbriche e appartamenti, invece che in musei e spazi espositivi canonici, dove sarebbe naturale che avvenissero, per ridurre i costi organizzativi. Del resto, è emerso anche che negli ultimi quindici anni il boom di eventi ha spostato l’interesse del pubblico dalle collezioni permanenti alle mostre temporanee, portando a concentrare le risorse nella produzione di eventi, piuttosto che nella conservazione e nella gestione delle istituzioni.
Per quanto riguarda la distribuzione geografica le mostre rimangono un prodotto urbano settentrionale, mentre a livello di tema è predominante l’arte contemporanea che segna un 58% del settore. La durata media si aggira intorno ai 45 giorni nei musei, ma è tutto un proliferare di fulminei “nanoeventi” che accrescono la confusione e rendono problematica la comunicazione delle iniziative più significative. Poi, i curatori sono molti di più rispetto alle mostre effettivamente curate: su 3.591 curatori censiti soltanto 17 hanno curato più di dieci eventi, a fronte dei 2.707 che hanno curato un solo progetto, senza svolgere tale attività in maniera continuativa. Un eccesso di offerta che stimola solo a produrre per produrre. A livello europeo le cose cambiano perché, dalla ricerca effettuata da Guido Guerzoni, AD Polymnia Venezia, risulta che sono i musei i maggiori organizzatori di mostre, affiancati dagli spazi espositivi pubblici e no profit, sul modello di kunsthalle. E poi all’estero le mostre sono un prodotto del lavoro dello staff interno del museo, che non viene esternalizzato come accade in Italia. Colpisce anche il gran numero delle coproduzioni museali e delle mostre itineranti, dove hanno successo le logiche di condivisione degli investimenti. Un dato su cui l’Italia delle mostre dovrebbe riflettere, per evitare di importare, a caro prezzo, modeste produzioni internazionali ed esportare, spesso gratuitamente, opere di pregio utilizzate da terzi.

– Claudia Giraud

www.artmuseumex.com/it/

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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