Addio a Carla Accardi

Coraggiosa, determinata, intraprendente, ambiziosa, sguardo sempre avanti. Scompare oggi un personaggio chiave nelle dinamiche creative del Dopoguerra italiano: una carriera esemplare che inizia dall’etica politica…

Mentre una grande mostra celebra a Catanzaro Agostino Bonalumi, scomparso 5 mesi fa, l’Italia perde un altro di quei personaggi che ne hanno fatto grande l’arte nella seconda metà del Novecento. A Roma, dopo un breve ricovero all’ospedale Santo Spirito, è morta a 89 anni Carla Accardi, pioniera dell’astrattismo, che poi seppe sapientemente adeguare alle mutate esigenze espressive di una società che cambiava nelle generazioni. Un personaggio di primissimo piano, e non soltanto per la sua straordinaria produzione artistica: ma perché nel 1947 aveva contribuito ad animare il gruppo Forma 1, un fenomeno la cui grande valenza negli sviluppi delle dinamiche creative italiane è ancora molto da riscoprire. E poi perché divenne un simbolo come una delle prime donne a trovare spazio in un ambiente fino ad allora alquanto maschilista. E in quei primi anni del dopoguerra contribuì a portare a Roma una ventata di energia siciliana: un fatto anche questo mai abbastanza valorizzato, legato anche – oltre alla presenza dell’allora dominus Renato Guttuso – ad altri due firmatari di Forma 1, Antonio Sanfilippo (marito della Accardi) ed il grande Pietro Consagra. Venivano dalla Sicilia, insomma, le prime e più potenti istanze creative italiane (quantomeno del centro-sud), dopo il break del conflitto mondiale, che seguiva al contrastato ventennio fascista.

Foto storica del Gruppo Forma 1, nel 1947, con Carla Accardi al centro

Foto storica del Gruppo Forma 1, nel 1947, con Carla Accardi al centro

Alla storia di Carla Accardi – ne accennavamo – si può dare inizio nel ’47, quando ventenne giunge in una Roma allora dominata, nel passaggio da Realismo a Postcubismo, dalla figura di Guttuso, che rileggeva pro domo sua le novità dell’amico Pablo Picasso. Lo sbocco naturale, sostenuto dal Partito Comunista e in particolare da un Palmiro Togliatti molto attento alle questioni culturali, pare essere quello del Realismo Socialista, benedetto dal PCI come modalità più affine al sostegno della lotta di classe. Ma è a questo punto che accade qualcosa di piccolo ma molto simbolico: un gruppetto di giovanissimi artisti straccia la tessera del partito e si ribella, con un manifesto dove i firmatari si dichiarano “formalisti e marxisti”. Un corto circuito logico, per i tempi, che manda in crisi le strategie togliattiane, contribuendo – con altri gruppi o singoli artisti, su tutti Lucio Fontana appena rientrato dall’Argentina – almeno a depotenziare il ruolo del Realismo Socialista in Italia. “Ci interessa la forma del limone, non il limone”, scrivevano: questioni che comunque analizzeremo meglio in altra sede. Quel gruppetto era quello che firmò il manifesto Forma 1, ed era composto da Carla Accardi, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo e Giulio Turcato.

Carla Accardi - Galleria Bortolozzi - Berlino 2012

Carla Accardi – Galleria Bortolozzi – Berlino 2012

Un ingresso nell’agone artistico, dunque, vigoroso e coraggioso, per la giovanissima Carla Accardi. La sua prima mostra personale arriva nel 1950 alla libreria/galleria L’Age d’Or di Roma, aperta quello stesso anno in via del Babuino dagli amici Dorazio, Perilli e Guerrini. Nel 1954 è a Parigi dove conosce Alberto Magnelli, artista di riferimento per il gruppo, e per l’aggiornamento dei giovani artisti alle novità dell’ambiente francese. Negli anni la sua ricerca si sviluppa nella direzione del segno, e a livello di tecnica abbandona tempera e olio iniziando ad adottare vernici colorate e fluorescenti su supporti plastici trasparenti, che poi svilupperà per larga parte della carriera. Nell’anno chiave del 1964 – quello dell’esplosione della Pop Art – è presente per la prima volta alla Biennale di Venezia, dove tornerà nel 1988 con una sala personale; alla kermesse lagunare nel 1997 fece parte della Commissione nel ruolo di consigliere. Nel 1995 partecipa alla mostra The Italian Metamorphosis al Guggenheim Museum di New York. La sua ultima mostra resta quella allestita alla galleria Bibo’s Place di Todi, una bipersonale che la vedeva affiancata dalla giovane artista americana Rebecca Ward: una creativa donna, per quello che ora può anche essere letto come un passaggio di testimone…

Massimo Mattioli

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Massimo Mattioli

Massimo Mattioli

É nato a Todi (Pg). Laureato in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Perugia, fra il 1993 e il 1994 ha lavorato a Torino come redattore de “Il Giornale dell'Arte”. Nel 2005 ha pubblicato per Silvia Editrice il libro “Rigando dritto.…

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