Storia militante dell’arte

Torna in libreria, aggiornato, “Arte dal 1900”, e in questa seconda edizione si spinge fino al 2010. Il gotha della critica d'arte riunito per un "antimanuale" utilissimo e attendibile proprio perché schierato e trasversale.

Nonostante le apparenze, Arte dal 1900 non è un’enciclopedia né un manuale classicamente inteso. È una storia dell’arte dal XX secolo a oggi impostata metodicamente, ma anche militante, trasversale, inconsueta. E perciò più significativa dei soliti volumi.
Il gruppo di autori (Rosalind Krauss, Benjamin Buchloch, Hal Foster, Yve-Alain Bois) rappresenta il gotha della critica intesa nel senso più alto del termine: quella che legge l’arte come un fenomeno sfaccettato, niente affatto slegato dalla cultura in senso ampio e dalla filosofia, e tantomeno slegato dalle istanze storiche e sociali. Ai quattro si aggiunge in questa nuova edizione David Joselit, erede del loro lavoro decennale, attivissimo sulle pagine di October e Artforum.
Il sottotitolo è significativo: “Modernismo, Antimodernismo, Postmodernismo“. E gli argomenti delle introduzioni, con cui i quattro autori principali dichiarano il tratto saliente del loro approccio, danno già il tono dell’intero volume. Foster parla dell’influenza della psicoanalisi sull’arte, Buchloch della lettura sociale dell’arte, Bois di formalismo e strutturalismo, la Krauss di poststrutturalismo e decostruzione.
La struttura portante prevede poi un capitolo (o più d’uno) per ogni anno dal 1900 al 2010, basato su un fatto, una mostra, una piccola o grande rivoluzione artistica avvenuti in quella data. Si incontrano momenti decisivi più o meno noti, come l’incontro tra Matisse e Rodin (1900), Duchamp che dipinge Tu m’ (1918), Bataille che recensisce L’arte primitiva in Documents (1930), le mostre This is tomorrow (1956), When attitudes become form (1969) e Les magiciens de la terre (1989), la demolizione della Casa di Rachel Whiteread (1993).

Christian Marclay - The Clock - courtesy Paula Cooper Gallery

Christian Marclay – The Clock – courtesy Paula Cooper Gallery

Nelle pagine aggiuntive di questa seconda edizione, pubblicata sette anni dopo la prima, gli argomenti trattati sono dei più pregnanti: la storia dell’ultimo decennio è raccontata con capitoli su Christian Marclay, Harun Farocki, Claire Fontaine, Tania Bruguera e il suo Capitalismo geometrico, la mostra Unmonumental e l’affermazione di assemblaggio e accumulazione, l’installazione di Ai Weiwei alla Tate. Una selezione di argomenti più che rappresentativa, e questo è un merito ancora maggiore, dato che il periodo di cui si parla vede l’impossibilità definitiva di raggrupparsi in correnti, movimenti, filoni univoci o visioni falsamente emancipatrici (il postmoderno – per quanto messo in discussione – vede il compimento generalizzato delle sue premesse).
L’importanza del libro nel suo complesso risiede nella dimostrazione di come si possa fare critica e storia dell’arte contemporanea senza scadere nella compilazione, nella cronaca o nel lirismo. E senza affidarsi a una teleologia ormai impossibile, ma tracciando un filo di connessioni che non concepisce l’arte come sfera separata, ma dialetticamente all’opera nel mondo. Peccato soltanto per qualche incertezza nella traduzione.

Stefano Castelli

Hal Foster, Rosalind Krauss, Yve-Alain Bois, Benjamin H. D. Buchloch, David Joselit – Arte dal 1900
a cura di Elio Grazioli
Zanichelli, Bologna 2013 (seconda edizione)
Pagg. 816, € 79
ISBN 9788808175069
www.zanichelli.it

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #17

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Stefano Castelli

Stefano Castelli

Stefano Castelli (nato a Milano nel 1979, dove vive e lavora) è critico d'arte, curatore indipendente e giornalista. Laureato in Scienze politiche con una tesi su Andy Warhol, adotta nei confronti dell'arte un approccio antiformalista che coniuga estetica ed etica.…

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